La Strategia di Lisbona del 2000 e le competenze chiave per non rimanere ai margini della società

Le competenze di cittadinanza attiva e la scuola

A scuola gli insegnanti di tutte le discipline dovrebbero educare alla cittadinanza attiva. La scuola deve insegnare a partecipare alla vita pubblica e a cercare soluzioni diverse mediante la scienza, la tecnica e le competenze civiche
Fonte: Mosaico di Pace, giugno 2014, rubrica "Chiave d'accesso"

A scuola di cittadinanza attiva

 
A scuola tutti gli insegnanti, di tutte le discipline, dovrebbero educare alla cittadinanza attiva. Questa competenza trasversale fa parte degli obiettivi europei nati con la Strategia di Lisbona del 2000. Scuola e cittadinanza attiva

Cittadinanza attiva e coesione sociale

Nella riunione a Lisbona del Consiglio Europeo (23-24 marzo 2000), che è composto dai vari capi di governo, furono definiti i nuovi orientamenti per l'Unione Europea. Obiettivo: “Costruire un’economia basata sulla conoscenza, per migliori posti di lavoro e maggiore coesione sociale”. Per l’UE occorre “identificare e definire le competenze chiave necessarie per la realizzazione personale, la cittadinanza attiva, la coesione sociale e l'occupabilità in una società della conoscenza”. Nel concetto di “coesione sociale” fa capolino la cittadinanza attiva come competenza fondamentale. Per ottenere coesione sociale occorrono infatti relazioni attive: una rete di scambi di informazioni, solidarietà, coinvolgimento di tutti nella partecipazione civile. Questo processo inclusivo della società civile consolida il senso di identità e di appartenenza a una collettività. La coesione sociale è un indicatore di progresso civile. La coesione sociale crea relazioni favorevoli che consentono non solo una migliore democrazia ma anche un migliore sviluppo economico. Collante di una società coesa in modo non autoritario è appunto la cittadinanza attiva e la partecipazione consapevole alla vita sociale.


Cittadinanza attiva e lifelong learning

L'educazione alla cittadinanza civile non avviene solo a scuola ma è il frutto di un mix di apprendimenti formali e informali durante l'intero corso della vita. Siamo in presenza quindi di un'educazione e un apprendimento permanente (lifelong learning) in cui giocano un ruolo chiave le città, intese come ambienti di apprendimento.

 

Cittadinanza attiva e smart city

Nel sito europeo sulle smart city troviamo indicatori che riguardano la cittadinanza attiva. Le smart city sono città in cui viene progettata una riduzione dei consumi energetici e, contemporaneamente, viene perseguito (con l'uso delle reti e delle tecnologie più avanzate) un incremento dell'efficienza per traguardare obiettivi di sostenibilità ambientale. In queste città l'aspetto ecologico è strettamente collegato anche alla qualità della partecipazione sociale che viene monitorata con macroindicatori del tipo smart people, smart governance, smart living. In questi macroindicatori spiccano indicatori più specifici quali: creatività, pluralità sociale ed etnica, spirito di innovazione, apertura mentale, visione cosmopolita, partecipazione alla vita pubblica, partecipazione alle scelte politico-amministrative, trasparenza di governo, disponibilità di reti per comunicare, gestione sostenibile delle risorse, e così via.Le città del futuro – quelle sostenibili, partecipative e smart – sono quindi i laboratori urbani della cittadinanza attiva fatta di trasparenza e accesso ai dati e di competenze civiche per trasformare la ricchezza informativa in partecipazione consapevole. E per fare della partecipazione la base per apprendimenti formali e informali in cui la scuola dovrà svolgere un ruolo decisivo, assieme ai nuovi social network dal basso e ai tradizionali mezzi di comunicazione di massa.


Cittadinanza attiva e politica

La cittadinanza attiva è inevitabilmente collegata al concetto di cooperative learning. L'apprendimento cooperativo è infatti alla base della qualità della partecipazione che non potrà che essere basata su una suddivisione dei compiti e su un interscambio fra competenze diverse. E questo va in netta controtendenza con la ricerca del leader, del capopopolo che oggi spesso viene cercato in campo politico. Dalla semplice capacità oratoria (basata su discorsi di poesia sociale o su invettive condite con lo sberleffo o su marketing politico costruito da frasi ad effetto) si dovrà passare ad una più sobria ma efficace capacità di creare gruppi cooperativi in cui la leadership è collettiva. Squadre di persone diverse e ognuna con ruoli chiave. Questo tipo di cittadinanza attiva richiede una diversa politica, meno scenografica e più attenta alla risoluzione dei problemi. Stiamo parlando di una cittadinanza attiva del problem solving e del fact checking.

 

Cittadinanza attiva e scuola

Per fare questo occorre una scuola che superi le discipline e formi competenze trasversali, dando centralità ad un apprendimento civico che faccia costruire cittadinanza soprattutto con i saperi scientifici, e non solo con quelli umanistici. Occorre ritornare alla scienza che era spina nel fianco al potere, come con Galileo, che smentiva l'arroganza e le certezze di chi comanda. La soluzione creativa dei problemi, il controllo delle affermazioni dei politici, la verifica seria e implacabile degli annunci pubblici (a cui spesso non segue il mantenimento degli impegni presi) deve essere alla base di una nuova forma di educazione sociale. La scuola deve insegnare a controllare, a conservare la memoria, a cercare soluzioni plurime allo stesso problema, a trasformare i cittadini impazienti in cittadini esigenti, e a ridare una speranza fondata ai tanti rassegnati che stanno rinunciando alla partecipazione democratica.

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