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      SanLibero in pillole

      • E' morto un prete

        27 gennaio 2008 - Riccardo Orioles

        E' morto un prete a Catania, che si chiamava padre Greco. Non è una notizia importante e fuori dal suo quartiere non l'ha saputo nessuno. Eppure, in giovinezza, era stato un uomo importante: uscito dal seminario (il migliore allievo) era “un giovane promettente” ed era rapidamente diventato coadiutore del vescovo. Io di carriere dei preti non me ne intendo ma dev'essere qualcosa del tipo segretario della Fgci, e poi segretario di federazione, comitato centrale, onorevole e infine, se tutto va bene, ministro. Comunque lui dopo un anno si ribellò. Che cazzo - disse a se stesso - io sono un prete. E il prete non sta in ufficio, sta fra la gente.

      In evidenza

        Editoriale n.4

        Questo sarebbe il primo numero “ufficiale” di Casablanca, il classico “anno uno numero uno”. Arriva in un momento importante per due motivi precisi, uno più nostro ed uno più generale.Quello generale è il salto di qualità che in queste settimane può fare, o può anche decidere di non fare, l’antimafia. L’occasione è l’assemblea generale di Libera, cui è stato dato il nome di Stati Generali. Può essere un momento di ritrovo, di rassicurazione fra persone buone che si conoscono già bene. Ma può anche essere la svolta, l’inizio di un’antimafia nuova.

        La mafia non è un’escrescenza criminale: è un potere. Non si combatte con le celebrazioni, ma con le riforme profonde e le lotte sociali. Pensate che colpo terribile, per Cosa Nostra e il Sistema, sarebbe una legge sulla trasparenza bancaria. Concordano giovani e vecchi maestri, il ragazzo Roberto Saviano e il “vecchio” Umberto Santino. E’ l’antimafia difficile, quella che non crea status ma cambia tutto.A Roma, agli Stati Generali, bisognerà parlare di questo. Obbligare il nostro governo a mettere la lotta alla mafia come prima priorità. Può farlo con due leggi precise: una è quella sull’allargamento della gestione sociale dei beni confiscati a tutta l’economia extralegale (non solo Provenzano, per intenderci, ma anche Tanzi) e ha fatto benissimo Libera a porla fra i suoi obiettivi. L’altra è quella sul controllo bancario e sulla trasparenza.E’ un momento-chiave anche specificamente per noi di Casablanca, e in genere per coloro che lottano per l’informazione libera qui nel Sud. Abbiamo cominciato a riunire - col recente convegno, ma non solo - tutto l’arcipelago di piccole testate locali, di associazioni,di siti web, di gruppi della società civile che, numerosi e entusiasti ma divisi, tengono coraggiosamente la prima linea contro l’informazione e la cultura mafiose. Noi non vogliamo egemonizzare nessuno.

        Ma siamo decisi ad andare avanti comunque, pronti ad allearci con chiunque sia disponibile, ma con una discriminante precisa: unirsi per lottare. E’ la logica, è il modello, dei comitati unitari della Resistenza. Perché qua si lotta per una liberazione.La strada, è quella della rete. La rete come struttura agile, non centralistica, imformale, che accolga alla pari tutti e da tutti prenda qualcosa. E la rete come web, supporto indispensabile per qualsiasi iniziativa, e anche per qualsiasi giornale: il nostro, e quelli - assai più ambiziosi - del futuro. “Ma allora volete fare un quotidiano, un settimanale, una tv, che cosa?”. Vogliamo fare una cosa del tutto nuova, eppure assolutamente possibile, un mezzo che stia nella rete, che entri nelle case di tutti, e che all’occasione diventi carta stampata. E’ un percorso lungo e duro, ma professionale, ma realistico; ed è già cominciato.

        Non è il “nostro” percorso - non basterebbero le forze - ma è il percorso di tutti. Tutti coloro che vogliono uscire dalle piccole zone libere, unirsi in un grande Cnl, discendere giù a valle. Per questi lavoriamo adesso. E anche a questo serve Casablanca.(Niente di strano, tecnicamente, in questo numero del giornale? No? E’ un numero come tutti gli altri, un qualsiasi giornale. Eppure - dal punto di vista tecnologico - è una rivoluzione: è stato lavorato interamente con Linux; e anche questo è “politico”, anche questo è una libertà in più e apre una strada).

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