Conflitti

Nepal: E la farsa continua...

Dopo più di due settimane di scontri violenti tra manifestanti e polizia nella capitale e nel resto del Nepal, pressato da India e US, Gyanendra parla in TV di democrazia ed elezioni. Ma il popolo non ne vuole sapere.
22 aprile 2006
Monica Mottin

I soldati anche oggi hanno picchiato senza pietà bambini, studenti armati di mattoni, giornalisti che volevano solo fare il loro mestiere, attivisti che stavano monitorando la situazione. Sono già morte 14 persone e in questi giorni un intero paese è sceso in strada a chiedere di poter vivere in libertà. Quando i partiti politici e i leaders del movimento civile per la democrazia hanno indetto a Kathmandu un blackout dalle 8 alle 8.30 di questa sera, la città è stata invasa dal buio, con la gente in strada o sui tetti delle case a gridare la voglia di democrazia, a cantare e battere le mani. L'onda di voci ha percorso come un brivido la città da un capo all'altro quasi a rispondere alle parole del re.

Un dimostrante ucciso dalle forze di sicurezza a Kalanki, 6 aprile 2006.


IN STRADA LA LOTTA SI FA PIU' CRUDELE

Sono state centinaia di migliaia, si parla di 2-300.000 le persone che oggi hanno marciato intorno ai 27 km della Ring Road, la grande strada circolare che separa il centro della capitale dalla periferia, cantando slogans contro il re e a favore della democrazia popolare, loktantra, sfidando sia il coprifuoco sia gli ordini di sparare dati dal governo alla polizia.. Una 'dimostrazione storica' si dice. I manifestanti hanno dichiarato Kalanki 'loktantra chowk' 'incrocio della democrazia' e 'piazza dei martiri' sta scritto su un grande murales all'incrocio di queste strade che portano ad ovest dove ieri negli scontri, i più feroci finora, sono morte tre persone. A fare da sottofondo altri slogans:'Lunga vita alla democrazia! Il sangue dei martiri non sarà sparso invano'. La polizia è stata sopraffatta dai manifestanti quando si è sparsa la notizia che uno dei dimostranti morti ieri era stato cremato senza la presenza della famiglia. Un funerale rapido e brutale, la cui sacralità è stata violata impedendo ad un familiare di accendere la pira. Alcuni dimostranti si sono scagliati contro un ufficio governativo, altri contro un posto di polizia, baluardi simbolici del potere reale. Ancora una volta le proteste pacifiche sono sfociate in guerriglia urbana. Chissà a cosa pensano quei soldati mentre cercano di portare l'ordine bastonando persone che appartengono alla loro 'famiglia'.
Scene di guerriglia urbana a Kalanki.


Decine e decine di persone invece sono ricoverate in gravi condizioni negli ospedali della capitale. Sono state organizzate donazioni di sangue a favore dei feriti mentre anche dall'estero vengono inviati aiuti per curare le vittime. Ieri le autoambulanze non hanno avuto il pass per superare gli sbarramenti armati, giornalisti hanno riportato che a Kalanki, Satdobato, Balkhu, Chabahil, Chapa gaun, Khumaltar, Maitidevi e Gongabu i feriti non hanno avuto il permesso di accedere a cure mediche. Non è più una protesta organizzata dai partiti o da alcuni gruppi della società civile, in questi ultime settimane è un vero movimento popolare a sfidare le forze di sicurezza e il regime del re. Ci sono i bambini, che secondo il Nepali Times non vogliono sentire nessuno dei discorsi degli attivisti per i diritti che cercano di allontanarli dalle strade. 'Mio padre è stato ferito' dice Shiva Ram di 16 anni, 'ho il diritto di stare qui' mostrando il volto ferito dai colpi sferzati durante una dimostrazione pacifica a Balaju. 'Non fa male, mi fa sentire che è bene essere qui'. A soffrire a margine delle proteste sono invece i portatori, i venditori ambulanti, la gente che vive dei guadagni quotidiani e che in questi giorni, a causa del coprifuoco, stenta a mangiare. ' Ho fame. Abbiamo smesso di mangiare più di una volta al giorno' dice un portatore che lavorava al mercato ortofrutticolo di Kalimati, chiuso giorni fa. Molti hanno lasciato la capitale e cercano di raggiungere il villaggio natale a piedi. 'Non vogliamo lamentarci perchè supportiamo totalmente il movimento' dice un altro portatore, Ramesh Gauli, 'suppongo che dobbiamo sopportare delle sofferenze per ottenere la democrazia'. Vorrebbe andare a casa, a Dhading, ma non ha abbastanza forza per arrivarci a piedi.

