Petrolio, sarano i cittadini a decidere il futuro del territorio
Il ministero fa dietrofront sulla procedura di Via per le trivellazioni nello Jonio (dr148) per grosse lacune nella documentazione presentata dalla Consul Service srl, e la Regione in una delle poche volte in cui è sfavorevole alle trivellazioni riconosce che i luoghi non sono idonei alle estrazioni, per tutelare l'ambiente e il turismo del Metapontino.
La procedura di Via Ministeriale (Ministero dell'Ambiente)era avviata da tempo e sicuramente la mobilitazione di questi ultimi giorni da parte delle associazioni dei cittadini ha messo in luce lo scellerato progetto. Non ci illudiamo, la lobby petrolifera ripresenterà tutto allo stesso modo di come fa sulla terraferma.Nel frattempo però ne accadono delle belle. La Basilicata secondo i progetti Eni si accingerebbe a diventare il primo distretto italiano petrolifero con tanto di trivellazioni e centri oli (alias raffinerie). L'Eni vuole smobilitarsi da Ortona in Abruzzo per concentrarsi in Basilicata (lo conferma la stampa abruzzese e le dichiarazioni del sindaco di Ortona).
Questo ennesimo atto conferma la volontà di estrarre petrolio dappertutto in Basilicata lungo le coste e anche nel mare (vedi piattaforme già nello jonio a Crotone e le concessioni nel restante golfo di Taranto dr 147) e di trasformare la Basilicata, la Val Basento e l'area del Sauro-Camastra in centro di stoccaggio del gas di provenienza anche non italiana. Ma la cosa grave che coglie di sorpresa la Regione Basilica è quella di disegno di legge che esproprierebbe la Basilicata di tutte le autorizzazioni sulle estrazioni petrolifere e che darebbe potere decisionale al Ministero sulle procedure di Via, con l'accentramento del potere decisionale, politico e soprattutto economico della gestione dell'affare petrolio. Si avverano quindi le profezie di De Filippo che difendeva il petrolio dicendo che non era nostro ma dello Stato, e che le royalites non erano la soluzione ai problemi della Basilicata, nel frattempo, però dava pareri a trivellare a chiunque ed ovunque.
Solo le sacrosante resistenze delle popolazioni gli fanno notare che il petrolio non è dello Stato o della Regione Basilicata, ma del territorio dove è stoccato. Per cui lo Stato non proprietario della salute dei cittadini e delle loro economie (agricoltura e turismo) che saranno sistematicamente distrutte a seguito delle trivellazioni e provocheranno ulteriore emigrazione(proprio come accade in Val d'agri): Come il cane a cui è stato sottratto l'osso, la politica super parte(vedi le recenti dichiarazioni di alcuni consiglieri regionali) si accorge solo ora che il federalismo propinato è una grande fregatura per le piccole regioni, e che non riguarda le risorse di cui è ricca una regione.
Lo Stato avoca a sé il diritto di gestire il territorio italiano per il petrolio o peggio ancora decide dove sistemare le scorie nucleari, in nome di un'efficienza dettata dagli industriali di parte che vogliono gestire il patrimonio pubblico e che vogliono chiudere scuole, ospedali, ferrovie per recuperare soldi provocando ulteriore spopolamento ed emigrazione. Torniamo a chiedere fermamente pertanto i consigli comunali aperti in tutti i comuni lucani per avocare invece democraticamente ai cittadini il potere di gestire il proprio territorio, difendendolo da interessi e progetti scellerati che vedranno la distruzione dell'ambiente e delle economie collegate. Petrolio o scorie nucleari ormai sono due i due pericoli che dobbiamo continuare a scongiurare. Ora è la volta dei sindaci, difendano il territorio in nome della democrazia e del mandato conferito direttamente dai cittadini.
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