Violente proteste in tutto il Nepal sfidano il coprifuoco
Nonostante il governo del re abbia dichiarato oggi il terzo giorno consecutivo di coprifuoco a Kathmandu e in molte altre città del Nepal - con obbligo di sparare a vista su chiunque lo violi - continuano violente le proteste e gli scontri tra forze dell'ordine e manifestanti che gridano a favore della democrazia 'Gyane chor, Nepal chhor' Gyanendra ladro lascia il Nepal.
In questi giorni la rabbia del popolo Nepalese contro il regime autocratico di Gyanendra ha trovato pubblica espressione non solo nella capitale ma anche in molte altre zone del paese. Il boicottaggio quasi totale delle elezioni governative dello scorso febbraio ha dato forza all'alleanza dei sette partiti e al movimento civile che vede ora più vicina la possibilità di sostituire l'assolutismo reale con una monarchia costituzionale se non addirittura con una repubblica. Dopo l'accordo dello scorso novembre raggiunto tra i partiti politici e i Maoisti - che hanno accettato di cessare una sanguinosa guerra civile che dura ormai da 10 anni e che ha causato più di 13 mila morti a patto di poter avviare i lavori per un'assemblea costituente che possa riformare la costituzione del paese - la posizione del re si fa sembre più precaria.
La storia del Nepal sembra tragicamente ripetersi e si fatica a capire come il re possa pensare di poter continuare ad ingannare il suo popolo in modo così sfacciato. Già il movimento popolare del 1990 – Jana Andolan 2046 BS secondo il calendario nepalese - ha mostrato come l'uso della forza non possa fermare le idee di libertà e democrazia di un popolo. A quel tempo il fratello del re attuale, re Birendra, capì dopo varie settimane di protesta che il suo paese stava cambiando. Anche a quei tempi proteste di strada e arresti di massa si moltiplicarono settimana dopo settimana. I 10.000 dimostranti di febbraio diventarono 100,000 l'8 aprile quando il paese ottenne una nuova costituzione democratica.
Ed è proprio in memoria di quell'8 aprile di 16 anni fa che il movimento per la pace e per la domocrazia aveva organizzato una manifestazione di massa due giorni fa, bloccata da un coprifuoco, riprogrammata per il giorno dopo ma ribloccata ancora dal coprifuoco di oggi. Per quando ancora può un re pensare di soffocare le richieste del suo popolo con coprifuoco, bastoni e proiettili? Come può dichiarare in pannelli appesi in ogni angolo della città che la democrazia multipartitica è il suo impegno principale e che la base della democrazia è l'accettazione del popolo?
La falsità di questa propaganda becera brucia.
GIOVEDI' 6 APRILE: PRIMO GIORNO DI SCIOPERO
Le strade di Kathmandu sono deserte dopo gli arresti del giorno prima e il coprifuoco durante la notte. Scuole e uffici sono chiusi. Centinaia di poliziotti in assetto anti sommossa e soldati controllano strade deserte mentre nelle stradine secondarie attivisti cominciano a bruciare pneumatici in segno protesta.
Sia le Nazioni Unite che gli Stati Uniti criticano il bando reale sulle manifestazioni e gli arresti arbitrari della polizia di quei giorni. Alle critiche però non segue nessuna presa di posizione ufficiale contro il re. Perchè invece non viene chiesto al governo di reciprocare il coprifuoco dichiarato dai Maoisti? Perchè non si chiede di avviare un dialogo con il movimento e i partiti? Ancora una volta i diritti dei cittadini Nepalesi vengono violati sotto gli occhi degli organismi internazionali e del mondo intero. Uffici pieni di liberalismo umanitario.
Lo sciopero organizzato dall'alleanza dei sette partiti e supportato dal CPN (Maoist) Partito Comunista Nepalese (Maoista) ha successo in tutto il paese. Manifestazioni hanno luogo in aree diverse di Kathmandu: Chyasal e Kirtipur sono dichiarate zone libere – mukta kshetra – dalla gente entrata nelle città cacciando via con sassi e mattoni le forze dell'ordine che rispondono con lacrimogeni. Gli abitanti di Kirtipur accolgono i dimostranti con cibo e acqua. Intanto a Saptari Dasan Yadav, attivista del CPN UML (Partito Comunista Nepalese Marxista Leninista Unito), muore in seguito ai colpi ricevuti dai poliziotti durante la manifestazione del giorno precedente. Più di 400 attivisti vengono arrestati, 250 a Kathmandu, 50 da Heutada e più di 35 dal Chitwan, secondo fonti del CPN- UML. Molti sono i feriti negli scontri con polizia ed esercito. Altri leaders politici sono arrestati dalle loro case.
