di Lucio Tomarchio
Neanche un mese è passato dall’inizio dell’anno scolastico quando una decina di studenti si incontra per parlare insieme di quali temi portare nelle scuole. Siamo a Modica e i ragazzi sono un gruppetto vivace che ha già fatto girare un paio di numeri di una loro pubblicazione, “Il clandestino”. «Che ne pensate dell’acqua?», fa uno di loro e il gruppo lo guarda perplesso. «Dico per davvero – riprende il ragazzo – e guardate che già da luglio qui in provincia di Ragusa ce la vogliono privatizzare». «Che cosa?!?», esclamano gli altri sorpresi. «Vi dico di si – insiste il ragazzo – e già a luglio hanno fatto una gara per privatizzare il servizio». I ragazzi sono senza parole, non pensavano che un giorno si potesse arrivare a tanto.Alcuni di loro sono rappresentanti nel loro istituto e si mettono a parlare con i loro compagni di cosa sta per succedere ai rubinetti delle loro case. In qualche giorno tutti i ragazzi delle scuole sono informati.
La notizia arriva pure agli studenti di Pozzallo, Scicli e Ispica. A questo punto decidono di farsi sentire: appuntamento per tutti la mattina di sabato 28 ottobre a Modica. «E vengono tutti davvero – racconta Alessio Ruffino, uno dei ragazzi della prima riunione – tanto che siamo scesi in mille e cinquecento dalle scuole fino al municipio!».Un successo per gli organizzatori, ma è solo l’inizio, perché da quel corteo nasce il “Comitato studentesco permanente contro la privatizzazione dell’acqua”.
«Con il Comitato abbiamo cominciato a coordinare l’iniziativa degli studenti della provincia – spiega Alessio – ma anche questo è stato un piccolo passo: ora il nostro obiettivo è la costruzione di una rete nazionale studentesca per l’acqua».Un successo confermato dall’interesse verso l’acqua di sindacati e partiti della zona, che si è destato solo quando la mobilitazione degli studenti era già lanciata. E con queste condizioni è possibile replicare la performance di Modica già solo una settimana dopo, quando è Vittoria stavolta a essere invasa dagli studenti.
Quel giorno alla fine del corteo studenti e amministratori locali tengono una conferenza stampa congiunta dove viene lanciata una precisa richiesta per bocca di Roberto Ammatuna, sindaco di Pozzallo: “Fermare la gara d’appalto!”.Agli studenti non basta avere trascinato i sindaci nella battaglia e rilanciano: il 18 novembre organizzano assemblee sul tema contemporaneamente in tutta la provincia. «Anche quella volta è andata bene – ricorda Alessio – perché hanno partecipato tutte le scuole del ragusano. Nella mia, al classico, avevamo in collegamento telefonico Emilio Molinari, il presidente del Comitato italiano per un contratto mondiale sull’acqua: stava facendo assemblea anche lui in un liceo a Milano».Troppo clamore da questi ragazzi.
Franco Andoci, presidente della provincia regionale di Ragusa, eletto con il centro-destra fa il diavolo a quattro e attaca con messaggi del tipo: «questi studenti non sanno quello che fanno e sono strumentalizzati». A spargere un po’ di acqua santa però ci pensa la curia: trenta parroci sottoscrivono una lettera di fuoco contro l’operato dei politici per la gestione dell’acqua, sposando le tesi dei ragazzi. Il vicario di Modica, don Umberto Bonincontro, la presenta e il vescovo di Noto, sua eccellenza Giuseppe Malandrino, l’accetta.Ma non è ancora finita: il 4 dicembre la Cgil organizza un corteo a Ragusa, con la presenza del segretario nazionale della funzione pubblica. La manifestazione riesce tra le più partecipate che Ragusa abbia mai visto. Ma c’è un “trucco”: da Modica ancora una volta sono arrivati in forze con dodici pullman, di cui otto solo di studenti delle superiori.I ragazzi di Modica non ottengono buoni risultati solo in trasferta, ma anche quando giocano in casa raccolgono punti: si mettono a raccogliere firme e quando arrivano a quota mille le portano al sindaco, Piero Torchi.
