l'acqua è un diritto umano
Contiene una serie di impegni concreti e precisi “miranti a concretizzare il diritto all’acqua di tutti gli abitanti del pianta, servizi igienico-sanitari compresi, e a salvaguardare le risorse idriche del pianeta dall’attuale predazione e devastazione” la lettera sottoscritta da 650 parlamentari, sindaci, amministratori locali e rappresentanti delle imprese idriche pubbliche provenienti da Africa, Asia, Europa e Americhe. Il documento è nato in conclusione dell’ “Assemblea mondiale degli eletti” svoltasi nei giorni scorsi a Bruxelles nella sede del Parlamento Europeo, promossa da rappresentanti pubblici, sindacati e movimenti della società civile. Nella lettera i firmatari s’impegnano a “far riconoscere l’accesso all’acqua come diritto umano universale, indivisibile e imprescrittibile in occasione del 60° anniversario della Dichiarazione universale dei Diritti dell’Uomo (10 dicembre 2008)” (in particolare questo impegno è stato preso dai ministri del governo italiano e boliviano presenti all’assemblea); i 650 firmatari intendono inoltre “contrastare le decisioni dei governi che perseguono l’inserimento dei servizi idrici fra quelli oggetto di negoziati per la loro liberalizzazione nell’ambito dell’Organizzazione Mondiale del Commercio” e “rinforzare il ruolo delle imprese pubbliche dell’acqua facilitandone – attraverso misure di natura finanziaria e incentivi fiscali – la capacità produttiva, l’efficienza e la qualità dei servizi”. Il programma continua esprimendo la volontà di “realizzare una grande mobilitazione in favore di programmi di partenariato Pubblico-Pubblico fra le collettività locali” e di “opporsi all’operato dei poteri pubblici che tendono a far dipendere sempre di più il finanziamento degli investimenti in infrastrutture e servizi pubblici da capitali privati in una logica strettamente finanziaria e speculativa”. La lettera è stata inviata a tutti i capi di Stato e di governo del mondo, tutti i presidenti dei Parlamenti nazionali, del Parlamento Europeo, del Parlamento Panafricano, del Parlatino (America Latina) e i membri del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, ai quali è stato chiesto di aderite ai principi descritti nel documento e di agire di conseguenza. In particolare alle istituzioni internazionali si chiede di “assumere la diretta responsabilità dei Forum Mondiali dell’Acqua, oggi esercitata in modo non legittimo e ingiustificato da un’organizzazione privata sotto il controllo e l’influenza delle imprese multinazionale dell’acqua che è il Consiglio Mondiale dell’acqua”. “Noi non abbiamo nessun diritto di impedire a più di due miliardi di persone, in maggioranza donne e bambini, il diritto a una vita umana e dignitosa” si legge ancora nel documento, che conclude: “Né abbiamo il diritto, al solo scopo di perpetuare il nostro potere in termini di ricchezza e di consumo, di alimentare le guerre dell’acqua. Abbiamo invece il dovere di promuovere la partecipazione responsabile e la più diffusa possibile di ogni cittadino al governo dell’acqua ed al suo uso ragionevole e sostenibile. Il pianeta non è un oggetto di consumo predatorio, una merce da sfruttare. Il pianeta è il luogo di vita per tutti i suoi abitanti e del vivere insieme pacifico”.
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