IL DISCORSO DEL RE

Il re sembra ancora lontano anni luce dal paese, nonostante sia da poco rientrato a Kathmandu da un viaggio in diversi distretti. Le parole di questa sera, le prime dopo giorni e giorni di proteste, suonano stonate e ipocrite.

Dice 'amati concittadini, a causa dell'allora situazione del paese siamo stati costretti a prendere la decisione del 1° febbraio 2005 per mettere in moto un una significativa democrazia multipartitica attivando tutti gli organi eletti, assicurando pace, sicurezza, un governo buono e senza corruzione attraverso la saggezza collettiva, la comprensione e gli sforzi uniti di tutti i Nepalesi'. E' forse lo stato di emergenza e sospensione di ogni diritto civile un'azione democratica a beneficio della collettività? Come si può parlare di democrazia multipartitica se i partiti sono fuori legge, se gli attuali ministri sono stati nominati dal re, se le elezioni dello scorso febbraio sono state una finzione riconosciuta a livello internazionale?
Un dimostrante durante gli scontri di Kalanki.


'Supportando le nostre decisioni, il popolo Nepalese ha dimostrato molto chiaramente il suo desiderio di pace e democrazia e gli impiegati dello stato hanno dimostrato sincerità nel compiere il loro dovere. Noi apprezziamo tutto questo. Abbiamo anche grande considerazione per il senso del dovere, per il valore e la disciplina dimostrati dalle forze di sicurezza nel tenere alta la loro gloriosa tradizione'. Come si fa a distorcere a tal punto la realtà dal non ammettere che i quasi due milioni di persone scese in strada in questi 14 giorni vogliono una democrazia che non ha niente a che vedere con quella proposta da Gyanendra? E che dire degli impiegati statali e insegnanti che pur lavorando per lo stato hanno scioperato nei giorni scorsi e sono stati picchiati e arrestati dalla polizia? E' da considerare valorosa la violenza usata dalle forze di sicurezza contro manifestanti inermi, si devono elogiare gli spari contro la folla o quelli che hanno raggiunto e ucciso chi stava sulla propria terrazza a guardare?

'Attraverso questo proclama affermiamo che il potere esecutivo del regno del Nepal, che era sicuro nelle nostre mani, da questo momento sarà riconsegnato al popolo'

'Visitando diverse parti del paese ci siamo sforzati di conoscere personalmente in modo onesto le speranze e le aspirazioni della nostra gente, mitigare le loro difficoltà, alzare il loro morale. Abbiamo anche chiamato i partiti politici a dialogare per l'interesse del paese e delle persone afflitte da violenza e terrore. Tuttavia, questo non si è materializzato. Gli ideali democratici possono solo essere realizzati attraverso una partecipazione attiva dei partiti politici'. Sembra che il re abbia visitato un altro paese! Si può dialogare con dei partiti politici bandendoli dal governo e arrestando i loro leaders con metodi squadristi prima o durante le manifestazioni di protesta? Si accoglie la partecipazione popolare imponendo un coprifuoco ogni qual volta viene organizzata una dimostrazione pro-democrazia, come è successo sin dalla scorsa estate?

'Continuando la tradizione della dinastia degli Shah di regnare in accordo con la volontà popolare, nell'interesse del paese e della gente, nel nostro impegno senza sosta verso una monarchia costituzionale e una democrazia multipartitica, pensiamo che questo proclama affermi che il potere esecutivo del Regno del Nepal, tenuto in salvo da noi, sarà da quest'oggi riconsegnato al popolo secondo l'articolo 35 della Costituzione del Nepal'. Quando mai questo re, che è fatalmente asceso al trono nel 2001 in seguito al massacro di entrambe (?!) le persone che lo precedevano in linea dinastica - Re Birendra e il principe Dipendra - ha governato con la volontà del popolo che invece ha avuto sospetti sul coinvolgimento nel delitto fin dall'inizio? Quando mai si è battuto per una democrazia multipartitica se una delle prime decisioni che ha preso, nel 2002, è stata quella di sciogliere il Parlamento con la scusa di saper risolvere il conflitto con i Maoisti meglio di quanto non avesse provato a fare l'allora primo ministro?

'Chiediamo quindi all'alleanza dei sette partiti di raccomandare al più presto un nome per il posto di primo ministro in modo da costituire un consiglio dei ministri'.

