Lok Tantra Jindabaad: Lunga vita alla democrazia del popolo
"Amati compatrioti,
Convinto che la fonte dell'Autorità Statale e della Sovranità del Regno del Nepal sia insita nel popolo del Nepal ed essendo a conoscenza dello spirito dell'attuale movimento popolare così come per risolvere l'attuale violento conflitto e altri problemi che questa nazione deve affrontare, secondo la strada proposta dall'Alleanza dei Sette Partiti in rivolta, noi, attraverso quest proclama, ristabilisce il Parlamento dissolto il 22 Maggio 2002, secondo il consiglio dell'allora primo ministro secondo la Costituzione del Regno del Nepal 1990.
Chiediamo all'Alleanza dei Sette Partiti di assumere la responsabilità nel portare la nazione sulla strada per l'unità e prosperità nazionale, assicurando pace permanente e salvaguardando la democrazia multipartitica. Convochiamo una sessione del Parlamento al Sansar Bhawan, Singha Durbar, all'1 pm di venerdì, 28 Aprile 2006.
Confidiamo che questo parlamento possa contribuire al benessere del Nepal e del popolo Nepalese.
Estendiamo le nostre sentite condoglianze a tutti coloro che hanno perso la loro vita nel movimento popolare e auguriamo ai feriti una rapida guarigione. Confidiamo che la nazione si avvii verso la costituzione di una pace sostenibile, progresso, piena democrazia e unità nazionale.
Possa Lord Pashupatinath benedirci tutti. Jaya Nepal."
Con queste parole ieri sera verso mezzanotte il re ha sorpreso un intero paese, che a quell'ora solitamente è già a letto da tanto, reintroducendo il Parlamento che aveva licenziato 4 anni fa. Ha un'espressione seria, colpito nell'orgoglio, indossa giacca nera e topi, tradizionale berretto nepalese. Cosa ancor più sorprendente visto i precedenti, non ci sono parole 'realiste' nel suo discorso e dimostra anche 'sensibilità' verso le vittime di questi giorni. L'astuto re sembra un gatto abbastanza bastonato e con la porta chiusa, dice un mio amico nepalese. 'Si sa che sarebbe controproducente picchiare un gatto con la porta chiusa ma fortunatamente qui la porta è aperta. Ora la sfida consiste nel fare in modo che il gatto non venga ogni notte a rubare il latte ai bambini'. Gyanendra, non solo ha riconosciuto l'esistenza di un movimento popolare ma ha anche esaudito una delle richieste della SPA.
Ed è festa per le strade. Le proteste di massa organizzate per oggi diventano una festa collettiva. I nepalesi si riversano in strada tra canti e balli, non c'è più il coprifuoco, si ricomincia ad aprire i negozi e ristoranti. Quaranta mila persone si sono fermate per ascoltare i discorsi di giovani leaders e di altri esponenti della società civile in varie zone della città, Si pensa al futuro. A Saheed Manch, Ratna Park, hanno parlato al pubblico Dr.Ram Man Shrestha, Sanyukta Loktantrik Morcha, Krishna Hari Bhakta, Sanykta Bam Morcha
Anil Kumar Jha, Nepal Sadbhavana Party (Anandidevi), Ram Kumari Jhankri, leader studentesco,
Bishnu Nisthuri, Federation of Nepalese Journalists, Krishna Pahadi, attivista per i diritti umani, Hari Roka, leader indipendente di sinistra, Rajendra Rai, leader giovanile del CPN (UML), Gagan Thapa, leader giovanile del NC, Arjun Parajuli, poeta, Krishna Thapa, poeta, Pradeep Giri, NC (Democratic), Yubaraj Chaulagain, CPN (Maoist)/ANNFSU (R), Lilamani Pokharel, Janmorcha Nepal , Dr Rubin Gandharva, cantante folk, Binod Pahadi, attivista dalit. Tra i punti emersi la necessità di dichiarare un'assemblea costituente domenica quando il Parlamento ricomincerà a funzionare, fare in modo che i leaders mantengano gli impegni assunti nell'assemblea costituente, compensazioni per i feriti dei giorni scorsi, attuare una repubblica democratica del Nepal.
UN DESPOTA DISPERATO
Le parole di Gyanendra sono arrivate dopo giorni di colloqui diplomatici tra il palazzo e una sfilata di inviati indiani. La scorsa settimana Karan Singh, parente della famiglia reale nepalese e nonno della ragazza che Dipendra - il principe che si dice abbia compiuto il massacro di palazzo nel 2001 - voleva sposare, era riuscito ad ottenere solo le mezze concessioni di venerdì scorso. Gli sforzi della diplomazia indiana si sono intensificati nei giorni scorsi con Shyam Saran che ha cercato di portare il re a posizioni più vicine ai partiti. Sembra il tentativo estremo per salvare il trono, supportato dall' India che pensa ancora che una monarchia costituzionale e una democrazia multipartitica debbano essere i due pilastri su cui dovrebbe reggere la stabilità del regno nepalese. Anche gli US hanno sempre supportato Gyanendra, anche dopo la presa di potere del 1° Febbraio 2005, fornendo esperti in sicurezza per consigliare a re strategie che avrebbero dovuto eliminare i ribelli Maoisti. Gli US infatti credono più in una soluzione armata al conflitto che non negli accordi, considerando le forniture in armi che hanno dato al paese. Ora auspicano un ruolo cerimoniale per il re.
La SPA accetta la proposta del re immediatamente scegliendo Girija Prasad Koirala, 84 anni, leader storico del Nepali Congress come primo ministro. Ora la situazione è simile a quella di quattro anni fa, solo che sono stati quattro anni molto pesanti e dolorosi quelli appena vissuti dai nepalesi, le cui aspettative nel frattempo sono cambiate.
