I crimini di Bush continueranno
Una rischiosa attività cui i dissidenti nell’era di Bush devono necessariamente e inevitabilmente dedicarsi, è tornare ogni volta instancabilmente a richiamare l’attenzione e affrontare l’ovvio. Ancora una volta si deve suonare lo stesso allarme, ancora una volta devi ripetere lo stesso fatto, palese e inconfutabile: che George W. Bush e i suoi terribili seguaci sono solo degli ipocriti mentitori con le mani sporche di sangue.
Ma cosa si può fare? Ogni settimana, ogni giorno ci porta nuove conferme a questa terribile verità. E finché il popolo americano non deciderà di redimersi e recuperare il perduto onore nazionale e milioni di persone non si riverseranno per le strade al grido patriottico di “Questi sciacalli assassini non ci rappresentano più!”, ecco, fino ad allora i crimini di Bush continueranno e, noi dovremo continuare a documentarli. Quindi, preparatevi a suonare l’allarme: ci risiamo.
La settimana scorsa abbiamo fatto il pieno di quell’ipocrisia che tratta con la morte: i difensori della libertà, i superuomini del regime Bush che combattono contro il terrorismo sono stati colti in flagrante in un nuovo crimine che ha a che fare con un ben crudo commercio: stupri, genocidi, diabolici personaggi capaci di bollire carne umana e tirannici spacciatori di un estremismo religioso violento e ignorante. (e no, non era il meeting del Comitato Nazionale Repubblicano)
Per prima cosa i Bushisti hanno steso il tappeto rosso ad uno dei vecchi partner di Osama bin Laden, il capo dell’intelligence del Sudan Salah Abdallah Gosh, secondo quando riportato dal Los Angeles Times. Gosh era la guardia del corpo scelta di Osama negli anni Novanta, quando l’ex alleato della CIA fu sistemato in Sudan. Gosh è anche accusato da membri del suo governo di aver condotto attacchi militari contro civili nella regione del Darfur in Sudan, dove la milizia Janjaweed sta conducendo un programma di “pulizia etnica” spalleggiato dal governo fatto di violenza sessuale, razzie e assassini contro i musulmani di colore della regione. Almeno 400.000 persone sono morte nel massacro, e altri 2 milioni sono invece stati
costretti all’esilio.
L’anno scorso, il regime stesso di Bush aveva dichiarato ufficialmente le spoliazioni in Darfur “genocidio”, e aveva chiamato la banda dei violenti di Gosh protettori dei terroristi “una straordinaria minaccia” per la sicurezza nazionale dell’America. Ma questo era prima delle elezioni del 2004, quando Bush doveva togliere dalla naftalina il repertorio di fesserie del “conservatore compassionevole”, per lo meno qualche mese, per ammorbidire gli animi delle signore per bene, già troppo stressate a vedere le immagini mandate dalla CNN di tutti quei poveri piccoli Ewoks che stavano morendo, già, dov’era? Biafra? Burundi? Rwanda? Rangoon? Ma non appena Bush ha avuto di nuovo tra le mani il suo beneamato mandato, è subito tornato al “suo” business.
Cioè il petrolio, naturalmente. Il Sudan infatti è diventato uno dei pezzi più importanti nella scacchiera del “Grande Gioco” della petrolpolitica, specialmente da quando i “dominatori a 360°” del regime di Bush hanno cominciato a disseminare per tutto il globo “l’impronta militare” della loro implacabile crociata per arginare l’inesorabile ascesa della Cina e dell’India a nuovi rivali dell’”Unica superpotenza mondiale”.
Guarda caso, la Cina ha assunto il ruolo di leader nella crescita dell’industria petrolifera in Sudan, assicurandosi ampie concessioni nella scelta dei giacimenti.
Gosh e le squadre dei suoi adepti sguazzano negli immensi profitti petroliferi, che potranno usare per rinfocolare il terrorismo di massa in Darfur. Ora anche Bush vuole avere la sua parte nell’affare, e se dovrà appoggiare l’uccisione di qualche centinaia di migliaia di musi neri del deserto per ottenere la sua fetta, a chi importa?
