Oltre un milione di persone al Nevroz 2006 di Diyarbakir
Bisogna esserci per poterne cogliere le emozioni, che riempiono le poche ore concesse dalle autorità turche, del Nevroz: musica e danza, mano nelle mani, in cerchi sempre più grandi, intorno ai grandi falò che riportano al mito di Kawa, il forte fabbro kurdo che, uccidendo l’oppressore, annunziò la libertà del suo popolo con la luce di grandi fuochi che si ripetevano come una catena su tutti i monti e le valli dell’Anatolia.
Siamo partiti presto stamani, per raggiungere lo spazio dove era stato allestito il palco del Nevroz: una decina di chilometri fuori città, in piena campagna, interamente circondato dai mezzi di polizie ed esercito. Un fiume di folla ci porta, come in una piena, nel mezzo dello spazio, tra i fuochi, la musica, la gente festante e vestita dei colori della propria identità nazionale.
Siamo circa una ventina che dall’Italia siamo venuti qui a Diyarbakir come osservatori di Pace al Nevroz 2006; un’altra ventina sparsi per le altre città del Kurdistan turco.
Presenti nella delegazione esponenti di associazioni impegnate nel sostenere la causa del popolo kurdo e della liberazione del suo leader Ocalan, ma anche singole sensibilità che hanno voluto testimoniare la vicinanza ed affermare il diritto di un popolo alla propria identità.
Nella delegazione campana sono presenti Carmine Malinconico, portavoce di Azad, Gerardo Carmine Renella, Sebastiano Garofalo, Eleonora Iannotta, Elvira, Roberto Malinconico, componente del Comitato permanente della Pace ed i diritti umani della Regione Campania e presidente dell’Associazione Melagrana onlus, Ilaria Di Giusto e Rosaria Mangiapia.
La piana era stracolma di gente, oltre un milione di persone nelle cui mani, come per incanto sono comparse migliaia e migliaia di bandiere con i colori (giallo, rosso e verde) del popolo kurdo, ma soprattutto migliaia di bandiere con la foto di Ocalan: l’unico grande assente, isolato nella prigione di Imrali, era lì in ognuno di quei volti, in quelle mani rivolte verso l’alto con il segno di vittoria.
Per nulla intimorita dalla massiccia presenza delle forze dell’ordine e dei blindati dell’esercito, sfidando l’arresto e i tanti problemi di repressione, il popolo del newroz ha chiaramente indicato agli stessi vertici del partito DTP (Democratic Toplum Partisi) che la strada della pacificazione passa attraverso la liberazione del presidente Ocalan, la democratizzazione della Turchia, il rispetto dei diritti umani e sociali per il popolo kurdo, l’ingresso in Europa.
Questo è stato uno dei messaggi forti lanciati dal Nevroz 2006 di Diyarbakir, mentre due gigantografie di Ocalan venivano fatte calare da un lampione nel mezzo della piana e dalla facciata di uno stabilimento ai lati dello spiazzo.
Il popolo del Newroz ha danzato sulle musiche e la voce di Ilkay Akkaya e di altri artisti scandendo gli slogan di libertà di un popolo intero e del suo presidente prigioniero.
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