Marconia tra trivelle ed escamotage "work over!"

Work over! In parole spicce: manutenzione! In Italia si chiama così l’escamotage per perforare nuovamente un pozzo già trivellato, senza chiedere una nuova VIA (Valutazione Impatto Ambientale).
1 febbraio 2009
Movimento NoScorie Trisaia

La piazza principale di Marconia di Pisticci Il Ministero dello Sviluppo Economico si inventa - per Marconia - il work over, ossia una parola inglese che di fatto permette alla Gas Plus di trivellare su un vecchio pozzo, realizzando una nuova perforazione nella vicinanza della vecchia. Utilizzando la vecchia VIA della Gas Plus (o chi per essa) si parla di manutenzione, anche se il Dipartimento Ambiente della Regione Basilicata, sempre tramite stampa, ha invece affermato che i lavori sul pozzo servivano per potenziare le capacità produttive, cioè, estrarre più gas. Manutenzione o nuovo pozzo che sia, in considerazione del modo in cui viene effettuata, per l’elevato impatto ambientale che ha sul territorio, visto che si trova nel perimetro urbano di Marconia, la trivellazione della Gas Plus dovrebbe - a nostro parere - essere assoggettata ad una nuova procedura accurata di Valutazione di Impatto Ambientale. Per maggiori garanzie, sicurezza e tutela dei residenti e dell’ambiente circostante. Per un nuova trivellazione anche se vicino alla vecchia - come ci sembra di capire sia la trivellazione di Marconia - si devono pretendere nuove valutazioni di rischi di inquinamento del suolo, dell’aria e delle falde acquifere e di tutto il contesto ambientale. Anche in virtù dei rischi collegati al fenomeno della subsidenza: cioè i movimenti del terreno a seguito dell’estrazione di metano. Fenomeno che crea abbassamenti del suolo della dimensione di 20/30 cm. per tutta l’area della vena estratta, o sprofondamenti dei fiumi, come è accaduto in Val Padana, dove, addirittura si sono toccati i 5 metri di stravolgimento di argini e letti. Per l’estrema vicinanza della vena al paese, qualcuno può garantire ai cittadini dell’abitato di Marconia che non subiranno danni alle strade, alle stesse case dei cittadini o alla falda da cui si attinge acqua?

Il fenomeno della subsidenza va monitorato costantemente con le nuove tecnologie prima e durante la trivellazione. Non dovrebbe, dunque, essere valutato dagli Enti preposti tramite una nuova VIA? Le falde acquifere, ad esempio, ammesso e non concesso che siano state studiate nella vecchia VIA risalente al 1999, possono trovarsi a qualche metro di distanza dal vecchio pozzo e quindi essere intercettate e/o inquinate dalla nuova perforazione in atto. Gli ingegneri della Gas Plus non hanno la sfera magica per sapere cosa gli riserva il sottosuolo e, quindi, a priori non possono escludere la presenza di sacche molto pericolose, come il micidiale e mortale H2S Idrogeno Solforato (ottenute dalla disintegrazione di alcune proteine che possiamo trovare persino negli stagni, figuriamoci nel sottosuolo).

Una VIA corretta e adeguata, dovrebbe pertanto prevedere un laboratorio mobile di analisi dell’aria che segue la trivellazione, per essere costante e attuale nel monitorare tutti i possibili rischi. Inoltre, come si controlla il non inquinamento della falda dei pozzi urbani utilizzati per uso anche potabile e sanitario, mentre sono iniettati nel terreno prodotti chimici per bucare la crosta terrestre o i residui delle stesse teste di trivella (che in genere sono fatte di uranio impoverito)? Dove sono, inoltre, i monitoraggi istituzionali regionali (di cui non abbiamo traccia completa e, anzi, siamo in attesa dell’espletamento di un bando regionale)? Tutte queste cose sono state valutate nella vecchia VIA della Gas Plus? Non dimentichiamoci che a Policoro, nel 1991, un pozzo di gas esplose e bruciò per 15 giorni, inquinando l’aria e i poderi agricoli circostanti. Le società petrolifere, con impianti molto pericolosi per la salute pubblica e per l’ambiente, non devono avere via libera per ogni loro azione, mentre ai cittadini è a priori tutto negato. Un cittadino che deve costruire una casa deve chiedere una concessione edilizia. Lo stesso cittadino che deve restaurarla deve richiedere una seconda concessione edilizia. Se vuole aprire una finestra o ampliare i volumi, la procedura si allunga con altre autorizzazioni di altri Enti che durano parecchi mesi. Perché, invece, ad una società di trivelle basta appellarsi al work over e dare inizio a lavori che possono essere pericolosi?

Richiamiamo alle proprie responsabilità le Istituzioni competenti affinché intervengano immediatamente per tutelare la sicurezza pubblica e l’ambiente, tutela che passa dalla trasparenza degli atti burocratici e degli interventi sul territorio, spiegando cosa vuol dire work over, visto che per stessa ammissione della Gas Plus (Gazzetta del 31 gennaio u.s.), a Marconia stanno perforando nuovamente fino a 1500 mt per liberare il pozzo dai solidi spostandosi leggermente dal foro originario. Bisogna cominciare ad affermare in questa regione uno stato di diritto e di equità che non pregiudichi il cittadino, anzi lo metta al primo posto, senza avvantaggiare spudoratamente le lobby petrolifere che realizzano opere altamente impattanti per la salute e l’ambiente.

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