Washington ha programmato la Guerra all'Iran dal 2003
Malgrado le smentite da parte dei rappresentanti del governo statunitense e dello stesso George Bush, tutte le informazioni che compaiono sui diversi mezzi di comunicazione indicano tutto il contrario, indicano che l'attacco all'Iran è già deciso e preparato. Settimana scorsa Seymour M. Hersh, nel suo articolo "The Iran Plans" pubblicato sul The New Yorker del 08.04.2006, diede a conoscere informazioni che indicano che l'amministrazione Bush ha già terminato il suo programma per il lancio di un attacco militare ad ampia scala concentrato su obiettivi nucleari iraniani.
Questa settimana William Arkin, conosciuto e attento analista dell'intelligence statunitense, membro integrante della stessa intelligence a Berlino Ovest negli anni '70 e che, inoltre, aveva previsto le operazioni militari degli USA contro l'Iraq, spiega nella sua colonna del Washington Post (www.washingtonpost.com, 16.04.2006), sotto il titolo di "Despite Denials, U.S. Plans for Iran War", che gli Stati Uniti ha incominciato a pianificare una campagna militari in larga scala contro l'Iran - ancora prima dell'invasione dell'Iraq del 2003 - che prevede attacchi missilistici, un'invasione via terra e un'operazione navale per il controllo dello Stretto di Hormuz, Questo piano contro l'Iran è conosciuto negli ambienti militari come Piano TIRANNT ("Theater Iran Near Term").
Questo, scrive Arkin, comprende "uno scenario per l'invasione dell' Iran via terra guidata dalla fanteria della Marina statunitense, un'analisi dettagliata della potenza dei missili iraniani ed un piano di attacco generale contro qualsiasi arma iraniana di distruzione di massa".
Inoltre sostiene che l'Iran, primo: sembra di essere convinto di poter ancora dissuadere gli Stati Uniti oppure che, nel caso di una guerra, di poter vincere il confronto militare; secondo: se continua l'alzata dei prezzi del petrolio, questo permetterebbe agli ayatollah rimanere al potere; terzo: conta con l'appoggio dei militanti islamici della regione, ed infine a tutto questo si sommano gli infortuni politici e militari degli USA in Iraq.
Washington questa settimana, ha continuato a sostenere che non è disponibile a nessun compromesso riguardo al programma nucleare iraniano, chiedendo che il Consiglio di Sicurezza dell'ONU sospenda l'arricchimento dell'uranio a partire dal 28 marzo prossimo. Oltre a ciò, la segretaria di Stato degli Stati Uniti, Condoleezza Rice, ha chiesto giovedì scorso al Consiglio di Sicurezza, che prenda una decisione sull'Iran facendo riferimento al Capitolo 7 della Carta delle Nazioni Unite che prevede specificamente l'uso della forza.
Arkin sostiene che strateghi statunitensi e britannici hanno già fatto una simulazione di battaglia nel Mar Caspio, come parte dei preparativi di guerra e, questo fine settimana, The Gardian riferisce che "Gran Bretagna ha partecipato ad un Gioco di Guerra, guidato dagli USA, con l'obiettivo di preparare una guerra contro la Repubblica Islamica". Secondo The Gardian, questo Gioco di Guerra, era siglato con il codice Hotspur 2004, ed è stato realizzato nella base statunitense di Fort Belvoir, Virginia, a luglio 2004.
Questi rapporti, che danno notizia di una possibile guerra contro l'Iran sono stati scartati dal Segretario degli Esteri britannico, Jack Straw, dicendo che "un'attacco contro Teheran è inconcepibile". D'altra parte, il portavoce del ministero della difesa britannico ha affermato sabato scorso che, "quelle esercitazioni realizzate sulla carta, sono state fatte per provare i limiti dei responsabili su scenari fittizi. Noi utilizziamo paesi e situazioni inventate adoperando mappe reali".
