Una risorgente Russia sfida gli USA
La ‘guerra al terrorismo’ di Washington è stata architettata allo scopo di imporre militarmente l’egemonia economica e geopolitica degli Stati Uniti a livello globale. Invece che soggiogare la Russia, la ‘guerra al terrorismo’ sta incoraggiando Mosca a rafforzare le sue relazioni con i principali nemici di Washington. La guerra sta anche sovralimentando l’economia della Russia. Durante i prossimi quattro anni, la Russia sfiderà in maniera crescente gli obiettivi della politica estera della amministrazione Bush.
Il dominio del mondo
Lo scopo dichiarato della amministrazione Bush per la ‘guerra al terrorismo’ è quello di eliminare il pericolo di attacchi terroristici contro gli Stati Uniti. Invece che indirizzare la causa che è alla base del terrorismo, nominalmente le impopolari politiche nel Medio Oriente, la amministrazione Bush ha optato per l’invasione dell’Afghanistan e dell’Iraq allo scopo di estirpare il terrorismo internazionale. Il terrorismo internazionale ne è stato rafforzato dopo tre anni di guerra come evidenziato dall’aumento improvviso di attacchi terroristici a livello mondiale.
In aggiunta allo sfrenato terrorismo in Iraq, Israele e nei Territori Palestinesi, gli attacchi terroristici sono andati crescendo attraverso tutto il Medio Oriente, l’Africa e l’Asia. Il terrorismo ha avuto anche un suo impatto in Europa. E’ quasi inconcepibile che i pianificatori del Pentagono e della amministrazione Bush abbiano trascurato l’impatto che l’azione militare Statunitense in Afghanistan e Iraq avrebbe avuto sul terrorismo. Anche degli ufficiali del governo non possono essere tanto ignoranti.
Ben consapevole del proprio impatto sul terrorismo, si va sul sicuro assumendo che la amministrazione Bush ha avuto un altro motivo per lanciare la ‘guerra al terrorismo’. E’ praticamente certo che questo motivo sia quello di stabilire l’egemonia economica e geopolitica Statunitense a livello globale. A supportare questa idea è la inclinazione fortemente unilaterale della politica estera di Washington. In aggiunta all’invasione dell’Iraq, l’unilateralismo ha caratterizzato l’azione della politica estera Americana in questioni che andavano dal commercio internazionale all’isolamento dei regimi canaglia.
Non più sottomessa
Inizialmente, Mosca ha sostenuto la ‘guerra al terrorismo’ di Washington. Tuttavia, l’invasione Statunitense dell’Iraq ha mutato questo sostegno in resistenza, e successivamente in uno sforzo attivo di controbilanciare gli Stati Uniti. Negli ultimi due anni sia Washington che Mosca hanno cercato di rafforzare la loro influenza nell’Asia Centrale e nel Caucaso. Gli eventi che hanno caratterizzato la recente elezione in Ucraina indica che la competizione per una maggiore influenza fra gli USA e la Russia è cresciuta.
In maniera ancor più significativa, Mosca sta lavorando diligentemente per rafforzare i suoi legami con l’Iran, la Siria e la Cina – paesi che Washington considera essere suoi avversari. In aggiunta al rifornimento di Tehran con tecnologia nucleare ad uso duale, la Russia sta anche vendendo all’Iran un ampio apparato di equipaggiamento militare convenzionale. Molti credono che Mosca stia anche rifornendo Tehran di tecnologia missilistica ed equipaggiamento.
All’inizio di quest’anno, i media Israeliani hanno riportato che la Russia aveva concluso un accordo con Damasco per vendere alla Siria sofisticati missili a spalla e stazionari. Sia la Siria che la Russia hanno negato l’esistenza di questo accordo. Tuttavia, i benefici da un tale accordo sia per Mosca che per Damasco sono indubbi.
Il riavvicinamento fra Mosca e Beijing nel 2004 è stato un evento geopolitico estremamente rilevante che è passato largamente inosservato in Occidente. Oltre al regolamento di dispute di confine di lunga data e ad avere approfondito i propri legami commerciali, la Russia e la Cina hanno concordato di tenere esercitazioni militari congiunte nel 2005. Le ultime esercitazioni militari congiunte fra la Russia e la Cina si erano avute nel 1958.
