Fondamentalismo contro fondamentalismo
Dalle bombe di Londra sono passate molte ore. Troppe perché sia naturale
che i dettagli restino così imprecisati. Le esplosioni continuano ad
essere tra quattro e sette, hanno colpito nodi fondamentali della
metropoli come King’s Cross, Liverpool Station y Russell Square ma non
c'è neanche una vaga idea sul numero delle vittime. Come a Nuova York e
a Madrid, l'ora dell'attentato fa in modo -lo afferma lo stesso sindaco
di Londra Levingston- che tra le vittime non ci siano potenti ma lavoratori.
Il primo ministro britannico, Tony Blair, riunito nel castello di
Gleneagles in Scozia per il G8, prima di viaggiare a Londra nel
pomeriggio ha dichiarato che i terroristi non fermeranno la
determinazione dei britannici e che: "E' criminale che ci colpiscano
mentre siamo qui per aiutare l'Africa". E' una scelta precisa; mentre le
bombe di Madrid furono causate dall'aggressione in Iraq, ed era codardo
ritirarsi, come poi fece il nuovo governo Zapatero, adesso l'Iraq
scompare mediaticamente dall'orizzonte, e gli attentati colpiscono il
"governo mondiale" del G8 nel momento in cui si dedica ad aiutare i
bimbi africani.
Eppure, nonostante la rappresentazione di un facile e generoso
compromesso sull'Africa, la povertà ed il clima sono passati in secondo
piano, sostituiti dalle presunte buone ragioni della guerra infinita.
Una guerra infinita che dimostra oggi il suo più completo fallimento. A
quasi quattro anni dalle Torri Gemelle non solo non ha garantito la
sicurezza dell'Occidente ma ha destabilizzato buona parte del pianeta.
CUI PRODEST? A chi conviente? E soprattutto, chi è stato? Sono le
domande ineludibili di queste ore. A quest'ultima domanda ci sono solo
due risposte possibili e una delle due è così terribile che fa perfino
paura formularla. Ci sono due soli soggetti al mondo capaci di
organizzare azioni di questa portata: la CIA e Al Qaeda. Nel suo mezzo
secolo di esistenza, l'Agenzia ha maturato un curriculum sinistro. Ha
organizato ogni tipo di violazioni dei diritti umani, colpi di stato in
tutti i continenti, a volte violenti come quello di Jakarta che costò
più di un milione di morti, ha creato artificialmente casus belli per
giustificare guerre e conflitti, incluso quello in Iraq. La CIA ha senza
dubbio la capacità tecnica ed organizzativa per realizzare le più
sorprendenti azioni criminali della storia. La CIA esiste, ma non è
ragionevole pensare che possa essere arrivata a tanto. Invece di Al
Qaeda, che non siamo sicuri che esista, possiamo pensare che sia in
grado di concepire attentati come quelli di Londra, che suppongono
un'altissima capacità operativa, la necessità di coinvolgere decine di
uomini, divisi in varie cellule, e di colpire con "precisione
chirurgica" -la stessa dei bombardamenti occidentali- nel cuore della
metropoli più vigilata del mondo, la Londra del primo giorno del G8.
Al Qaeda ha organizzato attentati in quattro continenti e in decine di
paesi, da Bali a Casablanca, da Nairobi a New york a Madrid. Ed ha un
importante livello di operatività in Iraq. A questo punto stiamo
parlando della maggiore organizzazione segreta della storia, con
migliaia di militanti addestrati e decisi a dare la vita per una causa
che si diluisce dietro lo straordinario livello di violenza utilizzato
da una conduzione solo militarista e fanatica. Quella di Al Qaeda non è
la disperazione degli shahid palestinesi. Al Qaeda è formata da tecnici,
ingegneri, analisti, agenti segreti, militari altamente specializzati e
disposti a tutto. Se in Iraq l'obbiettivo è la liberazione del paese,
gli attentati in Occidente obbediscono alla ricerca del gesto clamoroso,
al "cercar la bella morte" fascista. Anche se quella di "fascista" è una
categoria politologica occidentale, è tuttavia quella che meglio si
adatta per qualificare l'ideologia di questa organizzazione,
l'inclinazione militarista della quale contribuisce a silenziare tutte
le voci della sensatezza, tanto in Oriente come in Occidente.
