esposizione

"Photographer's Gazes on the World" Daria Addabbo Luisa Dörr Kiana Hayeri

6 marzo 2025
ore 17:00 (Durata: 3 ore)

GALLERIA ZEMA Via Giulia 201 00186 ROMA VERNISSAGE 6 MARZO 17.00 -20.30 7- 8 Marzo 17.00 - 20.30 "Photographer's Gazes on the World" Daria Addabbo Luisa Dörr Kiana Hayeri Orari: martedì, mercoledì, giovedì, venerdì, sabato 15.00 - 20.00 domenica e lunedì chiuso. info@galleriazema.it | https://www.instagram.com/galleriazema?igsh=MTh4eHRqaTZldW41cQ== Quando ho iniziato a sviluppare il progetto della galleria, ormai più di due anni fa, ho pensato che avrei potuto dare un contributo per valorizzare e dare visibilità alle opere di artiste donne, che come negli altri ambiti della nostra società, devono superare ostacoli legati al genere e alle aspettative sociali. Per questa prima mostra che inaugura la galleria, ho scelto di collaborare con la Biennale di Fotografia di Mantova e con la sua curatrice artistica Alessia Locatelli. Inaugura Z.EMA La nuova galleria gestita da Emanuela Zamparelli con un focus dedicato al femminile e declinato nella pluralità dei linguaggi delle arti visive. In un'epoca che dovrebbe essere caratterizzata dall'inclusività e dalla parità di diritti, è fondamentale dare visibilità e opportunità concrete all'arte al femminile. Le statistiche parlano chiaro: le donne continuano a essere una minoranza nelle esposizioni museali, nei progetti curatoriali e nei riconoscimenti artistici. In base ai dati raccolti recentemente, circa il 75% delle opere esposte nei musei d'arte contemporanea sono create da uomini, mentre le artiste donne rappresentano solo il 25%, nonostante la loro crescente presenza nel panorama artistico. Questo divario si riflette nel mondo del professionismo artistico: sebbene la partecipazione delle donne alle scuole d'arte sia ormai pressoché paritaria, le opportunità di carriera, la visibilità e l'accesso ai principali circuiti di mercato restano largamente sbilanciati. Colmare questo gap non è solo una questione di giustizia sociale, ma anche un imperativo culturale: solo arricchendo la scena artistica con voci diverse si può sperare di evolvere un sistema che ha da sempre avuto una visione ristretta e univoca. OPENING. LE FOTOGRAFE IN MOSTRA A MARZO Daria Addabbo, Drought. No water in the Owens Valley Un terzo dell'acqua utilizzata da Los Angeles proviene dalla Owens Valley: un tratto di deserto e prateria delimitato dalla Sierra Nevada ad Ovest e dalle White Mountains a Est. È qui che, un centinaio di anni fa, Los Angeles ha acquistato circa 120mila ettari di terreno, ottenendo così diritti d'uso dell’acqua sul fiume Owens. Successivamente, la città è stata in grado di trasformarsi da un sonnolento villaggio di 15mila abitanti alla Metropoli che conosciamo oggi. All'inizio del 1900, Fred Eaton - allora sindaco - e l'ingegnere irlandese Mulholland concordarono sull’importanza del sistema idrico per il futuro sviluppo della città. Fu così che la deviazione dell'acqua dal lago - a favore della privatizzazione dell’acquedotto - ha generato un disastro ambientale di vaste proporzioni. I venti oggi sferzano la valle dalle montagne, spazzando via dal letto del lago solfati e particelle tossiche che creano tempeste di polvere pericolose per la cittadinanza. Inoltre, il cambiamento climatico e la conseguente crisi idrica stanno rendendo sempre più grave la siccità in California minacciando la vita delle comunità che vivono nella valle. Daria Addabbo è nata nel 1979 a Roma, dove attualmente risiede. Nel 2013 ha svolto uno stage presso il World Food Programme. Ha pubblicato sulle più importanti riviste italiane e internazionali tra cui: National Geographic, Espresso, Internazionale, D di Repubblica, Vanity Fair, Grazia, GQ e Washington Post. Ha esposto i suoi lavori in Argentina, in Brasile e in Italia. Luisa Dörr , Imilla Skate Le polleras boliviane, gonne ingombranti comunemente associate alle donne indigene degli altipiani, sono state per decenni un simbolo di unicità ma anche oggetto di discriminazione. Ora una nuova generazione di donne che praticano lo Skateboard a Cochabamba, le indossa come un emblema di resistenza. Se l’indumento fu inizialmente imposto dai colonizzatori spagnoli alla popolazione nativa, nel corso dei secoli si è integrato nell’identità locale, come simbolo ambivalente di autenticità e stigmatizzazione. Riscoprire le polleras negli armadi di zie e nonne, è sembrata la scelta più ovvia per Dani Santiváñez, una giovane skater boliviana che – nel desiderio di recuperare le