Balcani, Base del terrorismo integralista in Europa?
Come segnalava il Ministro dell'Interno serbo, Dragan Jogic, sicuramente il terrorista "era solo di passaggio" e si dirigeva verso le zone sicure di Bosnia, Kosovo e Macedonia, dove i terroristi integralisti organizzano i loro campi e quartieri di fronte al vigile "permissivismo" della nostra forza di pace dislocata nei Balcani.
Anche l'Albania sembra tollerare e incoraggiare questi gruppi, visto che la sua attenzione e i suoi interessi continuano a essere rivolti verso la creazione di una grande Albania dove si integrino i territori separati di Kosovo e Macedonia.
La guerra dei Balcani
Ma come fu possibile che la regione dei balcani si convertisse nel principale focolaio del terrorismo? Per l'analista militare Zoran Dragisic, della facolta' di Difesa Civile dell'Universita' di Belgrado, "Al Qaeda inviò i suoi seguaci a combattere a fianco a fianco coi musulmani della Bosnia fra il 1992 e il 1995",
approfittando del fatto che in vari Stati e territori dell'ex Jugoslavia predominava la popolazione musulmana, come nel caso della Bosnia-Herzegovina.
La guerra terminò, però secondo molti esperti, tra cui Dragisic,il traffico di armi e l'addestramento illegale di questi gruppi di combattenti "dormienti" continuo' sul suolo bosniaco approfittando dell'impunita' che gli era offerta dall'esecutivo bosniaco di Alija Itzebegovic, principale alleato degli USA nella regione. "Durante la guerra, La Bosnia-Herzegovina fu utilizzata come luogo per il lavaggio di identita' di presunti terroristi" assicura Dragisic.
A questo proposito, bisogna riferire che circa 900 combattenti musulmani, molti di loro con base nel feudo integralista di Zenica, ottennero il passaporto bosniaco dal 1995 grazie alle pratiche prodotte di fronte all'autorità di Sarajevo dal Ministero degli Affari Civili di Bosnia-Herzegovina. Alcuni di loro vivono ancora nel Paese in piccole comunita' rurali chiuse dove a malapena arrivano giornalisti e forze internazionali. E' molto difficile quantificare il numero di quelli che continuano a tenere contatti con Al Qaeda e altre organizzazioni terroriste, come l'esercito di liberazione del Kosovo (UCK) costituito dopo la guerra di Bosnia.
I gruppi terroristici mantenevano vari campi di addestramento in Bosnia, sia per agire dentro il Paese sia pronti a portare a termine azioni all'esterno, fra i quali spiccano quelli localizzati a Mitrovici, Zavidovici, Fojinica, molto vicinoa Sarajevo e ben conosciuto dai nostri servizi segreti.
Anche il villaggio di Gradacak, sotto il controllo dei musulmani bosniaci, alleati degli occidentali durante il conflitto, fu per più di una decade il principale bastione del wahhabismo (linea radicale dell'integralismo) nei Balcani.
La Forza di Stabilizzazione di Bosnia, SFOR, diretta dalla NATO, sosteneva recentemente, in una informativa pubblicata in un periodico bosniaco, che c'era un numero indeterminato di estremisti islamici legati ad Al Qaeda operanti nel Paese, e che almeno 30 vivevano con identita' bosniaca nello spazio da loro controllato.
Il ministro dell'interno del Paese, Muhamed Besic, assicurava che c'erano almeno 400 mujaidin o combattenti islamici operanti sul territorio. Quantificare il numero è difficile perche' la maggior parte ottennero un passaporto bosniaco
durante la guerra, fra il 1992 e il 1995, e molti di loro sono sposati con cittadine bosniache in piccoli nuclei rurali, dove starebbero creando le così dette cellule "dormienti".
Come prova di questa connessione bosniaca con il terrorismointernazionale è necessario riferire che gia' nel passato le autorita' bosniache consegnarono 6 propri cittadini agli USA, i quali furono trasferiti alla base navale di Guantanamo, Cuba, dopo gli attentati di New York e Washington.
Gli USA, l'appoggio principale di questi gruppi di Al Qaeda.
Dove la situazione e' piu' pericolosa e' in Kosovo, provincia serba dell'ex Jugoslavia sotto l'amministrazione dell'ONU. "La situazione in Kosovo e' molto piu'complicata di quella in Bosnia", assicura Mirojub Jevic, professore di Studi Islamici all'Universita' di Belgrado.
All'apparenza, in questa piccola e non controllata regione opera una cellula di Bin Laden fin da prima degli attacchi dell'11 di settembre e la stessa fu legata al gruppo terrorista kosovaro albanese UCK.
