A Yanus il premio Nobel per la pace
Il premio nobel per la pace 2006 è andato a Muhammad Yunus, del Bangladesh, definito il ‘banchiere dei poveri’ e alla sua Grameen Bank, l’istituto di credito specializzata nel microcredito a favore dei più poveri. "Sono felicissimo, davvero felicissimo. Voi sostenete il sogno di un mondo libero dalla povertà" ha detto Yunus, reagendo alla radio norvegese alla notizia del conferimento del premio.
Nato nel 1940 a Chittagong (Bengala Orientale), Muhammud Yunus si è laureato in Economia presso la locale Università e ha poi ottenuto un dottorato alla prestigiosa Vanderbilt University di Nashville (Tennessee, Usa) nel 1970. Dopo aver insegnato Economia dal 1969 al 1972 presso la Middle Tennessee State University (Usa) è stato fino al 1989 direttore del dipartimento di Economia presso l’Università di Chittagong (Bangladesh) dal 1972 al 1989. Ma la carriera che gli è valsa il Nobel per la pace è quella legata alla Grameen Bank che fondò nel 1983. Nato in uno dei paesi più poveri del mondo, il Bangladesh (il 40% della popolazione non arriva a soddisfare i bisogni alimentari minimi giornalieri) e periodicamente devastato da calamità naturali, Yunus si rese conto (dopo la terribile inondazione del 1974) di quanto le teorie economiche che egli insegnava fossero lontane dalla realtà. Decise, dunque, di uscire nelle strade per analizzare e studiare l’economia di un villaggio rurale, scoprendo che la povertà era legata prima di tutto al carente aiuto da parte delle strutture finanziare del paese. La semplice intuizione di Yunus lo portò a fondare la Grameen Bank, la prima Banca al mondo a fornire prestiti alle fasce più deboli basando i propri criteri di scelta e selezione dei beneficiari non sul principio della solvibilità (che porta al paradosso che i prestiti vengono concessi a chi dimostra di avere soldi necessari a restituire il credito concesso), ma su quello della fiducia e inventando così il processo oggi noto come Microcredito. Il ‘microcredito’ è una formula di finanziamento a beneficio dei più indigenti, ai quali si concedono piccole somme finalizzata all’acquisto di strumenti di lavoro, sementi, animali domestici o altra materia prima per avviare una piccola attività: un approccio che ha fatto meritare a Yunus l’appellativo di ‘banchiere dei poveri’. Ma non si tratta solo di finanza: il programma negli anni ha sviluppato una serie di accorgimenti che rafforzano i legami comunitari e i soggetti più deboli; un ‘know how’ passato alle numerose istituzioni e organizzazioni non governative che oggi applicano questo strumento in tutto il mondo. Paradossalmente il debito diviene un collante sociale, poiché sia il prestito che il piano di restituzione sono un’esperienza che viene condivisa da un gruppo di persone dello stesso villaggio, quasi sempre donne. Si è infatti constatato che finanziando le donne il denaro viene effettivamente utilizzato a beneficio della famiglia, dell’istruzione dei figli, e la restituzione è certa. Inoltre i ‘consulenti finanziari’ del microcredito stimolano la creazione di un fondo comune tra i debitori per il finanziamento autogestito di ulteriori piccoli progetti. Il tasso di rifondo del debito è del 98 per cento: una percentuale che fa strabuzzare gli occhi alle banche tradizionali. Intervenendo a un summit sul Microcredito tenuto a Dhaka nel 2004 Yunus aveva evidenziato che i beneficiari del microcredito nel mondo sono quasi 100 milioni.
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