Conflitti

Dopo Londra toccherà a Roma?

14 luglio 2005
Ignacio Ramonet
Tradotto da per PeaceLink
Fonte: La Voz de Galicia

Arrivo a Roma il giorno seguente degli odiosi attentati di Londra. In tutte le strade già ci sono grandi cartelli che proclamano “siamo tutti londinesi”, “Si alla democrazia, no al terrore”. Ho un appuntamento con il sindaco, Walter Veltroni, per precisare i dettagli di un ciclo di conferenze sul tema Le nuove vie alternative che organizzeremo in comune nel febbraio del prossimo anno. Parteciperanno alcuni dei principali intellettuali del pianeta altermondialista, come Arundhati Roy, Angela Davis, Toni Negri, Howard Zinn, Joao Stedile e Aminata Traoré.

L’appuntamento è in un locale del municipio di Roma, situato sulla collina del Campidoglio, da dove si domina l’immenso spazio delle rovine dell’antico Foro romano con la impressionante massa del Colosseo sul fondo. Vetroni arriva tardi perché si era prolungata una riunione d’urgenza sulla sicurezza dopo gli attentati di Londra nella quale hanno partecipato tutti i responsabili dei servizi di sicurezza. “ Tutti temiamo – ci dice – che dopo New York, Madrid e Londra, Roma si trovi in cima alla lista dei prossimi obiettivi dei terroristi. Benché Fino ad ora non abbiamo alcun indizio, dobbiamo prendere provvedimenti come se avessimo la certezza che l’attentato avverrà. Molti specialisti ci dicono ora ciò che alcuni britannici affermavano prima del 7 luglio : il problema non consiste nel chiedersi se si avrà un attentato, ma nel quando si produrrà. Molti specialisti lo stimano come inevitabile. Stiamo facendo tutto il possibile perché ciò non avvenga., però Roma è una città che rappresenta molti obiettivi simbolici e anche attrae non solo masse i turisti, ma anche decine di migliaia di pellegrini….”

Conversiamo sui motivi che possono condurre alcuni esaltati a commettere simili crimini contro persone innocenti. Concordiamo che nessuna causa, giusta che sia, giustifica tali barbarità. Nella stessa giornata, nel quotidiano romano de Il Manifesto, in prima pagina, il giornalista e cineasta britannico John Pilger pubblica un articolo intitolato « Le bombe di Blair» che inizia in questa maniera: “ Le bombe che hanno causato morte e distruzione a Londra iniziarono a partite il girono in cui Tony Blair si unì a George Bush nella sanguinaria occupazione dell’Iraq »

Pilger da informazioni sconfortanti dei crimini commessi contro la popolazione civile dalle truppe di occupazione in Iraq. Informazioni che testimoni diretti hanno presentato al Tribunale Mondiale sull’ Iraq che si è celebrato alcuni giorni fa a Istanbul (Turchia) e che la stampa internazionale quasi non ha menzionato. In questo Tribunale, il giornalista indipendente Dahr Jamail, libanese nazionalizzato statunitense ha raccontato ciò che ha visto in luoghi in cui non sono mai andati i giornalisti occidentali, e ciò che ha visto è spaventoso: migliaia di iracheni torturati nelle carceri, gente rapite in retate nelle strade e sottomessi a tortura solo per sapere se sapessero qualcosa….

A questo proposito, a Roma, nel Palazzo Venezia, si può vedere sino al 25 settembre una impressionante esposizione del grande pittore colombiano Botero, intitolata, Abu Ghraib , nella quale, con genio e coraggio , l’artista protesta contro le torture che, in nome di valori democratici, vengono applicate ai prigionieri iracheni.

Tanta crudeltà produce una immensa fabbrica di rancori e di odio. Da dove stanno uscendo, afferma Pilger, nuove leve di terroristi disposti a spargere a loro volta, nelle capitali occidentali, dolore, morte e distruzione.

Note: traduzione di Nello Margiotta per www.peacelink.it
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