Secondo Jevic, "gli USA erano al corrente della presenza della rete di Bin Laden nella regione, ma non poterono ammetterlo pubblicamente dopo aver bombardato la Serbia nel passato". Al fine di rovesciare Milosevic, gli USA organizzarono ed armarono, con l'aiuto di questa rete terrorista integralista, l'UCK, principale
ariete nella lotta contro la Serbia negli anni 1998 e 1999.
"Nemmeno armare i guerriglieri dell'UCK è la soluzione. Questa politica ebbe successo in Centroamerica perchè ci stavamo alleando per combattere un nemico comune, il comunismo. Ma non c'è un nemico comune nei Balcani. L'UCK ottiene fondi dal narcotraffico, e secondo il Dipartimento di Stato è un gruppo terrorista, per cui l'appoggio degli USA sarebbe un invito affinche' gli altri gruppi terroristici si scontrassero con i cristiani", scriveva il candidato alla vicepresidenza USA Jack Kemp.
Dopo la campagna in Kosovo, che termino' con l'imposizione di una autorita' internazionale che non e' stata capace di salvaguardare la vita dei serbi,
l'UCK si converti' in un partito politico. Quindi, fra gli anni 1999 e 2004,
la crisi si sarebbe estesa fino alla Macedonia, dove i guerriglieri dell'UCK
appoggiarono i terroristi integralisti di questo paese e cacciarono le
autorita' di Skopje in una difficile situazione. L'occidente, che aveva
armato e tollerato questi gruppi, si trovo' di fronte una situazione di
disordine totale nei Balcani e contribui' a consolidare questa potente
rete del terrorismo integralista.
"Alcuni membri dell'UCK sarebbero stati addestrati in campi di addestramento
in Afganistan e dopo inviati ad operare nei Balcani" assicurava l'ex
ambasciatore del Canada nell'ex Jugoslavia, James Bisset. Esiste anche
un video che si può vedere su internet (www.cnsnews.com/video/2005/9509),
nel quale si mostrano questi guerriglieri della jihad che stanno uccidendo
un soldato serbo e distruggendo una chiesa musulmana nei Balcani,
questo soltanto due mesi prima della firma degli accordi di Dayton che
misero fine alla guerra in Bosnia. Questi gruppi, assieme ad altri
ancor più radicali, fecero parte della strategia nordamericana mirante
a distruggere la Jugoslavia ed a costruire una rete terrorista capace
di sfidare il potere di Milosevic.
La connessione albanese
Non dimentichiamo che l'egiziano Mamad al Zawahiri, fratello del collaboratore di Bin Laden, Ayman al Zawahiri, visito' il Kosovo in varie occasioni, fra il 1997 e il 1999, secondo varie informative dei servizi segreti, e conseguì l'appoggio dell'Albania per organizzare a Tropoja, nel nord del Paese, gruppi di azione terrorista e di guerriglia pronti ad agire in Kosovo.
Il governo albanese e', paradossalmente, il principale alleato degli Stati
Uniti nei Balcani, ed e' piu'che certo che i servizi segreti di questo
Paese furono al corrente di questa operazione di "destabilizzazione" destinata
a demolire il regime serbo. Molte di queste cellule, assieme ai loro membri
con passaporti di vari paesi, restano occulte in Kosovo, territorio dove
regna il caos, il terrore e l'insicurezza dall'intervento della NATO nel 1999.
Migliaia di non albanesi sono stati espulsi, attaccati e assassinati da queste
forze da quell'anno.
Ma non furono soltanto gli albanesi a collaborare all'addestramento e alla
consegna di armamenti ai guerriglieri dell'UCK, bensi' anche i servizi segreti
tedeschi (BND) ed inglesi collaborarono a queste operazioni, essendo
stata rilevata la presenza di corpi speciali SAS del Regno Unito nel nord
dell'Albania per tali obiettivi. Poi, in piena offensiva contro Milosevic,
questi terroristi armati e addestrati venivano inviati in Kosovo per
perpetrare azioni criminali contro obiettivi militari e anche civili.
Questi gruppi, ben conosciuti dai nostri servizi segreti, furono inizialmente
accusati di essere dietro gli attentati di Londra. Più tardi, una volta
imprigionati i primi sospetti, si impose la pista pachistana, anche senza scartare il fatto che vi siano legami e relazioni fra le cellule europee e pachistane,
poiche' cosi' come hanno rilevato le indagini del 11-S e del 11-M la rete
terrorista agisce come un gruppo su scala internazionale con numerose
ramificazioni.
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