Petrolio: danni all'ambiente e alla salute, l'altra faccia del malaffare

Sebbene gli ultimi fatti di cronaca giudiziaria sul presunto giro di tangenti ed appalti pilotati non ci lasci indifferenti, nell'attesa di ulteriori sviluppi è importante evitare ogni forma indotta di “fumo negli occhi”.
18 dicembre 2008

Cartello rischio idrogeno solforato Sebbene gli ultimi fatti di cronaca giudiziaria sul presunto giro di tangenti ed appalti pilotati – nei quali sono coinvolti, tra altri noti e meno noti, l'Amministratore delegato di Total Italia, Lionel Levha (custodia cautelare) e il deputato del Pd, Salvatore Margiotta (per il quale la giunta per le autorizzazioni della Camera ha rigettato la richiesta di arresto)– non ci lasci indifferenti, nell'attesa di ulteriori sviluppi è importante evitare ogni forma indotta di “fumo negli occhi”.

L'inchiesta del Pm di Potenza, Henry John Woodcock, oltre ad acuire una crisi istituzionale già in atto, tendente ad un processo di irreversibilità e svelare l'altra faccia dell'affaire petrolio, potrebbe distogliere l'attenzione sociale su uno dei maggiori mali che attanagliano la terra di Basilicata. La OLA (Organizzazione Lucana Ambientalista) – Coordinamento apartitico territoriale di Associazioni, Comitati, Movimenti e Cittadini - ritiene che proprio ora non si può tacere sulla gestione poco accorta di questi anni, sulle devastazioni e sulle svendite territoriali, sui piatti di lenticchie e sui rischi per la salute dei cittadini. Inoltre, crediamo poco in chi oggi – in maniera tardiva – usa la clava populista fondata sull'ipotesi di complotto contro la Basilicata e che sottace anni di connivenze con le lobby e le multinazionali del petrolio, proponendo moratorie petrolifere che - seppur condivisibili - non possono oscurare, in questo momento drammatico, precise responsabilità politiche.

Il problema, ad esempio, dei mancati monitoraggi ambientali non deve essere trascurato. In merito, ci preme ricordare come in data 3 Settembre 2008 la nostra Organizzazione, con una missiva inviata ai Ministeri dell'Ambiente e dei Beni Culturali, provvedeva alla richiesta di verifica urgente delle prescrizioni ambientali per il Centro Oli Eni Val d'Agri - contenute nel Decreto Legislativo congiunto del 05/02/1999 - in quanto non risultavano essere stati monitorati tutti i parametri degli inquinanti indicati, come ad esempio l’H2S, il benzene, gli IPA, i COV. Successivamente, non avendo avuto alcuna risposta, si provvedeva all'invio della stessa segnalazione al Commissario Ambiente dell'Unione Europea, Stavros Dimas, il quale - sollecitato in seguito da un'interrogazione urgente al Parlamento europeo dell'On. Salvatore Tatarella – provvedeva in data 13 Novembre 2008 a fornire una risposta, che la OLA – oltre che insoddisfacente – considera piena di incongruenze.

Infatti, circa l'assenza dei parametri europei per le emissioni di H2S (Idrogeno Solforato) - che possono essere presi come riferimento dagli Stati membri – ci chiediamo quali siano le dosi ottimali, considerando che quelle presenti nella normativa italiana sono state giudicate dannose dagli Stati Uniti. Non è forse opportuno che il Commissario risolva questa grave lacuna che avvantaggia l'industria e danneggia la salute dei cittadini? In secondo luogo il Commissario Dimas, nella ben più grave risposta data all'interrogazione dell'On. Tatarella, cita il sito web della Regione Basilicata, che riporterebbe i dati del monitoraggio ambientale. Però, basta aprire il portale istituzionale per accorgersi che mancano proprio i dati degli inquinanti più pericolosi come Il benzene, l'H2S e i COV. C'è da dire che i dati della Regione Basilicata relativi agli anni di riferimento 2006 e 2007 non sono stati ancora comunicati – previa richiesta della competente Commissione Europea ed, in questa direzione, la stessa comunica di aver adottato misure volte ad acquisire i dati mancanti. Anche la nostra Organizzazione li ha più volte richiesti pubblicamente, ma né la Regione Basilicata né l'Arpab hanno provveduto ad alcun espletamento. Possibile che il Commissario (o gli Uffici) dell'Unione Europea non abbiano verificato la presenza o meno dei monitoraggi ambientali derivanti dall'attività petrolifera, anche in base alle normativa Europea di accesso e divulgazione dei dati ambientali?

In conclusione, la OLA, chiede ulteriori spiegazioni sul perché non siano state osservate le prescrizioni VIA per quanto attiene i monitoraggi ambientali (che spettavano alla Regione) per il Centro Oli di Viggiano? Per il Centro Oli che la Total sta realizzando a Corleto Perticara (Pz) sarà lo stesso? Chi deve verificare affinché la salute dei cittadini non sia a rischio?

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