Il sindaco prende atto della volontà della popolazione e da quel momento mette da parte le direttive di partito (lo stesso di Totò Cuffaro) e schiera la sua giunta sulle posizioni del no alla privatizzazione in tutte le sedi in cui partecipa, in sintonia con la cittadinanza. Già perché i modicani ammirano le idee dei ragazzi: «un giorno fermano F., uno dei nostri – riprende Alessio – che andava in giro senza casco sulla sua moto. Il carabiniere gli prende il documento e mentre legge esclama: ma tu sei quello dell’acqua! Per il bene che avete fatto al paese, per stavolta vattene, ma alla prossima è multa!».Con dicembre arriva anche Emilio Molinari in Sicilia.
Deve tenere una conferenza a Messina. I ragazzi ne sono informati e fanno una macchina per andarlo a sentire. Al ritorno c’è un passeggero in più: si sono portati con loro il relatore e hanno già organizzato che l’indomani parlerà nelle scuole della loro città. Viene organizzata anche una visita a Modica di padre Alex Zanotelli, il missionario comboniano che da anni parla di questo problema mentre fa la spola tra Napoli e Nairobi.Un paio di giorni prima di Zanotelli, arriva invece una notizia, inattesa e tanto voluta: il presidente della provincia ha deciso di sospendere la gara d’appalto.In effetti la gara aveva scricchiolato da tutte le parti sin da quando era nata. «In estrema sintesi – ci spiega la “cittadina invisibile” Barbara Grimaudo – al bando avevano risposto tre società: la Sacecav, l’Acqualia, e l’onnipresente Acoset. La prima è stata esclusa da subito per vizi formali. Poi sono partite le mobilitazioni e l’Assemblea dei sindaci, su proposta del sindaco di Modica, ha adottato un tavolo tecnico con due componenti favorevoli e due contrari alla privatizzazione. Intanto le mobilitazioni sono andate avanti e ciò ha aiutato l’Assemblea a definire una posizione sempre meno favorevole. Alle due società rimaste in lizza è stato chiesto se avessero voluto alzare il costo di gestione dopo il primo anno: l’Acqualia ha risposto positivamente e questa affermazione l’ha automaticamente esclusa.
A quel punto, con una sola concorrente rimasta in corsa e l’insofferenza crescente nell’opinione pubblica, il presidente della provincia ha proposto ai sindaci di annullare tutto».Così l’arrivo di padre Alex diventa prima di tutto una festa. Il programma della visita prevede prima un’assemblea con gli studenti e poi l’incontro nel gabinetto del sindaco. Ma in municipio arriva troppa gente e allora ci si sposta nell’aula del Consiglio. Sui banchi si siedono gli studenti.Alla fine Zanotelli si smarca da sindaco e altri politici e rimane da solo con i ragazzi nel cortile dell’edificio comunale.
Salutandoli raccomanda: «Quello dell’acqua è un tema importante e questa battaglia si farà in tutta Italia, anche con la raccolta delle firme per una legge d’iniziativa popolare. Ma ricordate che ci sono altri pericoli per noi e per le generazioni future, tra i quali anche i rifiuti. State attenti a quello che ne faranno».La legge popolare di cui parla padre Alex è quella promossa dal “Forum italiano dei movimenti per l’acqua”.A fine gennaio 2007 parte la campagna per la raccolta delle 50.000 firme necessarie per il suo approdo in parlamento. Il testo recita delle cose comprensibili, come all’articolo 1: «[...] La presente legge si prefigge l’obiettivo di favorire la definizione di un governo pubblico e partecipativo del ciclo integrato dell’acqua, in grado di garantirne un uso sostenibile e solidale». La sezione dei principi generali è aperta dall’articolo due: «L’acqua è un bene naturale e un diritto umano universale. La disponibilità e l’accesso individuale e collettivo all’acqua potabile sono garantiti in quanto diritti inalienabili ed inviolabili della persona».Il testo completo si trova sul sito http://www.acquabenecomune.org con tutte le informazioni sulla campagna.