rinviati a giudizio per la sottrazione dei figli dei desaparecidos
L’ex-generale Reynaldo Bignone, 78 anni, ultimo presidente ‘de facto’ della dittatura (1976-’83), e altri sei ex-alti ufficiali delle forze armate sono stati rinviati a giudizio per il reato di “sottrazione sistematica” di figli dei ‘desaparecidos’, nati in prigionia nei centri di detenzione clandestina del regime. Lo ha disposto il giudice federale Guillermo Montenegro a conclusione di un’inchiesta iniziata nel 1996 a partire dalle denunce delle ‘Nonne di Plaza de Mayo’. Gli altri ex-gerarchi che siederanno, in data ancora imprecisata, sul banco degli imputati sono: l’ex-capo della Marina Rubén Franco, l’ex-capo dell’Esercito Cristino Nicolaides, l’ex-capo della Scuola di Meccanica della Marina (Esma) Jorge ‘Tigre’ Acosta, l’ex-vice ammiraglio Antonio Vañek, l’ex-prefetto Héctor Febres e l’ex-direttore degli Istituto militari Santiago Omar Riveros. Dovranno rispondere – ha precisato il giudice - “per tutti e ognuno dei casi di sottrazione, occultamento e detenzione di minori” registrati durante la dittatura (circa 500, secondo le ‘Nonne di Plaza de Mayo’) con pene fino a 15 anni di carcere, come stabilisce il codice penale in vigore. Secondo gli inquirenti, nei centri di detenzione clandestini esistevano reparti maternità appositamente costruiti per fare nascere i bambini degli oppositori politici che venivano poi separati dai genitori e affidati alle famiglie dei militari. A gennaio, con un verdetto destinato a fare giurisprudenza, un tribunale di Buenos Aires aveva stabilito che “l’appropriazione di minori nel contesto di un attacco sistematico contro la popolazione civile deve essere ritenuta un crimine contro l’umanità”, dunque imprescrittibile.
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