Afghanistan e Nepal, un impegno concreto per le donne
AFGHANISTAN: AI CENTRI DONNA E’ TEMPO DI ESAMI E DI GIOIA
Nei giorni scorsi si sono conclusi i corsi di alfabetizzazione e formazione professionale iniziati nei Centri Donna a settembre. Le beneficiarie sono pronte ora a ricevere il credito e avviare un’attività. La nostra responsabile progetti, Simona Lanzoni, ci racconta le due giornate di esami e consegna dei diplomi.
Il 17 e 18 marzo nei Centri Donna. si sono svolti gli esami di fine corso, tenuti dalla commissione Pangea. Mentre faceva i conti una donna si è accucciata sotto un tavolo per concentrarsi, mentre le altre più veloci avevano già finito! Era così buffa! Molte di loro hanno realmente avuto una grande occasione. Non nego che vedere scrivere e far di conto delle donne che a settembre non sapevano neanche tenere la penna in mano fa un certo effetto! Al giorno degli esami è seguito il giorno della celebrazione, dove si sono consegnati i certificati di frequenza e un piccolo regalo. Le donne ridevano e allo stesso tempo erano tristi, perchè consapevoli che qualcosa per loro ora sta cambiando. Su loro richiesta, alcune donne continueranno a incontrarsi nei Centri per proseguire gli incontri su sanità e diritti umani.
Abbiamo incontrato anche i loro mariti, fratelli e figli, per verificare se potevano essere sensibilizzati. Oggi c’è stato il secondo incontro, ma senza grandi risultati: gli uomini devono portare a casa i soldi e tutti si ritengono alfabetizzati, quindi abbiamo visto che loro non avevano necessità, se non di un salario. L’idea di un’educazione al maschile non è stata abbandonata, continueremo ad insistere per vedere se riusciamo. Il cambiamento in Afghanistan è lento e sopratutto è un cambiamento di mentalità: cambiare qui vuol dire decidere che una persona possa prendere la responsabilità di se stessa di fronte agli altri! E le donne che hanno seguito i corsi ora cosa faranno? Chi ha deciso di prendersi la propria responsabilità ed essere soggetto attivo nella propria famiglia e nella società, riceverà un microcredito per lavorare in casa; altre lavoreranno insieme per creare un piccolo consorzio di donne, un centro di produzione, all'interno del centro donna. Ecco la prossima scommessa per vedere se anche loro saranno capaci di prendere la loro vita in mano!
Nel frattempo stiamo aprendo il terzo centro donna e negli altri due sono già cominciati i nuovi corsi per altre 100 beneficiarie!
AFGHANISTAN: LETTERE DALLE FAMIGLIE
Nell’ultimo mese le associazioni locali con le quali stiamo implementando i Centri Donna hanno ricevuto delle lettere da parte dei famigliari delle beneficiarie. Ve ne proponiamo alcune, significative per comprendere come il lavoro sia stato apprezzato anche dagli uomini della famiglia. La strada perché l’uomo favorisca l’emancipazione della donna è ancora lunga, ma questo è un primo passo positivo.
Al centro donna AWATVA
Nel nome di Dio
Cara e rispettevole direttrice di AWATVA
Sono Shakila, una delle studentesse del suo centro, le scrivo perché la voglio ringraziare per il suo prezioso aiuto, lei ci ha dato la possibilità di imparare una professione come la lavorazione della pelle e di alfabetizzarci, di conoscere molto su igiene e diritti umani. Spero che il suo sforzo ci dia buoni frutti nel futuro e per il suo ufficio, per la ricostruzione del nostro paese.
Sinceramente
Shakila
Alla Direttrice di AWATVA
Attraverso questa lettera voglio ringraziare il centro di AWATVA. Mia figlia Aliha studia in questo centro da sei mesi e la sua maniera di pensare è cambiata, in particolare conosce molte cose sui diritti umani come anche sul tema della salute e cerca di trasmetterci la sua conoscenza coinvolgendo tutta l’intera famiglia.
Come padre sono soddisfatto di mia figlia. A tutto lo staff di AWATVA che ha fatto questo importante lavoro per la nostra gente, spero per voi che raggiungerete molti traguardi e successo nel vostro lavoro.
Vi auguro il meglio del meglio.
Hadee
Prima di tutto Voglio porgere i miei migliori saluti alla rispettabile Direttrice e a tutto lo staff di AWATVA!
Sono veramente grato a Shoaila, la direttrice di AWATVA, che ha fatto un buon lavoro e ha servito in maniera meravigliosa il suo popolo inaugurando questa organizzazione per coloro che sono lontane dall’educazione e dal lavoro. In questa maniera le donne potranno risolvere parte dei loro problemi. E ancora molte grazie alle impegnate e attivissime insegnanti di diritti umani, di sartoria, e tutte le altre che hanno svolto benissimo le loro attività, apprezziamo molto il loro talento e siamo orgogliosi che oggi esistano nella nostra società donne come loro, che hanno così tanta conoscenza, e che la mettono a disposizione per aiutare le persone a risolvere i loro problemi.
Di nuovo grazie a tutto lo staff di questa organizzazione.
