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    Ultimo Numero

      SanLibero in pillole

      • E' morto un prete

        27 gennaio 2008 - Riccardo Orioles

        E' morto un prete a Catania, che si chiamava padre Greco. Non è una notizia importante e fuori dal suo quartiere non l'ha saputo nessuno. Eppure, in giovinezza, era stato un uomo importante: uscito dal seminario (il migliore allievo) era “un giovane promettente” ed era rapidamente diventato coadiutore del vescovo. Io di carriere dei preti non me ne intendo ma dev'essere qualcosa del tipo segretario della Fgci, e poi segretario di federazione, comitato centrale, onorevole e infine, se tutto va bene, ministro. Comunque lui dopo un anno si ribellò. Che cazzo - disse a se stesso - io sono un prete. E il prete non sta in ufficio, sta fra la gente.

      In evidenza

        Tutte casa e cosca Le padrine di Gela

        Monopoli assoluti per il commercio e il rifornimento della carne alle macellerie; detenzione di armi, spaccio e commercio di droga, usura, estorsione e sottrazione di proprietà a persone assoggettate. Le donne, nel sistema mafioso di Gela, partecipano in prima persona. Come Graziella Scerra, classe 85, che colloca e vende droga con due bambine piccole appresso. O Ann Hathaway, l’affascinante ballerina inglese "reclutata" dal marito, Antonio Rinzivillo

        di Graziella Proto

        Gli sbirri, nella macchina ci sono gli sbirri!”, esclamò la bambina, “Che cosa dici a mamma?” le chiese sua madre mentre continuava a parlare con gli altri su alcune questioni inerenti il colpo che si accingevano a fare. E la bambina "gli sbirri, gli sbirri, gli sbirri... ci sono gli sbirri... Fabio gli sbirri”. “Mariaa... la stai sentendo a questa?" esclamò Mariella Scerra rivolta a suo marito Giovanni D’Amico. La bambina giocava, la mamma era piacevolmente impressionata della vivacità della piccola. Un quadretto familiare ricostruito attraverso una intercettazione telefonica il 16 maggio 2005 dalle ore 23:49 in poi, all’interno della loro macchina mentre i due coniugi D’Amico - Scerra, assieme al loro amico e socio Fabio Russello stanno eseguendo, come quasi ogni notte, l’ennesimo reato. I due, bassa manovalanza dei clan operanti nel territorio di Gela, di solito, portano con loro le bambine di due e tre anni. E mentre loro eseguono i “colpi” da soli o con altri complici, le bambine in macchina dormono o giocano.

        Se c’è qualche pericolo in vista? Uno dei due si mette a cambiare il pannolino alle piccole. Dalle indagini svolte dagli organi inquirenti e dalle forze dell’ordine è venuto fuori che ogni notte a Gela e dintorni, un esercito di piccoli pesci, per poche centinaia di euro, va in giro a commettere piccoli o grossi reati commissionati dai clan operanti nel territorio, contro chi non vuole pagare il pizzo, chi non vuole sottomettersi alle regole dei clan, chi non ha pagato la dose di droga, chi -all’interno dello stesso clan - non ha voluto partecipare ad un affare.

        Per esempio, la famiglia dei fratellastri Sbezzi-Incorvaia, del clan Rinzivillo. Salvatore Rinzivillo aveva chiesto ad Incorvaia 200.000 euro per l’acquisto di una partita di droga, e siccome quest’ultimo rispose che momentaneamente non era disponibile, Salvatore Rinzivillo gli fece incendiare la villetta a mare.* * *Nella gestione del malaffare a Gela, la cosa che colpisce è il numero di donne coinvolte attivamente: quasi tutte le donne del “capo”, ma anche le amanti, le amiche, parecchie dipendenti, semplici soldate, raccolgono in giro per i negozi proventi illeciti, portano messaggi decisivi, firmano o gestiscono assegni e contabilità, amministrano, sono titolari d’attività commerciali e finanziarie, prendono decisioni, loro stesse acquistano immobili, mettono somme a disposizione dell’organizzazione per l’usura Partecipano a riunioni interne o fra cosche. Anna Rinzivillo, è sorella dei tre fratelli Rinzivillo, nei confronti dei quali usa la sua capacità di persuasione per incitare o ammonire. Ann Hathaway, moglie di Antonio, il fondatore del clan Rinzivillo, è una ex ballerina inglese che dal giorno del suo matrimonio, avvenuto il 17 maggio del 1987, appese le scarpette al chiodo per seguire il marito. Per interpretare perfettamente il suo ruolo, e quindi entrare nei panni della moglie del boss, ha imparato il dialetto gelese, usa un linguaggio di forte sapore mafioso, si comporta di conseguenza. Ritenuta dai magistrati messaggera tra il marito detenuto a Tolmezzo, è stata arrestata da Scotland Yard vicino a Manchester.Nei suoi confronti il Gip di Caltanissetta Giovan Battista Tona ha spiccato mandato di arresto europeo.

