di Sonia Giardina
Il Tar del Lazio ha annullato il decreto interministeriale che sospendeva la costruzione dei quattro termovalorizzatori siciliani di Bellolampo, Augusta, Paternò e Casteltermini. Si riaprono i cantieri degli ecomostri, ad eccezione dell’impianto di Casteltermini bloccato da un provvedimento del Cga. Ma la storia è molto più complicata e sconosciuta a tanti. La si potrebbe raccontare in mille modi diversi. Noi abbiamo deciso di partire dalla storia di un microscopio. Un microscopio assai sofisticato a scansione elettronica che, qualche anno fa, l’Università di Modena diede in affidamento a due scienziati, il dott. Stefano Montanari e la dott.ssa Antonietta Maria Gatti. Installatolo nel loro laboratorio i due ricercatori cominciarono dei lunghi studi sulle micro e nanoparticelle, cioè su quelle “polveri” prodotte da processi di combustione ad alta temperatura, come l’incenerimento di rifiuti, l’esplosione di ordigni bellici o lo smog delle auto. In poco tempo i due scienziati scoprirono, come spiega lo stesso Montanari, che “le micro e nanoparticelle, essendo inorganiche, non biodegradabili né biocompatibili, una volta entrate nell’organismo, innescano tutta una serie di reazioni che possono tramutarsi in malattie: le nanopatologie, vale a dire tumori, malformazioni fetali, malattie infiammatorie, allergiche e perfino neurologiche”.
Questa scoperta non piacque a molti e si pensò subito di spostare il microscopio altrove, insomma di “imbavagliare la ricerca”. Venuto a conoscenza della vicenda, Beppe Grillo si fece promotore di una raccolta fondi, dal nome “La scienza in piazza”, per acquistare un nuovo microscopio di 350.000 €. Dopo più di un anno di sottoscrizioni, finalmente il microscopio è stato riacquistato, più potente e migliore del precedente, e i due scienziati hanno ripreso liberamente le loro ricerche.
Fino ad oggi Montanari e Gatti non hanno mai smesso di spiegare in tutti i modi i danni irreversibili che le nanoparticelle producono sull’ambiente e sull’uomo, ma c’è chi dell’ambiente e dell’uomo se ne strafrega pur sapendo che i termovalorizzatori, come Montanari e Gatti hanno dimostrato, sono degli autentici mostri e che “i rifiuti non li distruggono, ma li trasformano”, e li trasformano in ceneri e fumi altamente tossici. Ormai questo è risaputo ed è noto pure, come sottolinea Montanari, che “non esiste nessun tipo di filtro industriale capace di bloccare queste polveri". Ma hanno deciso lo stesso di piazzare quattro ecomostri in Sicilia. Non uno, bensì quattro.
Ma produciamo così tanti rifiuti? E la raccolta differenziata, dove andrà a finire? Ruzzenenti, autore di “L’Italia sotto i rifiuti”, spiega che “per alimentare l’inceneritore, che funziona secondo le logiche dell’economia di scala, non solo bisogna aumentare a dismisura la produzione di rifiuti, in clamorosa contraddizione con le priorità del decreto Ronchi e dell’Ue, ed importare rifiuti da ogni parte d’Italia, ma bisogna anche scoraggiare il più possibile la raccolta differenziata che sottrarrebbe prezioso combustibile alla megamacchina.” Ed infatti nel nostro piano regionale dei rifiuti mancano le direttive operative per incoraggiare una politica di raccolta, compostaggio e riciclaggio; se ne parla sì, ma sempre in maniera teorica. Attualmente la Sicilia è l’ultima in classifica per la raccolta differenziata e forse conserverà questo triste primato fino a quando la parola d’ordine di Cuffaro e dei suoi compari sarà “inceneriamo tutto”. “Inceneriamo tutto” perché il business speculativo è forte: le ecomafie hanno raggiunto un giro d’affari di 23 miliardi nel 2006 e il business dei rifiuti è cresciuto nell’ultimo anno del 38%. La Sicilia diventerà il mondezzaio d’Italia accogliendo rifiuti da ogni parte, Campania in primis, solo per soddisfare gli interessi di alcune lobbies economiche. Si riaprono i cantieri dunque e nello stesso momento vengono pubblicati i risultati dello studio “Enahnce Health” sugli abitanti di Coriano, quartiere con due inceneritori: nel corso degli ultimi 15 anni è stato registrato un incremento dei tumori pari al 50%. Cosa stanno costruendo ai danni della nostra salute?