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      SanLibero in pillole

      • E' morto un prete

        27 gennaio 2008 - Riccardo Orioles

        E' morto un prete a Catania, che si chiamava padre Greco. Non è una notizia importante e fuori dal suo quartiere non l'ha saputo nessuno. Eppure, in giovinezza, era stato un uomo importante: uscito dal seminario (il migliore allievo) era “un giovane promettente” ed era rapidamente diventato coadiutore del vescovo. Io di carriere dei preti non me ne intendo ma dev'essere qualcosa del tipo segretario della Fgci, e poi segretario di federazione, comitato centrale, onorevole e infine, se tutto va bene, ministro. Comunque lui dopo un anno si ribellò. Che cazzo - disse a se stesso - io sono un prete. E il prete non sta in ufficio, sta fra la gente.

      In evidenza

        Ora i mostri sono liberi di inquinare

        La Regione vuol cancellare i chimici dal controllo delle emissioni nell’atmosfera? Due dirigenti che avevano parere negativo agli inceneritori di Augusta e Casteltermini-Campofranco, Genchi e Pellerito, sono stati sospesi dall’incarico. Il dirigente del Dipartimento ambientale, Tolomeo, ha revocato il contratto al dottor Genchi, responsabile della Tutela dall’inquinamento atmosferico. Berlusconi regalò a Cuffaro il nulla-osta agli inceneritori. Non erano validi: ma è un business da tremila miliardi in vent’anni

        di Graziella Proto

        Senza alcuna motivazione ufficiale o legislativa, l’otto gennaio del 2007, il dirigente Generale del Dipartimento Territorio ed Ambiente, arch. Pietro Tolomeo decide di revocare il contratto di incarico al dottor Gioacchino Genchi, responsabile del servizio 3 “Tutela dall’inquinamento atmosferico”. Una rappresaglia che da qualche anno si ripete periodicamente e che in questo momento è all’attenzione della Procura della Repubblica del Tribunale di Palermo.

        Per capirne di più: Tra Augusta, Melilli e Priolo, in un territorio di soli 40 km quadrati, martoriato dall’inquinamento e dalle discariche per via delle 12 industrie ad alto rischio che si sono insediate dal dopoguerra ad oggi, il piano regionale sui rifiuti prevede di aggiungervi anche un inceneritore. Totò Cuffaro, quale commissario straordinario per l’emergenza rifiuti, ha ormai affidato – ed è risaputo - lo smaltimento dei rifiuti prodotti dalla città di Catania e dalla provincia di Siracusa, Ragusa ed Enna. Ad aggiudicarsi la concessione l’Associazione Temporanea di Imprese, che ha già progettato di costruire un inceneritore in una area di proprietà dell’Enel, che dalla Conferenza dei Servizi del 19 ottobre del 2004 si sa essere inquinata da diossina. Gli inceneritori - e anche questo è risaputo - emetterebbero una quantità di diossina superiore alle percentuali eventualmente tollerati. Una overdose per gli abitanti! Ma si tratta di un affare di tre mila miliardi in venti anni. Tombola!

        Il megaprogetto per essere realizzato necessita dei permessi del “servizio tre” (autorizzazioni delle emissioni di gas in atmosfera) senza quelli i cantieri non possono partire. Una semplice clausola prevista dalle leggi italiane ed europee per quanto riguarda la tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini per la quale si preoccupano pure i sindaci dei comuni interessati, che si oppongono all’installazione degli inceneritori. “Per queste ragioni abbiamo ritenuto che i quattro inceneritori sono incompatibili con il territorio e con le popolazioni - decretò il dottor Gioacchino Genchi, responsabile “del servizio tre”, qualche anno addietro, e da quel giorno, il suo ufficio di Via Ugo La Malfa divenne un obiettivo da combattere ed abbattere. Per i vertici regionali, bloccare quella sentenza divenne un impegno quotidiano. Nel frattempo è cambiato il governo.