(Certamente non a quelle brave signore per bene che ora si stanno agitando per il prezzo della benzina per le loro SUV al grido di: “Dacci più benzina a un prezzo conveniente, George, subito!”)
E così Bush si è sistemato con Gosh, che per parte sua è contento di scambiare un corridore solitario di livello più basso come Osama con un grosso terrorista di stato con risorse illimitate. Gosh è volato a Washington per “consultazioni” di alto livello con i suoi nuovi partner alla CIA, proprio quando il governo sudanese ha annunciato che erano state trovate in Darfur “abbondanti” riserve petrolifere, secondo quanto riportato dal Sudan Tribune. Allo stesso tempo, Bush si è mosso, in segreto, per mettere fuori uso le leggi che avrebbero congelato le risorse finanziarie dei genocidi e favorito la protezione internazionale per il popolo del Darfur, secondo il New York Times. Insomma, una serie di felici…coincidenze!
Nel frattempo, il massacro in Sudan continua. Proprio pochi giorni prima della specialissima visita di Gosh, il Janjaweed ha lanciato un “attacco assurdo e premeditato” in Darfur, “bruciando tutto ciò che ha trovato sui suoi passi e lasciando dietro di sé solo totale distruzione”, riporta Amnesty International. Per di più i nuovi alleati di Bush a Khartoum sapevano che ci sarebbe stato un attacco e hanno deliberatamente impedito agli operatori di pace di African Union di intervenire.
Ma le urla degli stupri e di uomini e donne moribondi non sono mai arrivate a Washington, dove Gosh e i Bushisti stavano allegramente complottando “operazioni di sicurezza comuni”, cioè a dire che stavano senza dubbio spartendosi i nuovi giacimenti petroliferi del Darfur.
Come è possibile che un cinismo dal duplice volto arrivi a tanto? E’ semplice: i Bushisti non considerano il popolo del Darfur come esseri umani, individui unici il cui valore è intrinseco e infinito. Sono solo dei pedoni nel gioco dell’avidità e del potere, e possono essere spostati o eliminati a seconda della necessità.
Lo stesso vale per il popolo dell’Uzbekistan, che in questo momento viene sequestrato, torturato e bollito vivo dall’amico di Bush Islam Karimov. La settimana scorsa, la “relazione strategica” di Bush con il “Cucinatore Uzbeco” che è stato capace di bollire vivi dei prigionieri, è stata messa a nudo con ampi dettagli dal New York Times. Bush ha sperperato più di 500 milioni di dollari per i “servizi di sicurezza” dei raid di Karimov. In cambio, lui tortura tutti i cosiddetti prigionieri dello stesso Bush, sequestrati, senza accusa, e allo stesso tempo offre al Pentagono una forte “impronta” per il dominio sul petrolio dell’Asia Centrale. Di nuovo, tutti coloro che sono stati “serviti” nello “Stufato Uzbeco di Tashkent” non hanno nessuna importanza, è solo il gioco ad essere importante.
Bush ha poi coronato la Settimana dell’Ipocrisia con una passeggiata mano nella mano con il Principe della Corona Saudita Abdullah: cioè il reggitore di fatto della più crudele tirannia religiosa della terra; mentore dei Talebani: propagatore globale della distorta e viziata versione Wahhabi dell’Islam; fonte di corruzione, regali e tangenti; da lungo tempo partner negli affari della famiglia Bush. Con il suo caloroso abbraccio al despota ereditario, Bush ha mostrato quella ingannevole falsità sbandierata per mesi a proposito del voler accendere “fuochi di libertà” nel Medio Oriente.
Come sempre, il vero messaggio di Bush a tutti quelli che desiderano fortemente la libertà, sia in patria che all’estero, è risuonato chiaro come il suono di una campana:
“Vi è andata male, poppanti”
Tradotto da Paola Merciai per www.peacelink.it
Il testo è liberamente utilizzabile per scopi non commerciali citando la fonte, l'autore e la traduttrice.
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