Simile alle più strette relazioni con la Siria e l’Iran, la nuova amicizia fra Mosca e Beijing ha incoraggiato la vendita da parte della Russia di sofisticato equipaggiamento militare alla Cina. In maniera alquanto interessante, anche le relazioni fra Beijing e Tehran si sono fatte più calde recentemente. Appare chiaro che l’asse Mosca – Beijing - Tehran è designato a contrastare la politica estera Statunitense in Eurasia, in Medio Oriente e in Asia.
Il predominio della Russia
La ‘guerra la terrorismo’ della amministrazione Bush è finita essere un vero e proprio regalo per l’economia Russa. Questa guerra ha avuto un effetto di contenimento della crescita della produzione globale di petrolio, spingendo quindi più in alto i prezzi internazionali del petrolio. I più alti prezzi internazionali del petrolio hanno fatto crescere marcatamente le esportazioni di petrolio e di gas della Russia, le quali a loro volta hanno sospinto una accelerata crescita economica.
In aggiunta alle esportazioni di petrolio e di gas, la ‘guerra al terrorismo’ ha anche alimentato una rapida crescita delle esportazioni di armi da parte della Russia. Nel 2004, la produzione di combustibile e di armi ha contato direttamente per circa il 30% del Prodotto Interno Lordo sulla produzione, per il 65% del totale delle esportazioni e per il 50% dei ricavi di imposta del governo federale.
Il contributo delle esportazioni di combustibile e armi al PIL sulla spesa è molto più ampio che il suo contributo al PIL sulla produzione. Oltre a costituire la maggior parte dell’investimento domestico e estero, i ricavi di imposta generati dalla produzione di combustibile e armi e le esportazioni hanno finanziato una forte crescita dei salari e dei guadagni pensionistici, che a loro volta hanno incentivato il consumo privato.
La rielezione del presidente George Bush praticamente rende certo che la ‘guerra al terrorismo’ si intensificherà durante i prossimi quattro anni, sostenendo una forte crescita economica in Russia. Questo rafforzerà l’abilità di Mosca a sfidare le intenzioni egemoniche della amministrazione Bush.
L’asso nella manica del Cremlino
Nel 2005 la Russia molto probabilmente sorpasserà l’Arabia Saudita come il maggiore esportatore di petrolio a livello mondiale. Questo, combinato con la continua contrazione degli stock di petrolio a livello globale, fornisce a Mosca un enorme potere di influenza sui prezzi internazionali del petrolio. La Russia potrebbe facilmente spingere il prezzo del greggio sopra i 100 dollari a barile riducendo la produzione di petrolio. Nessun altro paese produttore di petrolio, inclusa la Arabia Saudita, possiede una sufficiente capacità produttiva di riserva per contrastare un taglio di produzione da parte della Russia.
Controllando effettivamente i prezzi internazionali del petrolio, la Russia potrebbe minare la crescita economica degli USA. Ancora più importante il fatto che la Russia potrebbe incoraggiare la svalutazione del dollaro, rinominando il suo sostanziale commercio energetico con l’Europa con il passaggio dal dollaro all’euro. Ridenominazione che è sostenuta sia dalla Russia che dall’Unione Europea, e che forzerebbe le banche centrali Europee a ribalanciare le proprie riserve di valuta straniera in favore dell’euro.
Invece di imporre l’egemonia economica e geopolitica nel mondo, la ‘guerra al terrorismo’ sta rendendo gli Stati Uniti vulnerabili in maniera crescente ad una profonda recessione economica consegnata da Mosca a Washington. La amministrazione Bush dovrebbe prendere in considerazione tutto questo, quando formula piani di espansione del potere Statunitense nella sfera tradizionale di influenza della Russia o quando progetta di minare il governo dell’Iran. Senza questa considerazione, Washington rischia una vera e propria guerra economica.
Tradotto da Melektro per www.peacelink.it
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