di Dario Russo
Niente bianco e nero. Una donna a colori vivaci attenta a sé stessa. Sonia è una delle nuove siciliane. Figlia di una vittima di mafia, oggi non è più solo questo, ma una tipa tosta che si è fatta carico del suo dolore per trasformarlo in impegno consapevole. E questo la rende pericolosa e destabilizzante in una Barcellona in dormiveglia che sembrava, fino a pochi mesi fa, non voler vedere l’evidenza che permette di raffigurarla come la Corleone del 2000 a causa dell’intreccio di radici nere massoniche e mafiose con deviazioni varie che la caratterizzano.
Basta leggere la cronaca giudiziaria degli ultimi anni. Sembrava strano a Sonia che questo giornale volesse occuparsi di lei in modo approfondito non come figlia di, relegata nella categoria del legittimo dolore, ma come siciliana protagonista di una ipotesi di futuro che organizzi il riscatto della propria terra. “Poi mentre tornavo a Palermo ho cercato di darmi una spiegazione: a chi può interessare come è cresciuta Sonia Alfano, la sua vita, la sua famiglia, i suoi percorsi e i suoi sogni? Eppure erano stati chiari: dobbiamo parlare di Sonia perché vogliamo sapere chi è che sta scompaginando i giochi a Barcellona.”Ora è venuto il momento in cui Sonia si è trasformata da vittima inoffensiva in pericolosa punta di lancia di quei barcellonesi che aspettavano qualcosa di più che un semplice simbolo: una persona “trainante” grazie alla quale potevano maturare quei processi di aggregazione umana e politica che spesso nelle piccole città siciliane stanno sospesi per anni attendendo elementi che facciano precipitare i risultati di cambiamento che non sembrano non volersi coagulare mai.
E si è ricucito un percorso umano che per dodici anni l’aveva portata a evitare la sua città. “In realtà dopo la morte di mio padre noi siamo stati costretti a scappare da Barcellona, ma a distanza di anni e con tanta razionalità sento di poter dire che sto vivendo un momento felice per la riconciliazione con questo posto. Non so quale sia stata la situazione scatenante per i barcellonesi ma di certo non potrò mai dimenticare l’emozione che ho provato il 28 marzo 2006 con don Ciotti organizzando un incontro con i giovani e una fiaccolata antimafia. Sono uscita fuori e ho visto centinaia di persone striscioni, ragazzi delle scuole. Non riuscivo a crederci, i barcellonesi per la prima volta stavano prendendo una posizione, così uno striscione diceva: con Sonia contro la mafia.”
La memoria di Beppe Alfano e delle sue battaglie giornalistiche e civili era stata nel tempo tenuta in vita grazie all’impegno del solito testardo giornale locale ma la colpevole disattenzione di una gran parte della città non aveva compreso la gravità della situazione che stava trasformando Barcellona in un crocevia della nuova mafia.
La sferzata che ha modificato il gelo cittadino “forse c’è stata a fine dicembre 2005 quando con la mia famiglia, Beppe Lumia e Valeria Scafetta, abbiamo pensato di organizzare la commemorazione del tredicesimo anniversario dell’uccisione di mio padre. L’unica cosa certa era la data il luogo e soprattutto il fatto che non volevamo fare “la solita cosa”. Così abbiamo pensato di presentare, proprio in occasione dell’anniversario, il libro di Valeria Scafetta “Ammazzate Beppe Alfano”, abbiamo invitato don Luigi Ciotti, Rita Borsellino e altre persone a noi care e che soprattutto potevano portare una testimonianza sulla lotta alla mafia. Ma il colpo di scena è stato quando durante il mio intervento ho fatto il nome di Saro Cattafi, di Pietro Arnò, di Sem Di Salvo e altri. In effetti non lo avevo premeditato ma vedere per la prima volta la sala piena di gente mi ha fatto pensare che forse qualcosa poteva cominciare a cambiare e che quella poteva essere l’occasione giusta per provarci. Al di là del tam-tam giornalistico, la cosa nuova era che in piazza e in tutta Barcellona non si parlava di altro. E così qualche settimana dopo sono stata invitata ad operare un intervento ad un convegno sulla legalità organizzato dal comitato per Rita Borsellino presidente. Anche là sala strapiena, anche in quell’occasione nel mio intervento giù altri nomi e cognomi dei padroni mafiosi. Al termine dell’incontro tanti complimenti ma anche qualche attacco.