Mohammad Hussein Fratello di Zahara
Ad AWATVA
Alle rispetabili insegnanti:
Sohaila jan
Khalida jan
Maryam jan
Najeeba jan
Safia jan
Io sottoscritto Qurban Ali, padre della studentessa Fatima, Vi invio i miei migliori auguri nella speranza che voi li accettiate. Inoltre auguro successo a tutte voi e alle vostre rispettabili famiglie. Apprezziamo molto il vostro lavoro per la vostra gentilezza e disponibilità con le donne del centro. Questo perché ho visto molti cambiamenti nel comportamento e nella maniera di vivere di mia figlia, e questo è il risultato della vostra attenzione nei confronti di mia figlia. Noi proveniamo da una famiglia molto povera e un giorno sono sicuro che mia figlia sarà in grado di aiutare la famiglia per uscire da questo problema. Spero che raggiungiate ogni successo nel vostro lavoro.
Di nuovo grazie molte.
Qurban, padre di Fatima
Care,
sono il marito di Shanaz M. I. studentessa del laboratorio sulla lavorazione della pelle, vorrei ringraziare l’insegnante che ha insegnato questo a mia moglie, e anche le altre. Ora noi siamo capaci di fare un lavoro che prima non conoscevamo assolutamente. Vorrei inoltre ringraziare l’insegnate di alfabetizzazione, di diritti umani e sanità e igiene perché hanno avuto un ottimo comportamento con mia moglie e hanno insegnato molto bene, con un ottimo comportamento nei confronti di tutte le donne. Ora mia moglie non è più analfabeta come prima e conosce molto, sa anche come tagliare e misurare la pelle. Speriamo che in futuro, grazie a quanto appreso, potremo aiutare il nostro paese e la nostra famiglia. Tutte le studentesse che vengono nel centro sono povere, quindi speriamo che in futuro possiate aiutarci a migliorare la nostra condizione economica. Per finire voglio ringraziare la direttrice Sohaila che ha gestito il centro in maniera perfetta.
Marito di Shanaz
Questo è un tema sulle insegnanti e sul mio sentire sul centro.
Prima di tutto voglio ringraziare Sohaila Jan e Simona Jan, prego il mio dio che tutte le insegnanti siano in salute. Sono veramente felice delle mie insegnanti perché ho imparato tante cose da loro e ci guidano bene. Voglio continuare a venire dall’inizio alla fine a questo corso, ho imparato diritti e voglio indicare tutti i soggetti che abbiamo imparato: diritti all’interno della società, diritti umani, diritti con i genitori e come difenderci per i nostri diritti. Non solo io, ma tutte le studentesse hanno imparato a difendere i loro diritti. Alla fine voglio ringraziare Mariam jan, Kahlida jan, Najeba jan, l’insegnante di lavorazione della pelle il signor Jalalludin e ancora grazie per la conoscenza che mi avete dato attraverso questi corsi. Ho scritto questo tema e spero che non ci siano errori, la vostra studentessa Safia.
Poema
Come noi sappiamo le donne in tutte le società,
particolarmente nella società afgana,
non hanno così tanta importanza come dovrebbero avere.
Durante tutta la storia le donne sono sempre state diseredate dai loro diritti,
ora dobbiamo ringraziare Dio che dopo il nero regime dei talebani,
il regime che mise sotto i piedi qualsiasi tipo di diritto,
ora c’è una finestra aperta per il popolo afgano,
specialmente per noi donne.
Oggi le donne afgane grazie all’aiuto di gentili e grandi personalità
hanno potuto svolgere buone attività
ora mostriamo noi stesse parte attiva della nostra società.
Per questo motivo ringraziamo Sohaila jan di portare cambiamenti positivi,
di rompere con il nero passato,
è lei che ha lavorato molto.
Speriamo che lei potrà essere una donna di successo in ogni settore della sua vita.
Siddika
NEPAL: HA PRESO IL VIA IL PROGETTO SHARMA
A Kathmandu sono pochi i militari che pattugliano le strade. Rispetto ai mesi precedenti il colpo di stato del re, per le strade si incontrano meno pattuglie. La situazione nella capitale è apparentemente calma mentre non è possibile sapere tramite i media cosa succede fuori dalla valle di Kathmandu. È certa la notizia che dal 2 aprile i maoisti hanno indetto uno sciopero in tutto il Paese eccetto che per la valle di Kathmandu. Il Nepal ha già vissuto scioperi maoisti subendo la paralisi che questi comportano. Si registra spesso un’adesione di massa, non perché tutti gli abitanti siano schierati a favore dei maoisti, ma semplicemente perché questi minacciano di far saltare in aria tutti i veicoli che escono in strada. È già successo altre volte, infatti, che nei giorni di sciopero, alcuni autisti siano stati fermati dai guerriglieri, intimati a scendere dal veicolo e poi costretti a vedere il loro mezzo saltare in aria. Il prossimo sciopero durerà 10 giorni, costringendo alla paralisi i cittadini. Nonostante Kathmandu non ne dovrebbe essere investita se ne vedranno facilmente le ripercussioni. L’impossibilità per i veicoli di muoversi comporterà il blocco di generi alimentari e di carburante e il conseguente aumento dei prezzi. Il clima attuale non permette di conoscere l’opinione dei cittadini riguardo la situazione politica, l’unica cosa certa è che gli abitanti continuano a subire dal 1996 una guerra civile che conta migliaia di vittime e che nel 2004, ha registrato il più alto numero di sparizioni di civili rispetto agli altri paesi del mondo.