        Dall’analisi dei dialoghi intercettati e dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia CASSARA’ Salvatore, è venuto fuori che le mogli dei fratelli Aurelio, Maurizio e Claudio DOMICOLI, Rosa MINARDI (nata a Gela il 05.03.1965), Giuseppina BONANNO, (nata a Gela il 19.10.1966), Concetta MINELLI (nata a Gela il 29.09.1965) sono proprietarie della “LA DOMICOLI FRUTTA sita a Gela - via Venezia nr. 269, la MELA D’ORO S.R.L. operante all’interno del mercato ortofrutticolo di Gela e della DO.LI.CAR. S.R.L S.S. 117 bis km. 88. I tre fratelli, attraverso queste attività, erano soliti provvedere all’acquisto ed al trasporto di sostanze stupefacenti, finanziati dalla “famiglia”, (in particolare da Paolo PALMERI) attraverso vari canali di approvvigionamento, tra cui quelli bolognesi e napoletani. Le sostanze stupefacenti venivano confezionato in apposite cassette per la frutta. Buona parte dei soldi guadagnati in questo modo venivano poi reinvestiti nell’usura. Non sembra proprio che le loro donne fossero all’oscuro.

        Intanto Antonio recluso nel carcere di Tolmezzo, Crocifisso nel carcere di Rebibbia e Salvatore sottoposto all’obbligo di dimora a Fiano Romano, i tre fratelli Rinzivillo, si rosicano il fegato tutte le volte che la sorella Anna Rinzivillo ed Ann, moglie inglese di uno dei fratelli, durante le visite raccontano con dovizia di particolari, l’ingresso in grande stile del nipote Paolo PALMERI nella loro struttura criminale che gestiva il monopolio assoluto del mercato della carne, in particolare, ed in generale commercio di droga, usura, estorsioni, e settori imprenditoriali apparentemente leciti. “..I soldi nostri se li stanno mangiando tutti quelli (iddi)... nessuno se li deve godere!” disse Crocifisso Rinzivillo detto Gino, durante il colloquio nel carcere di Rebibbia; il riferimento era nei confronti di Paolo Palmeri che secondo lui e i suoi fratelli stava sfruttando a loro discapito, la struttura che loro avevano fortemente voluto, fatto nascere, e sviluppare Paolo Palmeri, marito della loro affettuosa nipote Rossana La Terra, in loro assenza si era allargato, faceva il gradasso, tradiva la moglie, stava riducendo enormemente gli spazi dei RINZIVILLO che rimanevano rappresentati solo dal TUMEO...

