Tangenti-Petrolio, che chiarezza sia fatta!

Se, da un lato, la nuova vicenda giudiziaria ha risvegliato l’opinione pubblica lucana da un lungo torpore sull’argomento petrolio, ben altro è il commento “politico” o “etico” che ci compete proprio in quanto cittadini.
18 dicembre 2008
Comitato No Oil Lucania

barili di petrolio Non gioiamo degli ordini di arresto disposti dal pm Woodcok per i vertici della Total Italia, per il deputato Salvatore Margiotta,e per tanti altri coinvolti in un giro di tangenti per appalti relativi allo sfruttamento del giacimento petrolifero Tempa Rossa, e non gioiamo perché, lungi da ogni ipotesi giustizialista o innocentista che ad uso e consumo del momento e delle convenienze viene declamata, siamo consapevoli che per la legge italiana fino al terzo grado di giudizio costoro sono da considerarsi ancora innocenti. Questo ci pare doveroso sottolineare per quanto riguarda l’aspetto giudiziale, su cui non compete ad alcuno la formulazione di giudizi di merito, eccezion fatta per gli organi giudiziari stessi e nella cui correttezza nell’applicazione della Legge abbiamo massima fiducia, in un momento storico nel quale rischiano di essere compromessi quei fondamentali principi di indipendenza dei poteri che sono cardine dell’equilibrio istituzionale della nostra Costituzione, quale patto civile tra i cittadini a garanzia della stessa democrazia. Ma se commentare l’aspetto giudiziario di una vicenda che ha risvegliato l’opinione pubblica lucana da un lungo torpore sull’argomento petrolio è cosa da cui ci teniamo lontani, ben altro è il commento “politico” o se preferiamo “etico” che ci compete proprio in quanto cittadini.

Noi lo abbiamo detto da tempo! – sarebbe la prima considerazione che chiunque farebbe al nostro posto, al posto di un comitato che sin dal primo giorno ha individuato nella questione petrolio il nodo politico centrale nella vita democratica, prima che economica, della regione, ma preferiamo non auto-incensarci di meriti per le nostre analisi e le nostre denunce, quanto andare al nocciolo della faccenda puntualizzando sin da subito che sull’affare petrolio in Basilicata una pesante cappa fatta calare da alcuni “poteri forti” si sta finalmente sollevando, mostrando tutte quelle patologie democratiche, politiche, economiche che nel verminaio degli interessi multiformi legati all’estrazione del greggio lucano si sono sviluppate in forma epidemica ad una intera classe dirigente, sia essa politica, culturale od economica, classe dirigente che ha sempre usato come arma di consenso il dopaggio suadente di un popolo con promesse di sviluppo e posti di lavoro, senza mai curarsi delle conseguenze che simili comportamenti avrebbero causato nell’opinione pubblica lucana quando le promesse si sarebbero rivelate ciò che di fatto erano, chimere o se preferiamo prese in giro che hanno scatenato sentimenti di malcontento popolare dagli imprevedibili effetti che non mancheranno di farsi sentire.

Non riteniamo necessario ripetere tutte le denunce sin qui fatte, dal colonialismo di fatto operato delle multinazionali alla corruzione che da esse nasce e ad esse si rivolge in forme variegate, ma che sempre pongono la problematica dei poteri locali e di alcune “voracità” ad essi connesse come il punto di gravità attorno a cui ruota un affare, quello degli idrocarburi, che lungi dall’aver dato strumenti di uscita dal sottosviluppo storico di cui soffre la regione, sta devastando una terra nel profondo delle sue vocazioni originarie, nella tutela dell’ambiente, finanche nella certezza del diritto alla salute, ed ha riproposto un meccanismo di sfruttamento della democrazia a fini privati che è il vero male storico di cui questa società deve cominciare da subito a liberarsi, se alle parole “popolo lucano” corrispondono anche quei sentimenti lungamente offesi di una comunità finalmente pronta a riscattarsi da malattie che non sono sempre altro da sé e ad assumersi le proprie responsabilità di fronte alla storia ed al futuro.

Riteniamo piuttosto di dover chiedere a questa classe politica forse collusa, certo manifestamente impreparata, di farsi da parte per quel minimo senso di responsabilità che pur dovrebbe esserle rimasto ed alla comunità dei lucani di abbandonare tutti gli interessi particolari a cui finora il sistema si è legato in un “opportunismo biologico” mortale per gli interessi collettivi e di guardarsi allo specchio come cittadini, provando per una volta a chiedersi come sarebbe questa regione se finalmente il diritto non fosse più confuso con il favore, poiché è proprio da ciò che nasce quel peso che la nostra regione si porta dietro come un fardello insostenibile.

Alla luce di quanto accade, chiediamo ai lucani di diventare protagonisti di una nuova stagione di riscatto democratico per questa terra che amiamo, e nel chiedere questo, chiediamo infine che si pongano in essere gli strumenti culturali collettivi che consentano alla giustizia di fare il suo corso e di non essere affossata nelle sabbie mobili di quei poteri che hanno reso questa regione una terra dei misteri. Vogliamo giustizia e chiarezza per ricostruire la democrazia!

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