«Sì, abbiamo sparato contro l'ambulanza»
La notizia delle ammissioni del caporalmaggiore Allocca, che davanti alla magistratura militare ha ammesso di aver sparato contro un'ambulanza durante la battaglia dei ponti di Nassiriya, ha messo in subuglio la sinistra e gettato una pessima ombra sul ministro della difesa Antonio Martino. Proprio ieri quest'ultimo aveva spiegato che i rapporti tra la popolazione di Nassiriya e i militari italiani presenti sono talmente positivi che i due attentati di lunedì scorso (uno dei quali contro un convoglio italiano) sono «sorprendenti»: «Non mi stupirei che si trattasse di elementi venuti dall'estero», aveva aggiunto. Come riportava ieri mattina il Corriere della sera, il caporalmaggiore Raffaele Allocca, indagato per «uso aggravato delle armi contro ambulanze e contro il personale addetto» durante la battaglia del 5-6 agosto 2004, ha spiegato ai magistrati militari: «Sparai contro il mezzo perché così mi fu ordinato dal maresciallo Stival. Se mi fossi accorto che si trattava di un'ambulanza mai e poi mai avrei sparato e avrei chiesto spiegazioni al superiore». Il superiore, tal maresciallo Stival, è anche lui indagato. L'articolo spiegava anche che il 28 agosto 2004 il generale Corrado Dalzini ha consegnato ad Allocca un encomio speciale per aver «contribuito in maniera determinante al successo della missione». Quasi certamente, spiegano in ambienti militari, lo stesso encomio è stato dato anche agli altri partecipanti alla battaglia dei ponti. Ma ciò non toglie che evidentemente Dalzini non ha considerato affatto grave il comportamento del suo soldato. Di più: come racconta nel suo libro Micah Garen, il giornalista americano che per primo documentò la sparatoria contro l'ambulanza con un video mandato in onda anche dal Tg2, il generale Dalzini è lo stesso che cercò di cacciarlo da Camp Mittica dopo aver visto il filmato e che poi tentò in tutti i modi di requisire il filmato e le immagini delle vittime della sparatoria.
Tra l'altro la Brigata «Pozzuolo» del Friuli, comandata da Dalzini, è sotto inchiesta anche a Padova per una indagine su un traffico di armi e reperti archeologici (ieri al dibattimento è venuto fuori che gli oggetti trafugati sono circa 2000) provenienti dall'Iraq. E sempre Dalzini un anno fa finì in una interrogazione parlamentare perché al termine della missione aveva consegnato la bandiera tricolore della base al direttore del Tg4 Emilio Fede durante il suo breve viaggio come inviato a Nassiriya.
In American hostage Garen spiega anche i dettagli della sparatoria per come glieli raccontò l'autista dell'ambulanza finita sotto i colpi degli italiani: «L'ambulanza n.12 era stata inviata alle ore tre di venerdì mattina per trasferire una donna incinta, che aveva un travaglio difficoltoso, e la sua famiglia, dall'ospedale generale situato nella zona nord della città all'ospedale per le maternità nella zona sud, attraversando il fiume. L'esercito italiano, dislocato al lato sud del ponte, sparò contro l'ambulanza mentre essa lo attraversava. L'ambulanza prese fuoco e quattro dei passeggeri all'interno rimasero uccisi. L'autista e due persone con lui sedute sul davanti riuscirono a salvarsi». Altri inquietanti dettagli di quella battaglia erano emersi lo scorso novembre, quando l'inviato di Rainews 24 Sigfrido Ranucci mandò in onda un video, realizzato dagli stessi militari, in cui i «nostri ragazzi» si incitavano l'un con l'altro a sparare sui feriti al grido: «Annichiliscilo».
Il ministro Martino ha sempre negato che la sparatoria contro l'ambulanza sia avvenuta. A ricordarlo è Elettra Deiana, la deputata di Rifondazione comunista che insieme ad altri parlamentari «pacifisti» subito dopo i fatti presentò un esposto alla procura militare di Roma da cui è nata l'attuale indagine: «Il ministro ha sempre respinto con forza ogni accusa. - dice, spiegando di aver chiesto l'ennesimo question time alla camera su questi fatti - Convocato in commissione difesa aggiunse che i Lagunari avrebbero fatto un'indagine interna di cui, ovviamente, non si è saputo più nulla. Le notizie di ieri dimostrano che il governo mente anche sulla natura della nostra missione in Iraq che non è e non è mai stata una missione di pace».
«Le dichiarazioni del soldato sono gravissime - prosegue Mauro Bulgarelli dei Verdi - e impongono che il governo riferisca al più presto al parlamento». Dal resto della coalizione, e da Prodi nessun commento, sebbene proprio in questi giorni l'Unione stia discutendo su programna elettorale e ritiro dall'Iraq. Inascoltato dai più, ieri il senatore di Rifondazione Gigi Malabarba aveva rivelato che durante l'audizione davanti al Copaco il prefetto Mario Mori, direttore del Sisde, ha detto che se un allarme contro l'Italia c'è questo riguarda i militari di stanza in Iraq: «Là i rapimenti si susseguono e i nostri connazionali sono obiettivi assai ricercati, secondo altre segnalazioni di intelligence».
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