        Una condotta al di fuori delle regole e comunque “irriguardosa”"E’ bene anche chiarire subito che Paolo PALMERI si era inserito nel settore del trasporto delle carni proprio perché su quella strada era stato spinto da Antonio RINZIVILLO che lo aveva anche supportato finanziariamente per l’acquisto di Tir con celle frigorifere; tale scelta risale alla prima metà degli anni ’90, allorché Antonio RINZIVILLO era un personaggio di spicco nella criminalità organizzata, anche in Lombardia, occupandosi in grande stile del traffico di stupefacenti; tale traffico era assolutamente redditizio e consentiva ai RINZIVILLO di investire nelle attività commerciali finanziadole... ” racconta agli inquirenti durante l’interrogatorio del 11.11.2005 il collaboratore Salvatore Cassarà, diventato complice di Paolo Palmeri dopo essere stato vittima di usura dello stesso clan.D’altra parte, i fratelli Rinzivillo negli ultimi anni spesso erano in vacanza nelle colonie penali e il Palmeri, sia perché della famiglia, sia perché come dice lo stesso ha “carisma”, ha cercato (e c’è riuscito), di conquistare consensi tra gli affiliati, aumentare “... il suo potere e il volume dei suoi affari tanto da divenire il reggente indiscusso della famiglia di Cosa Nostra a Gela - racconta _ancora Cassarà il 10.11.2005 - Voglio cioè specificare che il vecchio gruppo RINZIVILLO di Gela è ormai guidato da PALMERI Paolo, TASCA Carmelo e MOSCATO Angelo. Mentre la famiglia RINZIVILLO, intesa come famiglia di sangue ha perso di fatto i suoi poteri a Gela, pur continuando ad operare nel continente... ”Infatti, benché i fratelli RINZIVILLO fossero detenuti, quindi non presenti fisicamente, sia a livello locale che nazionale, la struttura mafiosa da loro creata appariva saldamente funzionante ed efficiente. Gli stessi associati, gli riconoscevano ancora un ruolo di preminenza, li rispettavano, però... chi comanda è Paolo Palmeri.I tre fratelli non lo amano? Non si fidano?

        Rosanna La Terra, moglie di Paolo, e nipote dei tre Rinzivillo, fin dall’inizi fa da intermediaria, faceva intercedere la zia Anna Rinzivillo, affinché gli zii Antonio, Crocifisso e Salvatore si ravvedessero sul padre dei suoi figli. E siccome, da queste parti, il sangue è sangue, e, soprattutto, Paolo è capace di gestire tutte le loro attività, i fratelli Rinzivillo, gli lasciavano ambiti di discrezionalità ... sotto il loro controllo però. Non potendolo più fare, nel prendere atto della nuova situazione, che non condividono, si ripromettono ritorsioni e vendette. Senza farne mistero, restano in attesa del momento propizio per togliere ogni potere a Paolo PALMERI, Nel frattempo, non potendo troncare bruscamente la micidiale macchina economica da loro creata, erano costretti a consentire al congiunto Palmeri l’utilizzo di un canale di riciclaggio attraverso Angelo BERNASCONE una persona di fiducia la cui sede logistica è a Busto Arsizio Una delle principali fonti di finanziamento è il traffico di stupefacenti, gestito da PALMERI Paolo, ritenuto il reggente dell’organizzazione.Il 5 maggio 2005, il collaboratore Celona ex capo di cosa nostra gelese racconta che Alessandro BARBERI del gruppo Rinzivillo (capo mandamento di Gela fra il 1989 ed il 1990), in carcere gli confidò che Paolo PALMERI si occupava di traffico di stupefacenti, e riforniva il gruppo “Rinzivillo” portando la droga dal nord Italia, in particolare da Busto Arsizio. Palmeri era aiutato da Rocco RINZIVILLO e ALFERI Giuseppe. Spesso, il trasporto avveniva assieme alla Frutta su tir del clan. Fra coloro che si dedicavano all’acquisto di droga nel Bolognese è Claudio Domicoli, a proposito del quale, Salvatore CASSARA’ il 10.11.05 fra l’altro rraccontò che “Claudio DOMICOLI contattava prima i fornitori della frutta e quelli della cocaina; aggiungo che per indicare il quantitativo di cocaina faceva riferimento a 1-2-3 chili di gamberoni che avrebbe mangiato volentieri in un ristorante di Bologna... ”