In queste settimane è stato allestito l'ufficio centrale a Kathmandu dando così concretamente l'avvio al Progetto Sharma. Nei primi giorni di aprile incontreremo le presidenti dei gruppi di Sindupalchowk, Panchtar, Dang e Jhapa (le province coinvolte nel progetto) per confrontarci sull'apertura dei centri donna, punti di riferimento per le realtà locali e fulcro dell'erogazione del microcredito. L'incontro con queste donne sarà la prova della volontà degli abitanti di andare avanti nonostante la situazione politica ponga numerosi e preoccupanti ostacoli e abbia anche rallentato l’andamento del progetto.
Alessandra Giudiceandrea
Coordinatrice Progetto Sharma
All’inizio di marzo Renu Sharma Upreti, presidente della The Women’ Foundation del Nepal, associazione locale che sta lavorando con Pangea sul progetto Sharma è venuta in Italia e abbiamo avuto modo di approfondire con lei la situazione delle donne nepalesi.
In Nepal le donne sono prive dei più elementari diritti come la cittadinanza, sono vittime di abusi da parte di esercito e polizia, picchiate e a volte uccise solo perché sono vedove o povere. Sperimentano ancora molte difficoltà dovute alle tradizioni del passato e al condizionamento culturale; per esempio esistono 116 leggi che contengono palesi discriminazioni tra i due sessi. Uno dei fatti più sconcertanti è che le donne non sono riconosciute all’atto della nascita e possono acquisire la cittadinanza solo dopo aver superato i 15 anni. Molte, però, si sposano prima di aver compiuto quella età e perciò spetterà al marito la responsabilità di chiedere per loro la cittadinanza, cosa che non sempre accade. Senza documenti che provano la sua esistenza una donna non può aprire un conto in banca, andare all’estero, comprare beni di valore come case e terreni, ottenere un lavoro. Se poi una donna in possesso di regolari certificati di cittadinanza viene violentata e ha un bambino, questo non sarà comunque riconosciuto all’atto della nascita perché il piccolo è nato senza padre. Un altro problema in Nepal è l’esistenza della poligamia: una donna può ricorrere a vie legali se il marito non le fornisce la necessaria assistenza finanziaria, ma non può impedirgli di avere più di una moglie, perché questo resta legale. Le vedove o le donne molto povere, probabilmente perché rimaste sole e indifese, sono poi le più vulnerabili agli attacchi della società e in certi casi finiscono per essere tacciate di stregoneria, credenza di stampo medioevale purtroppo ancora viva nel Nepal del ventunesimo secolo. Dal 2003 al 2004, 22 donne sono state bruciate vive o picchiate a morte in varie parti del Paese perché considerate streghe. In una nazione che dal 1996 è teatro della guerriglia tra esercito governativo e ribelli maoisti, ci sono anche molte donne vittime di abusi da parte di militari e polizia. L’ultimo caso conosciuto è avvenuto di recente, il 4 marzo, quando una ragazzina di 12 anni è stata violentata da uomini dell’esercito: il padre della bimba e un insegnante, giunti sul posto in soccorso della vittima, sono stati posti in stato di fermo dalle forze di sicurezza. L’episodio è avvenuto nel distretto occidentale di Kapilbastu dove, qualche giorno prima, si era verificato un disastro di cui i media nazionali hanno taciuto: gruppi di uomini dell’esercito impegnati nella caccia ai ribelli hanno dato fuoco a centinaia di abitazioni di civili, provocando lo sfollamento di oltre 7.000 persone. Gli attivisti per i diritti umani che intendevano recarsi nella zona per verificare di persona abusi e violazioni sono stati fermati all’aeroporto.
PANGEADOVE
Il 2 aprile su Io Donna, inserto de Il Corriere della Sera, uscirà un'intervista a Renu Sharma Upreti, presidente della The Women's Foundation con cui Pangea sta svolgendo in Nepal il Progetto Sharma a favore delle donne nepalesi.
PANGEAINCONTRA
Dal 5 al 10 aprile Pangea sarà presente dal Teatro Carcano di Milano in C.so di P.ta Romana 63 con un banchetto di sensibilizzazione sui propri progetti in occasione dello spettacolo teatrale di Ottavia Piccolo, "Terra di latte e Miele".
Presso l'Hammam della Rosa di V.le Abruzzi 15 a Milano, nello stand fisso dedicato a Pangea sono disponibile le ciabattine infradito in cuoio, per Lei e per Lui, lavorate a mano arrivate da pochi giorni dal Kenya.
Per informazioni:
Fondazione Pangea Onlus
Via Cusani, 10 – 20121 Milano
tel. 02 733 202 – fax 02 36561754
htto://www.pangeaonlus.org
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