        Otto mesi fa il ministro Pecoraro Scanio ha riscontrato gravi illeciti sulle autorizzazioni delle emissioni in atmosfera concesse alle ditte appaltatrici dal governo precedente. I nulla osta agli inceneritori non erano validi, tuttavia, l’ultimo giorno di permanenza del governo Berlusconi a Palazzo Chigi, furono dati. Un regalo all’alleato siciliano? Quando il ministro verde lo scoprì, inizialmente si pronunciò per la revoca, però siccome avrebbe dovuto decidere con altri ministri, alla fine si è arrivati ad una proroga di sessanta giorni. Un rinvio per sospendere i cantieri già avviati. L’otto gennaio del 2007, - strana coincidenza - i termini della moratoria si avviano alla scadenza, il dirigente Generale del Dipartimento Territorio ed Ambiente, arch. Pietro Tolomeo deve intervenire decide di intervenire su alcuni dirigenti, soprattutto quel rompiballe di Genchi che dal suo ufficio potrebbe creare problemi; questa volta il governatore si potrebbe veramente incazzare, e così gli revoca il contratto d’incarico di responsabile del servizio 3 “Tutela dall’inquinamento atmosferico”. Il 23 marzo 2007, la Corte Costituzionale annulla la norma siciliana sullo spoil system, l’alto dirigente arch. Tolomeo va in fibrillazione, tergiversa, prende tempo. Nel frattempo Gioacchino Genchi riprende la direzione del servizio tre. Altra coincidenza: Dal 23 marzo, le quattro ditte presentano all’Assessorato Territorio e Ambiente la richiesta di Autorizzazione Integrata Ambientale che la legge prevede scadere il 14 aprile. Con una nota datata 12 aprile, il Tolomeo, (costretto dalla sentenza della Corte Costituzionale) comunica al suo subalterno dottor Genchi che può ritenersi nuovamente reintegrato ipso facto e di diritto alle sue funzioni, ciò nondimeno, nella stessa nota, lo informava anche del fatto che gli effetti del predetto decreto erano sospesi in via cautelari perché su di lui, era stato avviata un procedimento di revoca dell’incarico dirigenziale e quindi il dottor Gioacchino Genchi non doveva ritenersi reimmesso in servizio presso il suo ufficio. Inutile dire che la sospensione definita cautelare e adottata dalla regione rappresentata dall’arch. Tolomeo, non è prevista da alcuna legge.

        “L’arch. Tolomeo - si legge nella denuncia al tribunale di Palermo inoltrata dal dottor Gioacchino Genchi - inoltre emanava direttive al dirigente responsabile del personale... causando al sottoscritto con il reiterarsi delle descritte azioni vessatorie, un grave danno economico...” oppure “...affinché non gli fossero consegnate le chiavi della propria stanza di lavoro, chiusa da oltre cinque mesi, che nel frattempo era stata messa soqquadro... e da cui era stata sottratta documentazione personale...”. Comunque, nero su bianco, il dirigente sospeso sarebbe stato sostituito da un geologo, Salvatore Anzà. Date le su specifiche competenze professionali, forse avrebbe capito poco delle analisi, e delle percentuali delle emissioni in atmosfera, forse non avrebbe dovuto accettare... C’è dell’altro; secondo la denuncia dello stesso Genchi durante la sua assenza, le conferenze di servizio gestite dal suo sostituto Salvatore Anzà, sono state trasformate ”in pura formalità se non in vere e proprie farse...”.

        Tant’è che “per il sedici maggio risultavano convocate otto conferenze continuative dalle ore nove alle ore diciassette, senza neppure la pausa pranzo, mentre per il 23 maggio il numero saliva a dodici nello stesso intervallo orario...” oppure presentano delle grossi e gravi incongruenze, per esempio, una società di Ragusa, “risulta avere rilasciato il proprio parere, ben ventiquattro giorni prima di aver ricevuto la nota di convocazione della conferenza dei servizi nella quale le si richiedeva detto parere...”.

        In sostanza le conferenze dei servizi, spiegano a più voci, hanno subito una incomprensibile inversione d’indirizzo, ed hanno perso la funzione istruttoria attribuita dalla legge, una pericolosa smagliatura nel sistema di concessioni delle autorizzazioni, la perdita di un tassello che permetteva alla autorità preposta, di esaminare e giudicare prima di concedere.

        Ecco che tenere in quel posto un impiegato rigoroso, attento, ligio, che ragiona esclusivamente con la sua testa e con la sua onestà professionale e personale, può essere pericoloso. Infatti non è la prima volta, che Gioacchino Genchi viene rimosso, un’altra volta era accaduto nel 2005, ad opera di un altro alto dirigente l’avvocato Lo Bue, anche allora senza alcuna motivazione apparente. Anche allora si era prossimi alla conclusione dell’iter istruttorio sui quattro inceneritori previsti dal Piano di Gestione della Regione Siciliana, con probabile rigetto delle autorizzazioni alle emissioni. Ma anche questa è solo una coincidenza. Qualcuno potrebbe dire che se l’è cercata perché di cose antipatiche il dottor Genchi, dirigente del Settore Tre, quello che si occupa della tutela dell’ambiente dall’inquinamento, ne ha firmate tante. Troppe per alcuni. Qualche esempio: ha firmato la chiusura della liquoreria Bertolino di Partinico, di proprietà della cognata del mafioso Siino, ministro dei lavori pubblici di cosa nostra e poi pentito; Ha preso misure energiche per alcune industrie catanesi che si ostinavano a costruire i mattoni con i fanghi tossici del petrolchimico del siracusano e di Isola delle Femmine; contro l’uso del pet Coke quale combustibile di impianti industriali ecc. Tutto gli si può perdonare, tranne il suo parere sulla costruzione dei mega inceneritori in Sicilia.

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