I Maoisti invece rifiutano l'offerta del re e avvertono dell'errore storico commesso dalla SPA. Si dicono dispiaciuti per non essere stati consultati prima di accettare la propossta di Gyanendra. In un comunicato stampa ai media Prachanda descrive il discorso del re come 'un complotto per dividere il popolo nepalese e salvare la sua monarchia anarchica'. Pur chidendo che venga rispettato l'accordo in 12 punti, rinnovando così la loro disponibilità ad entrare in politica, fanno sapere che il movimento dei Maoisti non non si fermerà finchè non verrà convocata l'assemblea costituente. I Maoisti annunciano inoltre dimostrazioni e mobilitazione popolari in tutto lo stato, azioni fisiche contro chiunque tenti di sopprimere il movimento e blocchi a Kathmandu e nelle altri capoluoghi di distretto.
QUALE DEMOCRAZIA?
Considerando i discorsi della gente nei mesi scorsi, Koirala non 'rappresenta' la maggior parte dei nepalesi. Appartiene infatti alla vecchia guardia di uomini politici che dopo aver lottato per la democrazia nel 1990 nei 16 anni di governo successivi hanno sostituito gli interessi del popolo con i propri. GP Koirala infatti è indagato per corruzione, è stato accusato di gestire il proprio partito in maniera non democratica, cercando di sopprimere le voci di opposizione provenienti dai leaders studenteschi del Nepali Congress stesso e di questo gli studenti che una decina di mesi fa hanno iniziato le proteste in strada contro la regressione realista sono pienamente consapevoli. Nei mesi scorsi GP Koirala non ha mai voluto parlare di repubblica, solo di democrazia, ed è sempre stato ben fermo nelle sue posizioni 'vicine' al palazzo. Nell'agosto scorso, in uno dei primi incontri del Movimento Popolare per la Pace e la Democrazia, il leaders politici dei vari partiti, incluso l'attuale neo primo ministro, erano stati invitati ad ascoltare i discorsi fatti dagli esponenti della società civile in cui si chiedeva democrazia vera e pace. Durante la giornata si susseguono allarmati comunicati stampa emessi da diversi gruppi della società civile. Subash Darnal di COCAP (Collective Campaign for Peace) ricorda ai partiti politici di stare in guardia e di non cosiderare questa concessione un traguardo. Li sollecita a rimanere saldi nell'obiettivo per cui nei giorni scorsi centinaia di migliaia di persone sono scese in strada, cioè l'assemblea costituente al fine di ottenere una Repubblica Democratica Nepalese.
Inoltre, non si può pensare ad una soluzione che escluda i Maoisti. In un articolo apparso stamattina Kunda Dixit del Nepali Times affermava che 'questa non è una vittoria dei partiti o dei Maoisti, è una vittoria del popolo'[...] e poi 'sono bastate tre settimane di protesta popolare nazionale non violenta per ottenere quello che i Maoisti non hanno ottenuto in anni di lotta armata'. E' sicuramente una vittoria del popolo ma la storica mobilitazione di massa di questi giorni non è frutto di improvvisazione ma è il risultato di mesi di intensa preparazione. Non si può infatti ignorare il fatto che questo movimento è stato possibile grazie agli accordi dello scorso novembre tra Maoisti e SPA che hanno permesso - tramite un cessate il fuoco uniliterale nel dicembre 2005 - ai rappresentati dei partiti di entrare nei villaggi per parlare ai nepalesi che vivono nelle campagne, colline e montagne, lontani quindi dalle città. E' stata la prima volta dopo cinque anni. Nelle settimane scorse invece le dimostrazioni sono state supportate dai Maoisti grazie ad un altro cessate il fuoco unilaterale nella valle di Kathmandu e alla loro mobilitazione nei villaggi.
Si sente quindi che questa è una festa ancora a metà, gli slogans infatti riprendono gli obiettivi dei giorni scorsi
Il nostro movimento continuerà finchè non verrà indetta un 'Assemblea Costituente
Leaders, fareste meglio a preoccuparvi di annunciare l'Assemblea Costituente.
Hari Roka sul Kantipur (quotidiano nepalese) di oggi diceva: 'per la prima volta nella storia nepalese, i partiti politici hanno l'occasione di mostrare il loro coraggio. Devono assumersi il rischio di dare l'ultimatum al regime reale e iniziare un processo che possa collocare strutture di governo proprie al centro e nelle aree locali. Questo è l'unico modo per rispettare la volontà popolare. Le missioni diplomatiche e i loro rispettivi governi devono esserne consapevoli e fare delle scelte: stanno con una monarchia obsoleta e decadente o con le aspirazioni della maggior parte del popolo Nepalese?
Sono tanti i problemi da affrontare, primo tra tutti quello di fare in modo che repressioni simili a quella appena vissuta non avvengano più. E poi trovare un accordo di pace con i Maoisti, riorganizzare la RNA (esercito reale nepalese).
Ora i Maoisti assumono un ruolo decisivo. Fungeranno da garanti del processo di democratizzazione che dovrebbe iniziare venerdì, intervenendo se questo non dovesse raggiungere gli obiettivi del movimento: il vecchio Gyrija è avvertito, non potrà ripetere gli stessi miopi compromessi degli anni scorsi. La grande festa è solo rinviata, tra una settimana si potrà capire se il paese si avvia veramento verso una svolta storica. La gente scesa in strada però ha sperimentato la propria forza.
Monica Mottin, 25 aprile 2006
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