di Piero Cimaglia
Scusi, sa dove si trova l’ufficio tecnico del Comune? «È proprio qui di fronte!».
Il giornalaio si affaccia con noi dall’edicola e ci indica un palazzotto giallo chiaro all’incrocio tra via Sangiuliano e Via Biondi. Quattro piani, 2.130 metri quadrati affittati dal Comune per 236.000 euro l’anno. Varcato il portone d’ingresso restiamo ammirati della bellezza dell’edificio. Ci fermiamo a guardare il ben riuscito risultato dei lavori di restauro. Un impiegato, compiaciuto della nostra ammirazione si avvicina e ci dice: «Bello, vero? Fino a qualche anno fa ci trovavamo in via Beato Bernardo, il palazzo dell’ESA, l’affitto era un po’ più alto, c’era un bel panorama ma certamente non era così accogliente». «Peccato – diciamo - che non sia di proprietà del Comune e con i problemi che hanno le finanze municipali pagare l’affitto sarà un bel problema». «In effetti è strano – ci risponde l’impiegato – che con tanti locali comunali lasciati vuoti, ogni anno si preferisca pagare l’affitto alla Finpop di Oreste Virlinzi. Ad esempio ci sarebbe il complesso di via Bernini. Non è bello come questo, ma vederlo diventare un rudere a causa dell’abbandono in cui si trova... è uno scandalo».
Certo, via Bernini... quasi 5.000 metri quadrati circondati da sterpaglie, devastati dal vandalismo e dall’incuria del suo proprietario, il Comune di Catania. C’è chi dice che per questa struttura esista un progetto del Cnr, chi ricorda la volontà dell’Asl di trasferirci gli ambulatori e chi teme interessi speculativi, legati all’idea di utilizzare le aree vuote circostanti per costruirci un centro commerciale.
Era stato proprio per risparmiare sull’affitto dell’ufficio tecnico, oltre che per rimediare ad uno sfratto esecutivo incombente, che gli amministratori comunali avevano deciso di comprare la struttura di via Bernini Fino al ’99 questa struttura era una proprietà della “Immobiliare Bernini spa”, una società della Banca Agricola Etnea. Per comprarla il Comune ha chiesto un mutuo di circa 4 milioni di euro e poi sembra essersene dimenticato. In questi anni c’era tutto il tempo di ristrutturarlo, dare ospitalità agli uffici tecnici del Comune e lasciare spazio anche ad altri uffici. Per l’acquisto del palazzo di via Biondi, invece, la Finpop ha pagato circa 1.380.000 di euro. Il contratto di affitto risale al 2003 e dopo soli sei anni – sempre che il prezzo d’acquisto dichiarato sia quello reale – la Finpop rientrerà dell’investimento fatto. È vero che i 236.000 euro pagati dal Comune ad Oreste Virlinzi, uno dei più importanti imprenditori catanesi, non sono un prezzo eccessivo per le dimensioni e la bellezza dell’edificio. Se fosse stato affittato contemporaneamente a diverse famiglie, la Finpop avrebbe dovuto gestire numerosi contratti, avere a che fare col rischio di avere inquilini morosi... Meglio un contratto unico ed un solo inquilino. Se poi questo non paga, basta una sola esecuzione forzata. Se, ancora, l’inquilino non versa in buone condizioni economiche - come nel caso del Comune di Catania - ci si può magari rivalere sui beni di pregio venduti dallo stesso Comune alla sua società “Catania Risorse srl”.
C’è un affitto che ha un certo peso sul bilancio comunale e che, quindi, contribuisce alla grave situazione finanziaria delle casse pubbliche. C’è il rischio che non si riesca a pagare regolarmente il canone. Ci sono degli immobili comunali di pregio che possono fare gola a chi ne vuole approfittare... È meglio fermarsi qui perché si rischia di “pensar male” e i nostri amministratori sono invece delle persone capaci, almeno di raggiungere lo scopo che si sono prefissati.