Conflitti

Abusi sui detenuti nelle prigioni afgane

14 marzo 2005
Douglas Jehl
Fonte: New York Times

Washington - Due prigionieri afgani sotto la custodia americana, deceduti nel dicembre 2002, erano stati incatenati al soffitto, presi a calci e picchiati dai soldati fino alla morte, secondo un rapporto degli investigatori militari non ancora reso pubblico. Un soldato semplice Willie V. Brand è stato accusato di omicidio colposo durante un’udienza a porte chiuse tenutasi il mese scorso in Texas. Il soldato Brand che ha ammesso di aver picchiato il detenuto Dilawar 37 volte è stato accusato di averlo reso invalido ed ucciso in 5 giorni “danneggiando a ginocchiate il tessuto muscolare delle gambe”. L’aggressione è stata tanto violenta che “se anche fosse sopravvissuto, entrambe le gambe sarebbero state amputate”, riferisce il rapporto dell’esercito, a seguito di un’ispezione medica. Il rapporto di Human Rights Watch fornisce un primo esame degli eventi che hanno portato alla morte i detenuti Mullah Habibullah e Dilawar al Bagram Control Point, 40 miglia a nord di Kabul. I fatti si sono verificati 1 anno prima dei fatti di Abu Ghraib. Tra gli accusati degli omicidi a Bagram anche i membri della Compagnia A del 519° Military Intelligence Battalion di Fort Bragg N.C. Il battaglione è stato poi inviato in Iraq ed alcuni soldati, impiegati negli interrogatori ad Abu Ghraib, sono stati accusati di alcuni abusi. Il rapporto dell’esercito ha chiarito che gli abusi di Bagram sono andati oltre le due morti. Un inquirente incaricato di accertamenti sul 519° Battaglione riferisce di “aver messo il suo pene sul volto” di un detenuto afgano e poi di aver “finto di sodomizzarlo (attraverso i vestiti)”. L’esercito parla di “informazioni attendibili”, secondo le quali 4 militari avrebbero aggredito Dilawar ed un altro prigioniero con “calci all’inguine ed alle gambe, sbattendolo contro il muro o su un tavolo, nonostante il dolore delle percosse, e versando acqua nella sua bocca fino a non farlo più respirare”. Gli ufficiali americani in Afghanistan inizialmente riferirono che la morte nella cella di isolamento del detenuto Habibullah nel dicembre 2002 e quella di Dilawar in un’altra cella 6 giorni dopo, erano da ricondursi a cause naturali. Il tenente colonnello Daniel K. McNeill, al commando delle forze in Afghanistan in quel periodo, negò che i prigionieri fossero stati incatenati al soffitto o che le condizioni a Bagram rappresentassero un rischio per la vita dei detenuti.

Ma a seguito di un’indagine del New York Times, l’esercito ha riconosciuto le morti come omicidi. Lo scorso autunno, 28 soldati e riservisti sono stati accusati di atti criminosi, compreso l’omicidio colposo.

Tuttavia solo il soldato Brand, della polizia militare della 377° compagnia di Cincinnati, ed il sergente James P. Boland, della stessa unità, sono stati incriminati. L’ imputazione di Boland è stata resa nota la scorsa estate, mentre quella di Brand è stata riportata sugli atti delle udienze di Fort Bliss, Texas, del 3 gennaio e del 4 febbraio.

I nomi di altri ufficiali e soldati accusati non sono stati resi noti. Ma nei nuovi rapporti è scritto il nome del Capitano Carolyn A. Wood, a capo dell’intelligence militare a Bagram. I rapporti concludono che il Capitano Wood ordinava di interrogare i prigionieri incatenati ed in piedi per evitare problemi agli inquirenti. In verità, le tecniche utilizzate erano infliggere dolore e privare del sonno.

Un rapporto dell’esercito del 1° Giugno, relativo alla morte di Habibullah, ha identificato il capitano Christopher Beiring della 377° Compagnia di Polizia Militare quale “colpevole di inefficienza nello svolgimento del proprio dovere, permettendo a molti soldati di maltrattare i detenuti fino alla morte di Habibullah, trattasi pertanto di omicidio colposo”.

Il Capitano Wood della Compagnia A ha partecipato anche agli interrogatori ad Abu Ghraib. Due rapporti del Dipartimento per la Difesa riferiscono che una serie di interrogatori da lei condotti, andati oltre quando impartito dai comandanti, possono aver portato agli abusi ad Abu Ghraib. Gli sforzi per contattare il Capitano Wood, il Capitano Beiring ed il Sergente Boland e per conoscere l’identità degli avvocati sono stati vani. Tutti sono stati citati nei rapporti del Pentagono e sui nuovi casi sull’Afghanistan; nessun commento pubblico. Il nome dell’avvocato di Brand non appare sugli atti del processo e gli ufficiali hanno riferito che né il soldato né l’avocato hanno intenzione di rilasciare dichiarazioni. John Sifton che si occupa di Afghanistan per Human Rights Watch afferma che la documentazione prodotta dimostra che le percosse e le posizioni logoranti erano largamente utilizzate e che “non erano casi isolati in Afghanistan nel 2003, non si tratta di eccezioni”.

“Human Rights Watch ha precedentemente documentato con interviste ai detenuti che molti altri prigionieri sono stati picchiati a Bagram e Kandahar dal 2002 in poi” scrive Stifton su una e-mail.

Nel suo rapporto, pubblicato in questa settimana, il Vice Ammiraglio Albert T. Church III ha citato le morti di Habibullah e Dilawar come esempi di abusi avvenuti durante gli interrogatori. Church conferma che gli investigatori dell’esercito dichiarano che gli abusi “non hanno niente a che vedere con le tecniche di interrogatorio consentite”. Ma l’ammiraglio Church ha riportato che in entrambi i casi “il personale medico potrebbe aver mal riferito le circostanze della morte, forse per nascondere gli abusi” e che il generale medico stava rivedendo il “trattamento medico” dei due casi e di un altro. La descrizione specifica della causa delle morti dei due uomini è arrivata dal Pentagono che ha riferito che entrambi hanno riportato “traumi alle gambe” e che gli investigatori hanno stabilito che essi sono stati picchiati da “più soldati” usando soprattutto ginocchia. Gli ufficiali del Pentagono informano inoltre che sono state colpite maggiormente le gambe perché le percosse fossero meno visibili. Entrambi sono stati legati al soffitto, uno per la vita e l’altro per i polsi, sebbene i piedi toccassero al suolo. Entrambi sono stati catturati dalle forze afgane e deferite all’esercito americano per l’interrogatorio. Habibullah, fratello di un ex-capo talebano, è morto per embolia polmonare probabilmente causata da un coagulo formatosi sulle gambe a causa delle percosse, questo quanto riportato nel rapporto del 1° Giungo 2004. La morte di Dilawar, cardiopatico, nel rapporto del 6 giugno, è stata causata da “un trauma alle estremità inferiori che ha aggravato la patologia coronarica”.

Note: Traduzione Noemi di Leonardo per www.peacelink.it
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