Pozzi nel Parco Val d'Agri, allertato il Ministero dell'Ambiente

Si chiede che il Ministero dell'Ambiente, attraverso gli Uffici della Direzione Protezione della Natura e tecnici Apat, verifichi la situazione ambientale della messa in produzione del pozzo petrolifero Eni in oggetto.
30 gennaio 2009

Ente Nazionale Idrocarburi La OLA (Organizzazione Lucana Ambientalista) – Coordinamento apartitico territoriale di Associazioni, Comitati, Movimenti e Cittadini – informa che, in data 29 Gennaio 2009, ha provveduto ad inoltrare un esposto al Ministro dell'Ambiente, On. Stefania Prestigiacomo e al Direttore Generale Protezione della Natura, dott. Aldo Cosentino, relativo al Pozzo Eni Cerro Falcone 2X (concessione Val d'Agri, ex-Volturino).

Nella suddetta nota, la nostra Organizzazione chiede che il Ministero dell'Ambiente – attraverso gli Uffici della Direzione Protezione della Natura, congiuntamente a tecnici Apat – verifichi la situazione ambientale relativa alla messa in produzione del pozzo petrolifero Eni in oggetto, fortemente compromettente per l'integrità di habitat naturali. Infatti, il Pozzo Eni Cerro Falcone 2X (ubicato a circa 1300 metri s.l.m.) ricade nei SIC Serra di Calvello e ZPS Monte Volturino, appartenenti alla Zona 1 del Parco Nazionale Appennino Lucano Val d'Agri-Lagonegrese e contestualizzati in un'area considerata – in uno studio condotto dal CNR e dall'Università degli Studi della Basilicata – ad elevata vulnerabilità per quanto riguarda gli acquiferi. A tal proposito, non è un caso come poco distante dal Pozzo Eni Cerro Falcone 2X, il Corpo Forestale dello Stato – in data 28 Novembre 2009 - su disposizione dell'Autorità Giudiziaria ha posto sotto sequestro l'area attrezzata "Acqua dell'Abete" situata nel territorio comunale di Calvello, sempre all'interno del Parco Nazionale Appennino Lucano Val d'Agri-Lagonegrese.

Per questi motivi, la OLA ritiene fondamentale e necessario l'intervento ministeriale per mezzo di azioni urgenti a garanzia dell'integrità del Parco, anche in considerazione del fatto che - di recente – sulla preesistente postazione è stata reinstallata la torre di trivellazione, finalizzata alla messa in produzione del pozzo. In merito – apprendiamo da fonti di stampa locali – che i lavori di trivellazione di cui trattasi, sarebbero stati sospesi per non meglio specificati motivi tecnico-burocratici.

A tal proposito, la nostra Organizzazione, chiede di conoscere se le eventuali autorizzazioni ambientali siano rispondenti a tutti i requisiti di correttezza formale degli iter autorizzativi, previsti dalla vigente normativa, anche rispetto ai pareri di competenza del Ministero dell'Ambiente, in base agli art.142 e 146 del Decreto Legislativo n. 42/2004 ed alle misure di salvaguardia contenute nel Decreto istitutivo del Parco.

Concludendo, prendiamo fermamente atto del mutismo in cui si sono chiusi la Regione Basilicata ed i Dipartimenti preposti, ai quali più volte si è chiesto di conoscere – ad esempio – i motivi del sequestro dell'area attrezzata "Acqua dell'Abete", che da fonti non ufficiali sarebbe stato causato dal rinvenimento di sostanze inquinanti derivanti da attività petrolifere. Possiamo avvalerci del silenzio-assenso?

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