DUE DEMONI Il G8 era stato preparato da Tony Blair in maniera diversa
dai precedenti che volevano celebrare - e sbattere in faccia al mondo-
la presunta superiorità del modello economico occidentale. Questo G8 era
stato preparato come un grande circo di false promesse e di ipocrisia in
difesa dei "bambini affamati in Africa" e dell'ambiente minacciato dal
cambiamento climatico. Alla Cina, al Brasile, all'India -i veri motori
dell'economia planetaria- era stato riservato un invito, ma tra i
famigli, sullo strapuntino dei grandi, nonostante sia evidente come le
gerarchie mondiali si stiano trasformando proprio in favore di questi
paesi. George Bush si è presentato in Gran Bretaña con la scoperta
dell'acqua calda, ovvero che l'effetto serra esiste. Ma solo per
rimandare ogni soluzione ad un futuro remoto di progresso tecnologico
-per il quale sicuramente la scienza statunitense starà alacremente
lavorando- e per pensionare definitivamente il protocollo di Kyoto,
perfettibile, ma l'unico dispositivo concreto che il mondo aveva saputo
darsi finora.
Ad Edimburgo, 500.000 persone avevano sfilato contro il vertice. Per
giorni un importante foro alternativo aveva proposto soluzioni
intelligenti e giuste ai problemi del pianeta. Gli otto non le avevano
ascoltate, autoconfinati com'erano nel castello incantato di Gleneagles.
Tony Blair, con la complicità di Bob Geldof e altre stelle del rock,
aveva manipolato il più grande concerto della storia -il live8-
utilizzandolo come un preludio al G8, quasi una cerimonia inaugurale.
Era una giocata intelligente, che aveva dato a molti ingenui la
sensazione che veramente i grandi della terra fossero preoccupati di
"aiutare" l'Africa. Bono, il capo degli U2, è arrivato ad elogiare
apertamente e ripetutamente George Bush, del quale oramai si presenta
come un intimo.
Così, il movimento contro la globalizzazione neoliberale, una volta di
più presentato come estremista, si era già ritrovato in un angolo,
stretto tra il "progressismo compassionevole" delle stelle dello show
business mondiale oramai alleato con il "conservatorismo
compassionevole" di Bush.
Con gli attentati di Londra il contesto peggiora ulteriormente. Già l'11
settembre i movimenti si erano visti obbligati a stringersi intorno non
alle vittime, ma al governo degli Stati Uniti. C'era voluto un anno e
mezzo per liberasi di questa sorta di sudditanza psicologica che
impediva di distinguere vittime e carnefici. Solo nel febbraio 2003,
nell'imminenza dell'aggressione all'Iraq, le cose erano tornate al loro
posto.
Adesso si fa un nuovo passo indietro. Il terrorismo di Al Qaeda,
chiunque ci sia e qualunque cosa voglia, si configura oggi come il più
potente alleato del sistema anglosassone di terrore che regge il
pianeta, da Abu Grajib a Guantanamo, da Falluja alle fosse comuni delle
vittime delle dittature filostatunitensi che affiorano quotidianamente
in America Latina, ai morti per fame indotti dal Fondo Monetario
Internazionale.
Al Qaeda è quindi oggi la spalla e la copertura ideale di questo sistema
di terrore. Ci sono due mostri, "due demoni", per utilizzare -e
rifiutare- una categoria politologica rioplatense. Entrambi sono
indesiderabili, ma il mondo viene obbligato ancora una volta con
un'appello perverso a scegliere da che parte stare. Se si critica uno si
è necessariamente amici dell'altro. Cui prodest? A chi conviene?
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