Da lì è stato un susseguirsi di incontri e soprattutto la cosa più bella è stata “grazie per essere ritornata non lasciarci un’altra volta perché abbiamo fiducia in te; aiutaci a cambiare”. Io non sono nessuno, dentro ho tanta rabbia ma soprattutto molta voglia di cambiare le cose e credo che ciò possa avvenire. Sono uno dei tanti esseri umani che credono in degli ideali; perché questa totale fiducia, in che senso posso aiutare a cambiare?”
Il cambiamento rapido è iniziato dopo la fiaccolata del 28 marzo di solidarietà per le minacce che Sonia aveva ricevuto a Palermo dopo la sua rinnovata presenza a Barcellona. Ma chi è che a Palermo si prende la briga di minacciare così platealmente una che lì non dà nessun fastidio? Forse la richiesta partiva da Barcellona.“Quella è stata la prima grande vittoria: l’indomani sono stata convocata dalla prefettura di Palermo per notificarmi la misura di protezione presa nei miei confronti. Mi era stata assegnata una scorta. La mia vita e quella della mia famiglia è totalmente cambiata ma mi sto abituando a convivere con questi “angeli”. La cosa più cattiva che mi è arrivata. Gli attacchi più infami, riguardano la mia “voglia di strumentalizzare la morte di mio padre”. Addirittura appena ho cominciato a collaborare con i comitati per Rita Borsellino alcuni malpensanti hanno diffuso la notizia che mi sarei candidata alle elezioni regionali e che sarei stata sicuramente eletta perché avevo scatenato un putiferio mediatico attorno al caso Barcellona. Sia chiaro, le proposte di candidatura le ho ricevute, ma senza esitazione le ho rifiutate perché volevo che prima si concludesse la vicenda giudiziaria relativa a mio padre. E comunque reputo assolutamente vile e infame accusare coloro che come Rita Borsellino o Claudio Fava s’impegnano nel sociale e nella politica, di voler strumentalizzare dei morti.
Mi chiedo: non solo ci portiamo dentro un dolore enorme ma non siamo neanche liberi di pensare e soprattutto di esprimerci perché altrimenti strumentalizziamo. Credo che si debba inorridire invece quando le liste elettorali si riempiono di mafiosi collusi e favoreggiatori! A meno che non si ammetta la paura nei confronti di un nostro impegno diretto in politica. Rita fa paura proprio perché la gente non può essere tradita da chi ha pagato un prezzo troppo alto nella lotta alla mafia.”
Sonia cerca di continuare a fare le cose che ha sempre fatto e che le piacciono. Trascorrere qualche serata con gli amici preparando la paella visto che le piace cucinare e a dire di molti lo so fare bene. Ama ballare e fare sport e appena possibile si catapulta in palestra. “Appuntamenti inderogabili sono i concerti del mitico Ligabue. Le sue canzoni mi accompagnano ormai da 13 anni e mi hanno aiutato in molti momenti difficili. E proprio come dice Liga dobbiamo farci sentire e dobbiamo urlare contro il vento. Ecco questa è la mia vita e così cerco di andare avanti su questa strada spesso troppo tortuosa e piena di dossi. Quando come oggi molti si complimentano per il mio coraggio, io dico che il coraggio lo prendo dagli altri; ottimizzo la rabbia.”
Una siciliana normalmente a colori.