Ma, malgrado il Gioco e che le situazioni giocate siano fittizie, Arkin afferma che "Nonostante il nemico della Fanteria di Marina sia descritto soltanto come un paese rivoluzionario, profondamente religioso, chiamato Karona, con le sue Guardie Rivoluzionarie, le sue WMD e con un'enorme ricchezza petrolifera, non ci sono dubbi che si tratta dell'Iran".
Sostiene inoltre che "secondo fonti militari vicine al processo di programmazione, l'incarico di questa impresa è stato assegnato al generale dell'Esercito John Abizaid, già comandante del CENTCOM - la guarnigione con sede in Florida - nel 2002". E che i "preparativi sotto il nome di TIRANNT sono incominciati realmente a maggio del 2003, quando gli specialisti dell'intelligence hanno messo assieme i dati necessari per l'analisi di una guerra il cui scenario sarebbe stato l'Iran".
Questo lavoro non si è mai fermato. Da allora il programma si è soltanto aggiornato, utilizzando le informazioni raccolte in Iraq.
I programmatori della Forza Aerea hanno raffigurato attacchi contro la difesa antiaerea iraniana e contro obiettivi veramente esistenti, intanto che i programmatori navali hanno valutato la difesa costiera e hanno preparato degli scenari tali da mantenere il controllo dello Stretto di Hormuz, l'ingresso al Golfo, ricco di petrolio.
Allo stesso tempo, i marines da canto loro, hanno elaborato un documento chiamato "il Concetto delle Operazioni" che analizza la possibilità di muovere forze navali per sostenere le azioni contro il nemico, senza prima stabilire una testa di ponte.
Inoltre, diversi scenari nei quali si valuta la forza missilistica iraniana, sono stati analizzati da un'altra ricerca, iniziata nel 2004 e conosciuta come BMD-I, nome in sigla della "difesa antimissili".
Nel giugno del 2004, il segretario alla difesa Donald Rumsfeld avvertì il Comando Statunitense Strategico di Omaha, Nebraska, di tenersi pronti per mettere in atto CONPLAN 8022, un piano di attacco globale che comprende l'Iran.
Riguardo a questo piano, CONPLAN 8022, Jeffrey Steinberg fa un'analisi basandosi nella ricerca di Arkin nel "Executive Intelligence Review" del 27.05.2005, intitolato "U.S. Nuclear First Strike Doctrine Is Operacional", nel quale sostiene che "questo piano fu finito nel novembre del 2003 determinando, per la prima volta, i dati per un preventivo e difensivo attacco contro l'Iraq e la Corea del Nord". Steinberg spiega in dettaglio altri elementi del CONPLAN 8022 che comprendono l'utilizzo di demolitori nucleari dei bunker.
Arkin aggiunge che, secondo le sue fonti, "la maggioranza del nuovo gruppo speciale d'intervento è preoccupata nel caso si dovesse effettuare un attacco globale "rapido" contro certi obiettivi in Iran, in situazione d'emergenza, dato che il presidente potrebbe annunciare che l'unica scelta possibile è un attacco nucleare".
Di fronte a quest'evenienza si sono pronunciati i due esperti, Richard Clarke e Steven Simon nel loro articolo "Bombs That Would Backfire" sul New York Times del 16.04.2006 nel quale avvertono che "dopo molto dibattere, gli alti comandi militari non sono in grado di ipotizzare una via da percorrere che preveda un esito in favore degli USA". Segnalano inoltre che, di fronte a qualsiasi azioni militare degli Stati Uniti, l'Iran potrebbe mettere in atto delle rappresaglie attraverso le proprie reti terroristiche.
Come dimostrano la maggior parte dei rapporti che sono comparsi nei diversi mezzi di comunicazione, e malgrado tutti gli avvertimenti ed i pericoli - non solo per i paesi coinvolti, ma anche per la salvaguardia della sicurezza e della pace mondiale -, la Casa Bianca sembra essere decisa a risolvere l'argomento iraniano, attraverso i mezzi militari, come un modo per aggrapparsi al unilateralismo delle politiche neoconservatrici che governano le menti dell'amministrazione Bush.
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