        Poi arrivava DOMICOLI Maurizio, che si interessava di caricare la frutta e la droga “Rocco PALMERI sapeva dei ripetuti acquisti e trasporti di cocaina pura in quanto era lui che doveva, quale cassiere, fornire il denaro per l’acquisto ed era sempre lui a introitare i guadagni della commercializzazione dello stupefacente.Voglio ancora aggiungere che il “Peppe” nipote dei DOMICOLI trasportava lo stupefacente fino a Vittoria, dove veniva scaricata anche gran parte della frutta; altra parte di frutta veniva scaricata al mercato di Catania. Era Claudio DOMICOLI a prelevare e occultare la cocaina che arrivava a Vittoria, ma non so dire dove.”Durante l’interrogatorio del 11.04.06 lo stesso CASSARA’ Salvatore aggiungeva: “Minardi Vincenzo, esponente di spicco della famiglia Rinzivillo, gestisce il traffico di droga sull’asse Gela-Torino, utilizzando i canali internazionali di importazione da Francia e Colombia. Egli utilizzava denaro proveniente dalle casse del gruppo Palmeri per investirlo nei traffici di stupefacenti. Il trasporto da Torino a Gela avveniva tramite il cognato Gentile Tonino, che caricava la merce sulla propria autovettura e la consegnava a Gela a Domicoli Claudio, che poi ne curava la distribuzione, sempre sotto le direttive di Palmeri Paolo... A ottobre-novembre 2004, su incarico di Palmeri Paolo mi recai a Torino, dove Minardi mi cedette un’auto Lancia Ipsilon da portare a Gela, dove la consegnai a Fraglica Vito. Poi appresi da Palmeri Paolo che nei pannelli della macchina c’erano celati quattro kg. di cocaina".

        Scheda
        Una cassa comune

        Dichiarazioni rese con interrogatorio del 05.05.05 da CELONA Emanuele (cfr. all.80 all’informativa di reato).“Come ho avuto già modo di dire, il mercato della carne è totalmente controllato dai RINZIVILLO, in particolare ad occuparsene è Benedetto RINZIVILLO, cugino di Antonio... Altra persona che con l’accordo dei “RINZIVILLO” gestiva il settore carni era un certo TUMEO di Messina, persona che io non ho conosciuto personalmente ma che so essere vicino ai “RINZIVILLO” e a “Piddu MADONIA”, per come appresi dallo stesso Antonio RINZIVILLO e dagli EMMANUELLO. Il TUMEO fece il suo ingresso nella zona di Gela rilevando i supermercati dei fratelli CHETTI. I CHETTI pagavano a titolo estorsivo circa 4 o 5 milioni al mese; così il TUMEO, nel rilevare i supermercati, si assunse anche tale onere seppure la posizione dello stesso non fosse certamente quella di vittima. Noi non potevamo esentare il TUMEO dal pagamento perché dovevamo dare conto alla stidda secondo gli accordi:tutti i proventi dovevano confluire in una cassa comune di cosa nostra e della stidda. Tumeo non chiese mai di essere esentato.

        Le macellerie erano costrette a rifornirsi da RINZIVILLO Benedetto o da TUMEO i quali gestivano quello che potremmo definire il monopolio delle carni. A proposito del monopolio della carne Salvatore Cassarà l’11 novembre 2005 aggiunge “... I RINZIVILLO avevano permesso al TUMEO Domenico di divenire l’unico fornitore di carne per la città di Gela, finanziandolo anche per l’acquisto di Supermercati ed altri esercizi... che il TUMEO non era vittima di attività estorsiva da parte dei RINZIVILLO, ma una persona a loro legata che, in cambio del monopolio conquistato proprio attraverso i RINZIVILLO, era sempre pronto a corrispondere agli stessi denaro e quant’altro avessero di bisogno.“Appresi, nel 2004, da Paolo PALMERI che i RINZIVILLO, cioè Antonio, Crocifisso e Salvatore, avevano intimato a tutti gli altri fornitori di carni, intimiditi anche con l’utilizzo di armi, di abbandonare la piazza di Gela e questo sin dal" 1995: a tale anno può infatti farsi risalire il monopolio del TUMEO"Da un lato troviamo il TUMEO esclusivo fornitore di carni per la città di Gela, dall’altro Paolo PALMERI e i suoi fratelli nel settore dei trasporti... i Tir di PALMERI pubblicizzano la ditta Euro Carni di Capo d’Orlando, riconducibile proprio al TUMEO. Fra il 2002 ed il 2003 Mimmo TUMEO venne arrestato, credo dalla Digos di Roma, insieme ai fratelli RINZIVILLO Antonio, Salvatore e Crocifisso e al cugino di essi RINZIVILLO Il Mimmo riacquistò quasi subito la libertà per una come dire, “sbirrata” e così i RINZIVILLO presero la decisione di allontanarlo non potendosi più fidare di lui... Quando Mimmo TUMEO ricevette la richiesta di consegnare tutto a cominciare dal denaro liquido, accampò delle scuse per dimostrare ai RINZIVILLO che lui, per loro, era indispensabile in tali attività; se mal non ricordo le scuse per non dare ai RINZIVILLO denaro liquido erano supportate anche dal fatto che, in quello stesso tempo, TUMEO aveva acquistato un immenso deposito nella zona di Capo d’Orlando dove si trasformava la carne, che veniva tagliata e confezionata per la pronta vendita.”