Si riportano proteste anche a Nepalgunj, Butwal – distretti del sud ovest, Ilam e Ramechhap ad est, Tanahu ed altri.
VENERDI' 7 APRILE: LE PROTESTE SI FANNO PIU' VIOLENTE
Trasporti pubblici, uffici postali e scuole in tutta la nazione sono chiuse. Centinaia di studenti bruciano un ufficio postale a Lalitpur e lanciano sassi alla polizia che cerca di fermarli con gas lacrimogeni. Nell'ultimo anno spesso gli studenti hanno lanciato sassi durante le manifestazioni e ricevuto i bastoni dei poliziotti sulla testa tanto che sono stati chiamati 'la generazione dei lanciasassi'. Ho chiesto un giorno a Gagan Thapa – leader del Nepal Students' Union - perchè non usano altre forme di protesta pacifica visto che alla fine le prendono sempre. Gagan rispose che è vero, che stavano provando a fare diversamente e così hanno fatto nei mesi scorsi. Ma come si può dimostrare il proprio dissenso se come i questi giorni le proteste pacifiche vengono proibite?
Fonti del Kathmandu Post riportano che impiegati dell' Autorità Nepalese per l'Elettricità, così pure quelli di altri uffici governativi e banche sia della capitale sia di altre città si sono fermati per esprimere solidarietà nei confronti del movimento. Krishna Sitaula, portavoce del Partito del Congresso ha dichiarato al Post 'Il movimento sta guadagnando slancio. Indipendentemente da quello che il governo farà per sopprimere il movimento, stiamo andando verso una prova di forza'. Il ministro degli interni dice invece che lo stato sta usando una forza minima per bloccare i dimostranti e che la situazione è stotto il loro controllo.
Numerose proteste anche nei distretti di Jumla, Morang, Pokhara, Lamjung, Heutada, Chitwan, Lahan, Kalaiya, Baglung, Charikot, Butwal, Banke, Surkhet.
Nel frattempo, Maoisti attaccano una prigione a Kapilvastu (Sud Ovest) liberando 110 prigionieri. La prigione era situata a 200 metri di distanza da un campo dell'Esercito Reale Nepalese, uccidendo un civile. Altri scontri tra Maoisti e polizia sono registrati nel Butwal, sempre nell'Ovest.
SABATO 8 APRILE: 'GIORNO DELLA DEMOCRAZIA'
Il governo impone il coprifuoco dalle 10 di mattina fino alle 9 di sera e viene annunciato da Radio Nepal. In questo modo si cerca di impedire la manifestazione pacifica di massa organizzatata dal movimento a Basantapur, una piazza centrale della capitale per ricordare l'avvento della democrazia nel 1990.
Per la prima volta nella storia del paese attivisti del movimento per la democrazia violano il coprifuoco sia a Kathmandu che in altre aree del paese. Presso Maiti Devi la polizia apre il fuoco contro i dimostranti. Nepalnews riporta 55 feriti. Altri scontri a copli di bastone, gas lacrimogeni e arresti anche a Bagbazar, Patan e Bhaktapur. Volontari di COCAP, Collective Campaign for Peace, denunciano le precarie condizioni di salute di molti detenuti feriti durante gli scontri nella capitale.
Anche fuori Kathmandu la protesta cresce. Si riportano 15.000 dimostranti in una manifestazione a Janakpur (Sud Est). Nel distretto di Bardiya (Sud Ovest), una delle zone più colpite dal conflitto con i Maoisti, centinaia di villaggi composti nella maggior parte da Tharu, comunità etniche locali, fin dal primo mattino si riuniscono in una lunga marcia portando bandiere del Partito del Congresso Nepalese e del Partito Comunista Marxista Leninista Unito sulle loro biciclette. Anche nel vicino distretto di Dang più di 20.000 persone marciano per ore cantando slogans anti monarchici. Nel Chitwan i manifestanti sono più di 100.000, quando raggiungono l'incrocio principale vengono colpiti dal fuoco di un poliziotto che uccide una donna attivista, Tulasi Chhetri. Anche a Pokhara durante una manifestazione pacifica, Bhimsel Dahal, attivista del CPN (UML) viene raggiunto da un proiettile dell'esercito ed ucciso mentre altri 6 dimostranti sono feriti gravemente.
Manifestazioni vengono riportate anche a Dailekh, Surkhet, Nepalgunj, Sunsari, Jhapa e altri distretti.
