Conflitti

Colin Powell e le menzogne sull'Iraq

Il mea culpa di un guerriero controvoglia
10 settembre 2005
Pina Sozio


E' scottante l'intervista che l'ex-segretario di stato americano ha concesso lunedì 8 settembre alle telecamere dell'emittente americana ABC.
L'ammissione di colpa si riferisce al discorso tenuto all'Onu nel febbraio 2003, durante il quale Powell presentò al mondo intero le prove del possesso di armi di distruzione di massa da parte dell'Iraq . Oggi l'uomo definisce quel discorso "una macchia nella sua reputazione", perchè, in quell'occasione, il sistema di informazioni dell'intelligence non risultò affidabile. Il rapporto fu presentato come ineccepibile, nonostante qualcuno sapesse che i dati in esso contenuti non erano stati verificati. "Questo mi ha portato a una terribile errore" ha confessato l'allora segretario di stato Usa: infatti, dopo l'invasione dell'Iraq e il rovesciamento di Saddam, nessuna traccia di armi di sterminio è stata trovata nel paese. Nel marzo 2003 , nonostante si fosse dichiarato "un guerriero controvoglia", perchè non vedeva nessuna connessione tra l'11 settembre e il regime irakeno, Powell sostenne la scelta del presidente Bush di iniziare il conflitto, proprio sulla base di quel "falso" dossier presentato all'Onu. "L'apparato di intelligence in quella occasione non funzionò bene. C'era nell'intelligence gente che sapeva che alcune delle fonti non erano affidabili. Ma questa gente tacque. Ciò ha avuto un effetto devastante su di me" ha concluso.
E pare che non abbia avuto un bell'effetto neanche sull'Iraq.

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