sue radici – ha creato nel 2019 “ImillaSkate”. “Imilla” significa giovane ragazza in Aymara e Quechua: le due lingue più parlate in Bolivia, un paese in cui più della metà della popolazione ha radici indigene. Le nove donne che attualmente fanno parte del gruppo indossano le polleras solo per andare in skate. Abbinate a scarpe da ginnastica, queste gonne simboleggiano la scelta di non privarsi della loro cultura e, attraverso questa pratica, veicolano così il loro messaggio di inclusione e accettazione della diversità. Luisa Dörr è una fotografa brasiliana che utilizza il ritratto come veicolo per esplorare la complessità della natura umana. Attualmente, il suo lavoro si concentra su questioni di genere e sulle tradizioni culturali. Le sue fotografie sono apparse su Time, National Geographic, The New York Times, PDN e Wired. Nel 2019 ha vinto il terzo premio per la categoria “Ritratti – Storie” del World Press Photo. Kiana Hayeri, Where prison is a kind of freedom “l’Afghanistan è un paese di estremi”, cita la fotografa. E così è la vita delle donne di questa storia. Intrappolate in matrimoni che le rendono vittime di vessazioni, si sono trovate a considerare l’uxoricidio come unica via di sopravvivenza. Fino al 2021 erano 119 le carcerate della prigione di Herat, dove Kiana Hayeri ha trascorso due settimane, entrando in profondo contatto con alcune di loro. Se da un lato il loro crimine le ha condannate alla privazione di libertà, dall’altro ha offerto loro un’altra vita. La prigionia è diventata una “seconda opportunità”, seppur contornata da quel filo spinato che serve tanto a tenere rinchiuse loro, quanto a proteggerle da possibili desideri di vendetta da parte delle famiglie dei mariti. In un cortocircuito morale la comunità di detenute ha trovato - seppur in celle sovraffollate - uno spiraglio di pace e tranquillità per loro ed i figli minorenni, all’insegna della collaborazione e del mutuo aiuto. Poco prima del ritorno dei talebani al potere, le detenute sono state liberate e attualmente le prigioniere del centro di detenzione vivono in condizioni di abuso e privazioni ben lontane dalla sicurezza degli anni passati. Kiana Hayeri è una fotografa Iraniano-canadese, nata a Teheran. Collabora attivamente con il New York Times ed è Senior Ted Fellow. Il suo lavoro è apparso su testate giornalistiche internazionali come Le Monde, NPR, il Washington Post e il Wall Street Journal. Da anni interessata all’universo sociale e culturale del Medio Oriente, oggi risiede a Kabul, da cui racconta la realtà dell’Afghanistan. In collaborazione con BFFMANTOVA.COM Biennale della fotografia femminile di Mantova IV edizione Marzo 2026 English text Inauguration of Z.ema. The new gallery managed by the roman gallerist Emanuela Zamparelli has a focus on the female vision, declined in the plurality of languages of the visual arts. In an era that should be characterised by inclusiveness and equal rights, it’s essential to give visibility and concrete opportunities to female art. The statistics speak for themselves: women continue to be a minority in museum exhibitions, curatorial projects and artistic awards. According to recently collected data, about 75% of the works exhibited in contemporary art museums are created by men, while female artists represent only 25%, despite their growing presence in the art scene. This gap is reflected in the world of art professions: although women's participation in art schools is now almost equal, career opportunities, visibility and access to the main market circuits remain largely unbalanced. Closing this gap is not only a matter of social justice, but also a cultural imperative: only by enriching the art scene with diverse voices can we hope to evolve a system that has always had a narrow and one-sided vision. The Opening : THE PHOTOGRAPHERS LUISA DÖRR, Imilla Skate The Bolivian polleras, bulky skirts commonly associated with the Indigenous women from the highlands, were for decades a symbol of uniqueness and an object of discrimination. Now, a new generation of women skateboarders in Cochabamba wears them as an emblem of resistance. While the garment was initially imposed by Spanish colonisers on the native population, over the centuries, it integrated into the local identity as an ambivalent symbol of authenticity and stigmatisation. Re-discovering polleras in the wardrobes of aunts and grandmothers seemed the obvious choice for Dani Dani Santiváñez, a young Bolivian skater who, wanting to reconnect with her roots in 2019, created “ImillaSkate”. Imilla means ‘young girl ’in Aymara and Quechua - the two most widely spoken languages in Bolivia, where more than half the population has indigenous roots. The nine women currently part of the group only wear polleras to skate. Knee-length and paired with trainers, these skirts symbolise the choice not to deprive themselves of their culture. Through this practice, they convey their message of inclusion and acceptance of diversity. Luisa Dörr is a Brazilian photographer who uses the portrait as a vehicle to explore the complexity of human nature. Her current work focuses on gender issues and cultural traditions, and her photographs have appeared in Time Magazine, National Geographic, The New York Times, and Wired. In 2019, she won the 3rd prize in the portrait stories category of the World Press Photo Award. DARIA ADDABBO , Drought. No water in the Owens Valley One-third of the water used in Los Angeles comes from the Owens Valley, a stretch of desert and prairie bordered by the Sierra Nevada to the west and the White Mountains to the east. It was here that, a hundred years ago, Los Angeles bought up approximately three hundred thousand acres of land, thereby obtaining water rights over the Owens River. Because of this, Los Angeles could transform from a sleepy village of fifteen thousand to the metropolis we know today. In the early 1900s Fred Eaton, then mayor of Los Angeles, and the Irish engineer Mulholland, realized that the water system could be crucial for the future of the city. Diverting water from Lake Owens has created an unfathomable environmental disaster proportion. Sulphates and toxic particles are wiped out of the lakebed when the winds whip the valley from the mountains, creating dust storms that are very dangerous for the inhabitants. Meanwhile, climate change is making California’s drought increasingly severe, threatening the life of the communities living at both ends of the dividing aqueduct. Daria Addabbo Daria Addabbo was born in 1979 in Rome, where she currently lives. In 2013 she completed an internship at World Food Programme. She has been published in the most important Italian and international magazines, including National Geographic, Espresso, Internazionale, D di Repubblica, Vanity Fair, Grazia, GQ and the Washington Post. Her work has been exhibited in Argentina, Brazil, and Italy. KIANA HAYERI , Where prison is a kind of freedom In the words of the photographer herself, “Afghanistan is a place of extremes”. And so is the life of the women in this story. Trapped in marriages that made them victims of domestic violence, they found themselves considering uxoricide as their only way to survive. Until 2021, 119 women were serving their sentence in Herat prison, where Kiana Hayeri spent two weeks and established a deep connection with some of them. If, on the one hand, their crime condemned them to the deprivation of liberty, on the other hand, it offered them the possibility of a different life. Incarceration became a “second chance”, even if surrounded by barbed wire, which equally kept them locked in as much as it protected them from potential revenge from their husbands ’families. In a moral blackout, the community of female prisoners found—even in their overcrowded cells—a moment of peace and calm for them and their children, practising cooperation and mutual aid. Shortly before the Taliban’s return to power, the prisoners were released, and today they live in conditions of abuse and deprivation that are far away from the security of previous years. Kiana Hayeri is an Iranian-Canadian photographer born in Tehran. She collaborates with The New York Times and is a Senior Ted Fellow. Her work has appeared in international newspapers such as Le Monde, NPR, The Washington Post and The Wall Street Journal. For years she has been interested in the social and cultural universe of the Middle East. Today she lives in Kabul, where she narrates the reality of Afghanistan. GALLERIA ZEMA Via Giulia 201 00186 ROMA "Photographer's Gazes on the World" Daria Addabbo Luisa Dörr Kiana Hayeri VERNISSAGE 6 MARZO 17.00 -20.30 7- 8 Marzo 17.00 - 20.30 DAL 7 MARZO AL 30 MARZO 2025 Orari: martedì, mercoledì, giovedì, venerdì, sabato 15.00 - 20.00 domenica e lunedì chiuso. info@galleriazema.it | https://www.instagram.com/galleriazema?igsh=MTh4eHRqaTZldW41cQ== In collaborazione con WWW.BFFMANTOVA.COM Biennale della fotografia femminile di Mantova IV edizione Marzo 2026

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