DOMENICA 9 APRILE: IL MOVIMENTO ORGANIZZA MARCE CON LE TORCE DI NOTTE
L'alleanza dei partiti per sfidare il coprifuoco imposto per tutto il giorno organizza per la sera un black out tra le 20:15 e le 20:30 e marce con le torce – mashal julush - in molte zone di Kathmandu per mobilizzare il supporto popolare. La gente ricorda proteste simile del 1990. Il comitato formato dall' alleanza dei partiti e dal movimento per la democrazia decidono di continuare la proteste ad oltranza, oltre il 9 aprile stabilito all'inizio.
A Pokhara e Chitwan manifestanti protestano contro gli attivisti uccisi il giorno precedente che vengono proclamati . Viene imposto il coprifuoco anche in queste città.
Continuano gli scontri tra manifestanti e forze dell'ordine sia in varie zone di Kathmandu che negli altri distretti del paese. La polizia spara pallottole di gomma e gas lacrimogeni. Protestanti vengono arrestati e picchiati brutalmente con calci, pugni e bastoni. Anche alcuni poliziotti vengono feriti in modo serio. A Banepa, periferia est di Kathmandu, un ragazzo, Shiva Hari Kunwar, viene colpito alla testa mentre sta guardando la marcia di protesta dal terrazzo della sua casa. Altre persone vengono colpite da proiettili e sono in gravi condizioni. La rabbia dei dimostranti si sfoga con la distruzione di alcuni uffici municipali e l'incendio di un veicolo della Telecom Nepal.
La Federazione Nepalese dei Giornalisti condanna l'imposizione di divieti e coprifuoco nonchè il brutale uso della forza da parte del regime autocratico per schiacciare il movimento popolare. Il Presidente di South Asia Free Media Association dichiara a eKantipur 'tutti sono per il movimento e il movimento è per tutti. L'obiettivo è di stabilire una repubblica democratica' e aggiunge che 'mentre l'intera nazione sta bruciando il re si sta rilassando sulle rive del lago Fewa a Pokhara' [dove è in visita non ufficiale].
10 APRILE: E' ANCORA COPRIFUOCO E ANCORA PROTESTE
Gli Stati Uniti tramite il suo ambasciatore in Nepal, James Moriarty sono stati rapidi a ricordare, alcune settimane fa, che i Maoisti sono dei terroristi e condannare la loro alleanza con i partiti politici, e questo re? E l'esercito che colpisce con i bastoni donne e bambini, che spara sulla folla uccidendo chi sta domostrando pacificamente? Anche oggi il Kathmandu Post riporta di manifestazioni pacifiche in ogni parte della città, a Kirtipur, Koteshwor, Jorpati, Bashundharachowk, Buddhanagar, Thamel, Ason, New Road, Kalanki. A Kopan, la gente sfila suonando conchiglie, che nelle pratiche induiste vengono suonate durante i funerali, e bruciano effigia della regressione. A Mahankali, nordest di Kathmandu, marciano più di 10,000 persone, e gli scontri non si fermano nelle strade: la polizia batte indiscriminatamente, entra nelle case, getta gas lacrimogeni dalle terrazze. Il Ministro degli interni Thapa si giustifica dicendo – secondo il Post - che ci sono tentativi di sopraffare il governo in nome della protesta popolare, alludendo ai Maoisti. In realtà la settimana scorsa, pochi giorni prima di manifestazioni, il governo del re aveva inasprito il TADO (Terrorist and Disruptive Ordinance) le leggi speciali varate per combattere i Maoisti: con i nuovi emendamenti chiunque supporti, volontariamente o involontariamente i Maoisti fornendo cibo e alloggio o dando o disseminando informazioni riguardanti i ribelli è considerato complice e può essere arrestato. Ora può essere usata contro giornalisti e attivisti politici. E i giornalisti non hanno neanche ottenuto i pass per poter superare i blocchi stradali in modo regolare, perchè, si giustifica il governo, documentano il movimento popolare.
Allora, chi sono i terroristi in questa situazione?
E chi sono i loro complici?
Un anno fa a Febbraio, subito dopo il golpe del re e la dichiarazione dello stato di Emergenza ho chiesto ad un mio amico il motivo per cui nessuno stava protestando, nessuno parlava di politica; non riuscivo a capire come la vita a Kathmandu potesse andare avanti come se nulla fosse successo. 'La gente ha paura', mi disse Basudai, 'e poi si sta a vedere, magari il re sistema la situazione, a volte bisogna prendere decisioni drastiche. In Nepal c'è un detto che dice 'aar ki paar', o una parte o l'altra deve prevalere'.
I Nepalesi hanno dato tempo al re ma dopo un anno le sue parole si sono rivelate vuote. Una beffa. E il tempo per aspettare è terminato.
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