'Dal momento che l'autorità sovrana è nel popolo, armonia e comprensione devono essere preservati per l'interesse della nazione e per la pace e sicurezza. Salvaguardando la democrazia multipartitica, la nazione deve essere portata avanti verso la pace e la prosperità portando nella democrazia coloro che [i Maoisti] hanno deviato dal percorso costituzionale. Allo stesso modo, una democrazia significativa deve assicurare l'attivazione di rappresentanti eletti al più presto. Chiediamo quindi all'alleanza dei sette partiti di raccomandare un nome per il posto di primo ministro al più presto per la costituzione di un consiglio dei ministri che avrà la responsabilità di governare la nazione secondo la Costituzione del Regno del Nepal del 1990. Il presente Consiglio dei Ministri continuerà a funzionare fino all'assegnazione del primo ministro'. C'è forse armonia e comprensione ora in questo paese? Cosa deve essere preservato? Come si può salvaguardare una democrazia multipartitica se nessuna di queste due esiste ora in Nepal? Come si possono concigliare le richieste dei Maoisti - considerati tuttora 'terroristi' e il cui nome sembra fare paura a tal punto da non essere nemmeno pronunciato - con nuove elezioni? Che senso avrebbero nuove elezioni in un paese in rivolta e in guerra?

Con un simile appello tardivo il re sta rischiando il trono e tanta compiacenza stride con il sangue sparso nelle strade nepalese nei giorni scorsi. Non sono state prese in considerazione nè le richieste dei partiti, nè la voce del popolo, nè le condizioni dei Maoisti per cessare il conflitto. Quello di stasera sembra il discorso di un folle accecato dal suo potere. E' forse immaginabile che il popolo nepalese possa scambiare 10 anni di guerra e 13.000 morti con un posto di primo ministro e lasciare il resto della situazione invariata? Bisogna ricordare infatti che il conflitto Maoista, con condotto in modo violento e irrispettoso di diritti umani, è nato da problemi reali e condivisi dalla popolazione quali povertà, corruzione, disuguaglianze profonde, abusi violenti di potere, tensioni etniche e di casta.

DA DEMOCRAZIA A REPUBBLICA

Sono ferite antiche contro il re quelle che stanno emergendo in questi giorni. Sin dai mesi scorsi la parola 'ganatantra' repubblica ha via via sostituito 'loktantra', democrazia, sia nei discorsi della gente per le strade e sia in quelli degli attivisti del movimento. E' chiaro che i Maoisti per primi non accetterebbero una monarchia per quanto rappresentativa. Sin dall'accordo in 12 punti firmato tra Maoisti e SPA (Alleanza dei Sette Partiti) questa monarchia autocratica è stata considerata l'ostacolo più grosso al raggiungimento di pace, democrazia, progresso sociale e sviluppo, per la creazione cioè di un Nepal indipendente e sovrano. Risulta fondamentale quindi la formazione di un'assemblea costituente per modificare la costituzione ed evitare che una repressione simile possa ripetersi. E' già successo nella storia del paese che re Shah abbiano 'colpito' per ben due volte, come Gyanendra lo hanno fatto sia Tribhuvan(il nonno) sia Mahendra (il padre dell'attuale re). Sono in molti a sostenere che questo sia la continuazione del movimento del 1990, la conseguenza di una democrazia fatta a metà, che allora aveva permesso ancora troppo potere al monarca. Il movimento di questa primavera difficilmente ripeterà lo stesso errore.In questi giorni tra i manifestanti c'erano foto della famiglia reale con una corona di scarpe al collo, questa è l'usanza con cui vengono scacciate dai villaggi persone degne di infamia, che si vuole bandire per sempre. I simboli si fanno sempre più chiari.
Ghirlande di scarpe al collo delle foto dei membri della famiglia reale: il simbolo dell' infamia.


Mentre l'India ha commentato favorevolmente l'azione di Gyanendra, Sushila Koiral, portavoce del Nepali Congress ha dichiarato alla BBC che la dichiarazione del re non tocca minimamente l'agenda del movimento e sembra una cospirazione per cercare di spaccare la SPA. Simili sono i toni di Krishna Bahadur Mahara del Partito Comunista Nepalese (Maoista). Entrambi sono fermi nell'affermare che le proteste continueranno nonostante i partiti si riservino di discuterne assieme nei prossimi giorni.

'I nostri cuori sono pieni di lacrime, i nostri occhi colmi di rabbia, le nostre orecchie non possono più udire il grido di un singolo giovane, schiacciato, sotto gli stivali di un selvaggio che ha succhiato il sangue di questa economia come un vampiro per due secoli e mezzo'.
(Shyam and Soni, Kathmandu).

Monica Mottin
21 aprile, 2006

Note: INSN International Nepal Solidarity Network
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