Abu Ghraib un anno dopo
Quando le fotografie della prigione di Abu Ghraib emersero un anno fa l’amministrazione Bush dichiarò che adesso gli Iracheni avrebbero visto che esiste la giustizia negli Stati Uniti. I principali Senatori Repubblicani, ossia John Warner, Lindsay Graham e John McCain, promisero che tutti quelli colpevoli sarebbero stati ritenuti responsabili dell’accaduto, non importa quale ne fosse stato il rango.
Implicita era la speranza che gli Iracheni non stessero osservandoli troppo da vicino.
L’Ispettore Generale dell’Esercito ha recentemente annunciato che hanno completato le loro indagini, che tutti gli alti ufficiali investigati sono stati esonerati dai loro incarichi eccetto per un Generale di Brigata che ha ricevuto un rimbrotto amministrativo. Non c’è stata alcuna indagine nei confronti degli alti ufficiali della amministrazione per i quali esistono le prove di una loro complicità nei fatti, incluso il Segretario della Difesa Donald Rumsfeld, l’ex direttore della CIA George Tenet, il Segretario di Stato Condoleeza Rice e il Procuratore Generale Alberto Gonzalez. E, naturalmente nessuno ha chiesto quello che il Presidente Bush sapeva e quando lo ha saputo o se abbia firmato documenti che autorizzavano gli abusi sui prigionieri come la relazionata politica dell’estradizione, secondo la quale i sospetti vengono spediti in altri paesi allo scopo di essere torturati. La punizione è stata limitata a capri espiatori di basso rango.
Ancor prima che le fotografie venissero rese pubbliche, gli articoli dei giornali, i rapporti dei gruppi per i diritti umani, della Croce Rossa Internazionale, della Red Crescent, e di altre agenzie umanitarie avevano affermato che la tortura, la degradazione, e il trattamento disumano erano divenuti il modus operandi della amministrazione Bush in Afghanistan, nella Baia di Guantanamo e in Iraq. Questo aveva incluso i ripetuti rapporti riguardanti la morte e i casi di suicidio da parte di persone tenute sotto la custodia militare Statunitense.
Il Generale Antonio Taguba, che per primo aveva investigato lo scandalo della prigione di Abu Ghraib aveva scoperto “numerosi incidenti di evidenti abusi criminali, sadici e arbitrari” che costituivano “un sistematico e illegale abuso nei confronti dei detenuti” della prigione di Abu Ghraib. Quando testimoniò l’11 Maggio davanti alla Commissione Senatoriale per le Forze Armate disse che quello che era successo era il risultato di un diffuso fallimento da parte della leadership “dal comandante di brigata scendendo giù nella gerarchia militare, a causa della mancanza di disciplina, di un qualunque addestramento e di supervisione.”
Non ci sono dubbi che gli ufficiali ai livelli più alti della amministrazione Bush sapevano delle torture in corso:
1. Il Comitato Internazionale della Croce Rossa ha pubblicato rapporti che concernevano l’abuso dei prigionieri sulla base di interviste private con prigionieri di guerra e internati civili. Andando indietro fino al Maggio 2003, la Croce Rossa aveva riportato ai militari di 200 imputazioni riguardanti gli abusi. La Croce Rossa aveva dichiarato che il presidente della organizzazione, Jakob Kellenberger, si era lamentato degli abusi perpetrati nella prigione direttamente con gli ufficiali di più alto grado della amministrazione, e questo durante una visita di due giorni a Washington alla metà di Gennaio, quando si era incontrato con il Segretario di Stato Condoleeza Rice, a quel tempo Consigliera per la Sicurezza Nazionale, e con il Primo Vice Segretario della Difesa Paul Wolfowitz in un incontro del Maggio 2003.
2. Nel Luglio 2003, Amnesty International aveva inviato alla amministrazione un Memorandum riguardante le Problematiche Relazionate alla Legge e all’Ordine in Iraq. Il Memorandum includeva imputazioni sulle torture e sui maltrattamenti di detenuti Iracheni da parte delle forze Statunitensi e della Coalizione.
3. In una lettera del 7 Maggio 2004 inviata al Presidente Bush e firmata da 9 delle maggiori organizzazioni per i diritti umani si affermava: “Per più di un anno, le sottoscritte organizzazioni e altri hanno ripetutamente chiesto a voi e ai più alti ufficiali nella vostra amministrazione di agire prontamente e con forza e di ripudiare pubblicamente le affermazioni fatte da ufficiali dei servizi segreti e di assicurare che il trattamento dei detenuti è in linea con la legge umanitaria internazionale.” La lettera concludeva affermando: “Una azione straordinaria da parte vostra è adesso richiesta per cominciare a porre rimedio a questo danno e, nel lungo periodo, mettere fine a questo schema della tortura e del trattamento crudele.”
4. Amnesty International aveva pure sostenuto l’esistenza di casi di tortura e di degradazione nel trattamento dei prigionieri e dei detenuti risultanti dalla guerra in Afghanistan, incarcerati in quel paese come pure nella Baia di Guantanamo, Cuba.
Da quando le fotografie sono state rese pubbliche, la prova dei diffusi e continuati abusi dei prigionieri è divenuta indiscutibile. Le successive indagini da parte dei media, dei gruppi per i diritti umani e dello stesso esercito hanno rivelato centinaia di casi di tortura e di abusi sui detenuti in Iraq, Afghanistan e nella prigione della Baia di Guantanamo. Una serie di prove che includevano vari documenti mostravano che abusi quali il ricorso ai cani e a dolorose manette, erano stati approvati da comandanti di alto grado dell’esercito e dal segretario della difesa, mentre la CIA aveva approvato pratiche estreme compreso l’annegamento simulato e la privazione di medicinali antidolorifici, e questo durante dei meeting della Casa Bianca dove a presiedere era l’avvocato del Presidente Bush.
