Videogioco per la nonviolenza
NEW YORK (USA) – Che non si dica più, per favore, che i videogiochi sono violenti e diseducativi. “A force more powerful”, una forza più potente, prodotto dalla BreakAway Games e in arrivo all’inizio del 2006, vuole proprio dimostrare il contrario, insegnando ai giovani i valori dell’attivismo politico e umanitario non violento. Il tutto senza perdere le caratteristiche di azione, suspence e strategia fondamentali per divertirsi davanti al computer. «I ragazzi sono cresciuti con i videogiochi – afferma Ivan Marovic, uno degli ideatori – e prendono questo medium molto seriamente».
L’originale creazione è nata dalla collaborazione tra il Centro internazionale sui conflitti non violenti, o ICNC, la York Zimmerman e la società produttrice BreakAway, e si rivolge ai giovani, ma anche agli attivisti politici, ai
pacifisti, a chi milita nelle organizzazioni umanitarie di frontiera, o aspira a farlo. Si offre anche come strumento di simulazione per seminari e corsi sulla non violenza. Anche a livello tecnico “A force more powerful” si vuole distinguere dai banali “sparatutto”, e mira a conquistare anche persone non avvezze a giocare: non è richiesta una particolare velocità o abilità di manovra, non è necessario conoscere bene il computer e, malgrado la grafica in 3D, il gioco funziona anche su sistemi hardware e software non all’ultimo grido. Una considerazione fatta anche per favorirne la diffusione nei paesi in
via di sviluppo dove, nell’intenzione dei suoi inventori, maggiore potrebbe essere l’interesse per il prodotto.
Il gioco dunque può essere assimilato a quelli di pura strategia in cui, a seconda delle scelte che si fanno, la storia prende una forma piuttosto che un’altra. All’inizio bisogna porsi l’obiettivo da raggiungere, come abbattere un
dittatore o indire libere elezioni, poi bisogna scegliere le soluzioni per far crescere la propria organizzazione. “Si parte con solo un paio di studenti sotto la nostra influenza – racconta Douglas Whatley, ceo di BreakAway – e da lì si deve lavorare nella società per far crescere il gruppo. Ci sono scelte di base da prendere subito, ad esempio se darsi un’organizzazione a cellule o gerarchica, altre che vanno prese nel corso dell’azione. Se si marcia sulla capitale senza un buon controllo, la situazione può diventare violenta, e recare danno alla nostra causa. «L’approccio – spiega ancora Marovic – è “waht if”, che cosa succede se..., e questo permette di giocare anche svariate settimane, trovandosi sempre in contesti diversi, senza annoiarsi mai». Il gioco, che utilizza situazioni realmente accadute come la lotta per l’indipendenza dell’India di Ghandi, o quella per cacciare Milosevic in Serbia, sarà in vendita a circa 20 dollari, e potrà essere acquistato online.
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