Mille centrali? Soltanto nella testa del premier

È sorprendente come la dichiarazione di Berlusconi sia passata come una dichiarazione del G8, il cui documento non contiene alcuna traccia delle 1000 centrali nucleari a cui ha fatto riferimento il premier italiano.
10 luglio 2008
Giuseppe Onofrio

trisaia di rotondella Il documento, infatti, si limita a «notare il crescente numero di Paesi che esprimono interesse» nel nucleare. Da nessuna parte esiste un progetto per 1000 centrali nucleari. Su questo tema il governo chiama e pochi sono quelli che verificano. Oggi nel mondo esistono 439 reattori che consumano quasi 70 mila tonnellate di uranio all'anno. Secondo l'ultimo rapporto congiunto dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica di Vienna (Aiea) e di quella dell'Ocse (Nea), le risorse di uranio «ragionevolmente assicurate» sono circa 3,3 milioni di tonnellate.

Aggiungendo a queste le risorse stimate si arriva a poco meno di 5,5 milioni di tonnellate. A consumi costanti, dunque, l'uranio basta per 50-70 anni. Con i mille reattori di Berlusconi l'orizzonte di esauribilità scenderebbe a circa 17-25 anni. Un reattore francese Epr (1700 MW) è progettato per funzionare 60 anni.

Siamo di fronte a una propaganda pro-nucleare che lascia poco spazio nei media a chi non è d'accordo. Il piano del governo - 4 reattori di nuova generazione entro il 2020 - se andasse in porto produrrebbe 50 miliardi di kWh all'anno. La stessa quantità di energia che l'Italia dovrebbe produrre con le fonti rinnovabili secondo gli obiettivi europei al 2020. L'elettricità che si potrebbe risparmiare con l'efficienza, secondo il rapporto del Politecnico di Milano commissionato da Greenpeace, è di 100 miliardi di kWh all'anno. Efficienza e fonti rinnovabili al 2020 valgono dunque energeticamente il triplo del programma nucleare annunciato dal governo.

Anche sui costi è in atto una pesante operazione di disinformazione. Le cifre presentate da Enel, come già scritto su questo giornale, non sono veritiere. A fronte dei 3-3.5 miliardi di euro per un reattore di nuova generazione dichiarato dall'ad Fulvio Conti alla stampa italiana, il capo della tedesca E.On Bernotat dichiara «fino a 6 miliardi di euro» al Times. E l'azienda Usa «Florida Light and Power» ha presentato una proposta con un costo di 8 miliardi di dollari per 1000 MW, superando le stime dell'agenzia Moody's di 7 miliardi per 1000 MW pubblicata lo scorso maggio.

La perdita di effluenti contenenti uranio (uno scarico 130 volte quello consentito) a Tricastin annunciato ieri è solo uno dei tanti incidenti. A Kashiwazaki ben sette reattori nucleari per quasi 8000 MW sono ancora fermi per le verifiche di sicurezza dopo il terremoto del luglio 2007, sulle cui conseguenze secondo l'Aiea «non esiste esperienza né regole per caratterizzarne con precisione gli effetti». Così il governo apre la porta a una tecnologia nucleare francese accollandosi rischi finanziari e ambientali. E senza vera discussione pubblica.

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