Fra i fatti che sono venuti alla luce, va segnalato quello che aveva riguardato il generale di più alto grado in Iraq, il Tenente Generale Ricardo S. Sanchez, il quale il 14 Settembre 2003 aveva firmato un ordine, che autorizzava il ricorso ai cani d’attacco, come rivelato dalla fotografie scattate ad Abu Ghraib. Questo aspetto di ‘interrogatori’ descritti in maniera più corretta come tortura, viola le Convenzioni di Ginevra. In maniera similare, Il Maggiore Generale Geoffrey D. Miller che comandava la prigione della Baia di Guantanamo interrogava i prigionieri in una maniera che la Croce Rossa ha descritto come “equivalente alla tortura”. E quando il Generale Miller aveva visitato Abu Ghraib nel 2003 i cani erano stati introdotti negli interrogatori dietro suo suggerimento, mentre altri generali in Iraq non avevano risposto alle proteste sollevate nei confronti delle torture a cui si stava ricorrendo ad Abu Ghraib.
La leadership del Dipartimento della Difesa e la Amministrazione Bush ai più alti livelli non possono ragionevolmente affermare che non erano al corrente di queste imputazioni.
Tristemente, nonostante il danno che le fotografie della prigione di Abu Ghraib hanno fatto agli sforzi degli USA in Iraq, al rispetto per gli USA nel mondo e agli sforzi di arginare l’espansione del terrorismo, è evidente che gli Stati Uniti non hanno fermato la pratica degli interrogatori coercitivi illegali. Come è stato indicato da Human Rights Watch, “nel Gennaio 2005, il Procuratore Generale Alberto Gonzales ha dichiarato in una risposta scritta durante le sue udienze di ratifica che la proibizione del trattamento crudele, disumano o degradante (CID – Cruel : Inhuman : Degrading) non è applicabile al personale Statunitense nel trattamento di non - cittadini all’estero, indicando che nessuna legge potrebbe proibire alla CIA di essere coinvolta in un trattamento CID quando interroga non Americani al di fuori degli Stati Uniti.” Perché ad Alberto Gonzales non interessa se gli Stati Uniti e i suoi agenti stanno torturando delle persone? Non è consapevole delle conseguenze negative che queste politiche hanno sulla nostra reputazione, nonché sicurezza e salvezza?
Per ristabilire la confidenza pubblica a livello mondiale è necessaria una indagine indipendente da parte di uno speciale pubblico ministero nominato dal Congresso. Il Dipartimento della Difesa che investiga se stesso, o una indagine da parte di una commissione nominata dalla Casa Bianca non saranno sufficienti a ristabilire una confidenza del genere. In un editoriale del 26 Aprile il Washington Post ha chiesto ai Senatori John McCain, Lindsay Graham e John Warner se si sono dimenticati delle parole che hanno pronunciato un anno fa. Hanno il potere di guidare gli Stati Uniti ad una indagine indipendente sullo scandalo di Abu Ghraib. Mostreranno la leadership necessaria?
Questa settimana Human Rights Watch ha richiesto la nomina di uno speciale pubblico ministero per investigare la colpevolezza del Segretario della Difesa Donald Rumsfeld e dell’ex direttore della CIA George Tenet, come pure del Tenente Generale Ricardo Sanchez, l’ex comandante capo degli Stati Uniti in Iraq, e del Generale Geoffrey Miller, l’ex comandante del campo di prigionia nella Baia di Guantanamo - Cuba in casi di crimini contro i detenuti. Democracy Rising si unisce nella richiesta affinché venga nominato uno speciale pubblico ministero, tuttavia ritiene che l’indagine sulle torture non dovrebbe essere limitata a coloro che sono stati menzionati da Human Rights Watch. Il governo degli Stati Uniti deve render pubblici i documenti che hanno a che fare con il trattamento dei detenuti incluse le direttive, che secondo quanto riportato, sono state firmate dal Presidente Bush. Lo speciale pubblico ministero dovrebbe anche indagare sulla questione dell’espatrio di sospetti in quei paesi dove si ricorre all’uso della tortura.
Se gli Stati Uniti desiderano riprendersi dall’imbarazzo di Abu Ghraib e dal ricorso alla tortura in altri campi di prigionia, deve indagare quelli al vertice che ordinarono o condonarono queste pratiche e ritenerli personalmente responsabili. Solo portando alla luce tutti questi fatti gli Stati Uniti possono ripudiare i maltrattamenti sui detenuti. In questo modo gli Iracheni e coloro che sono stati coinvolti in tutto questo potranno vedere che gli Stati Uniti sono veramente a favore di una giustizia corretta e uguale per tutti e che nessuno, neppure un Segretario della Difesa e un Presidente degli Stati Uniti, sono al di sopra della legge.
Human Rights Watch, U.S.: Abu Ghraib Only the "Tip of the Iceberg,"
Washington Post, Impunity, April 26, 2005, http://www.washingtonpost.com
Kevin Zeese e il direttore di Democracy Rising. Puoi commentare su questo articolo visitando il suo blog a: http://www.DemocracyRising.US
Tradotto da Melektro per www.peacelink.it
Il testo è liberamente utilizzabile per scopi non commerciali citando la fonte, l'autore e il traduttore.
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