        Scheda
        Emancipazione delle donne mafiose

        Dichiarazioni rese con interrogatorio del 05.05.05 da CELONA Emanuele. “Nel capannone del PALMERI si sono tenuti diversi summit mafiosi ai quali avevano preso parte diversi esponenti del gruppo “Rinzivillo”; la stessa moglie di “Piddu MADONIA”, dopo l’omicidio di Maurizio MORREALE - con il quale lei si era diverse volte incontrata per affari illeciti, su richiesta del marito - si incontrò li con Salvatore BURGIO e con altri che non so indicare perché voleva conto e ragione del perché gli “EMMANUELLO” si erano permessi di uccidere il MORREALE che era “uomo d’onore della famiglia”. La signora MADONIA fu molto dura con Gino ILARDO, all’epoca responsabile provinciale, in quanto aveva consentito la consumazione dell’omicidio MORREALE... Altre altre donne del gruppo MADONIA/RINZIVILLO curavano direttamente affari dell’organizzazione: fra esse la moglie di Paolo PALMERI di cui ho parlato prima, la sorella Emanuela LA TERRA, la moglie di Alessandro BARBERI e le moglie inglese di Antonio e Crocifisso RINZIVILLO. Molti si lamentavano del fatto che le donne citate si recavano personalmente a riscuotere il danaro di estorsioni o appalti, dicendo che le mandavano lo zio “Piddu MADONIA; riciclavano il danaro acquistando case o terreni o reinvestendo in attività commerciali; ad esempio il pub dei fratelli FRAGLICA i cui veri proprietari sono i RINZIVILLO ed Alessandro BARBERI e forse Carmelo COLLODORO. Quanto alle rimostranze della moglie di MADONIA dopo l’omicidio MORREALE, non sono certo che quelle prime rimostranze furono fatte nel capannone di Paolo PALMERI, in quanto l’incontro di cui ho detto potrebbe essersi svolto in altro capannone sito sempre nei pressi di via Venezia, angolo via Bufera di Gela, appartenente a certo CASTELLO “uomo d’onore” di Bagheria.. Questo argomento divenne oggetto di discussione nell’anno 2000 all’interno del carcere di Caltanissetta, allorché Alessandro BARBERI si lamentò del fatto che Giuseppe TRUBIA, che collaborava con la giustizia, stava accusando le donne degli affiliati... durante i processi ho visto spesso Antonio RINZIVILLO parlare a gesti e dare disposizioni a Emanuela LA TERRA, alla sorella di questa, moglie di Paolo PALMERI;. Durante la latitanza di Antonio RINZIVILLO, nel 1990, ho incontrato presso i luoghi dove si nascondeva diversi suoi familiari, fra i quali la moglie di Paolo PALMERI ed Emanuela LA TERRA. Ricordo che Antonio RINZIVILLO si vantava del fatto che le sue nipoti, figlie di Antonio LA TERRA, si comportavano come se fossero maschi, mentre il figlio maschio di Antonio LA TERRA lo riteneva persona non idonea ad occuparsi dell’organizzazione.

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