Basilicata: sviluppo ed ecologia. Ma attenti al greggio
Se si guarda all’ambiente locale, in quella parte della Lucania che comprende le aree dell’Agri e del torrente Sauro in cui è in atto l’estrazione del greggio, occorre che la Regione Basilicata istituisca un Centro Studi con competenze di efficaci interventi non solo nell’applicare l’armamentario dell’ecometria ai dati di una ricerca e di un controllo minuzioso, ma anche di realizzare un progetto basato sulla ricerca tecnico/scientifica orientata allo sviluppo di questa parte del territorio lucano a ridosso dell’Agri e del Sauro.
La “sostenibilità” non sta a significare paralisi o ritorno al passato, ma attività politica, organizzativa e tecnologica: in pratica, la coniugazione dello sviluppo con l’ambiente naturale nel modo che la tutela ambientale, in un Paese antropizzato come il nostro, non deve intendersi come nemica dello sviluppo, ma fondarsi innanzitutto sulla gestione attiva del territorio. Fin’ora gli organismi addetti al monitoraggio come l’UTIF, L’UNMIG e, in specie, l’ARPAG sono stati carenti se non del tutto assenti o inadempienti a monitorare l’ambiente rispetto agli effetti dell’estrazione del petrolio, tanto da alimentare paure e soprattutto pregiudizi tra le popolazioni dislocate sul territorio afferente alle estrazioni.
Dobbiamo, peraltro, prendere atto che l’estrazione del greggio senza adeguate contropartite monetarie da devolvere allo sviluppo, costituisce un saccheggio sfrenato delle nostre risorse naturali con l’incasso del solo danno per la salute delle popolazioni per via dell’inquinamento dell’atmosfera da anidride carbonica, ossido di ozoto, biossido di zolfo la cui incidenza sulla nostra popolazione costituisce il più elevato discrimine a fronte dei residenti in altre regioni d’Italia.Senza dire dello sconvolgimento irreversibile del nostro territorio dovuto ai cambiamenti lenti, ma inesorabilmente gravi e continui, dell’abbassamento della falda idrica della subsidenza, dell’inquinamento acquifero delle discariche dei fanghi in merito alle qauli la Commissione Parlamentare sulle ecomafie rilevò la presenza di “interessi dubbi”.
Nessun monitoraggio, peraltro, è stato fatto per la rilevazione della microsismicità della zona che essendo “uno sfasciume pendulo sul mare” come pertinentemente ebbe a definirlo il nostro Giustino Fortunato, desta molta apprensione per il futuro assetto e la stabilità del territorio. Si tenga presente che il giacimento della Val D’Agri (il più grande d’Europa) ha riserva di greggio stimate in 480 milioni di barili, mentre il giacimento di Tempa Rossa nel Comune di Corleto P. a ridosso del Sauro dove sta operando la TOTAL disporrà di una estrazione di 465 milioni di barili (cinquantamila barili al giorno).
Va subito detto che accanto ai controlli degli Organi statali e regionali, dev’essere riconosciuto al Comune di Corleto che ne ha fatto richiesta con specifica delibera, un contributo speciale in aggiunta alle royalty per munirsi di mezzi e personale idonei onde effettuare propri monitoraggi in autonomia rispetto ai monitoraggi effettuati dagli altri organismi.Va, dunque, studiato ed eseguito con ogni urgenza un piano di sviluppo produttivo, di cui diremo in appresso, simultaneamente al piano di disinquinamento che deve prevedere l’integrazione del sistema di monitoraggio costituente la base di conoscenza fondamentale per almeno quattro funzioni necessarie al disinquinamento dell’aria e del territorio, e cioè:
1) il controllo periodico di efficacia degli interventi di disinquinamento (filtri per molecole biodegradabili come i solventi organici non clorurati e anche di quelli di alto impatto olfattivo come gli idrocarburi, acidi grassi ecc;
2) il supporto alla gestione ordinaria del sistema disinquinante,
3) il supporto al sistema di emergenze ambientali;
4) l’informazione e la divulgazione dei dati ambientali.
Quanto allo sviluppo produttivo, l’indagine forum a campione fornisce una mappa delle iniziative delle Regioni nella quale la Basilicata è collocato all’ultimo posto ex equo con il Molise con l’indice dell’1,1% pari a cinque progetti a fronte alla Calabria (pure Regione depressa) il cui indice è del 4,3% con 16 progetti. Le cosiddette Royalty, vere mance elargite ai Comuni dalle Compagnie petrolifere, servono solo a incoraggiare le istituzioni a perseverare nell’assistenzialismo che è la cultura pauperistica dell’uguaglianza degli straccioni.
Gli impegni che le istituzioni e gli uomini politici devono assumere sono quelli contrattuali che obblighino le Compagnie petrolifere a devolvere una cospicua parte dei loro utili agli investimenti produttivi e alla creazione di un “Fondo” per prestiti agevolati, supplementare a quello garantito dallo Stato, agli imprenditori, anche stranieri, che intendessero impegnarsi con iniziative aziendali da realizzare nel nostro territorio.
Ferme restanti le “compensazioni”, da riquantificare, per consentire all’Ente Regione di devolvere per la realizzazione di infrastrutture e incremento e miglioramento dei servizi sul territorio. La realizzazione di infrastrutture di cui siamo sottodotati, specie quelle viarie, potrà costituire un deciso passo avanti per colmare il divario tra Nord e Sud trasformando la questione meridionale in risorsa da utilizzare e valorizzare in modo ottimale.
Ogni remora nell’affrontare il problema infrastrutturale rischia la delocalizzazione delle imprese. Poiché in Basilicata si è diuturnamente destinatari di emissioni nocive ci pare sensato l’impegno assunto dai candidati del PDL durante la campagna elettorale per il dimezzamento del prezzo dei carburanti mediante una sostanziososa riduzione del balzello delle accise applicato dallo Stato sui carburanti in forza di una norma generale consistente nello spennare i soggetti utenti che meno sono in grado di difendersi da questo tipo di fiscalità che è una vera e
propria estorsione.
Piano produttivo e piano di disinquinamento costituiscono solo il volano per il decollo dello sviluppo. Occorre, però, anche creare le condizioni di convenienza per la localizzazione delle imprese al Sud che vanno dalla impostazione di una efficace ed efficiente politica e normativa per la “Sicurezza” onde scoraggiare la criminalità, alla diminuzione dei costi amministrativi (riforma e snellimento burocratico) alla
creazione di strutture adeguate, all’abbattimento della fiscalità iniqua: ovverosia alla
sdraculatizzazione del Dicastero delle Finanze.
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