Conflitti

Nuova offensiva ribelle, il processo di pace naufraga

Darfur, è ancora guerra

5 luglio 2006
Matteo Fagotto
Fonte: www.peacereporter.net - 05 luglio 2006

Carta straccia. Questo si sono rivelati essere gli accordi di pace di Abuja, firmati due mesi fa, e la tregua in vigore in Darfur da 27 mesi. A detta degli operatori umanitari, la situazione nei campi profughi al confine con il Ciad non è mai stata peggiore. Ora i ribelli hanno deciso di rompere gli indugi, denunciando la tregua e occupando il centro di Hamrat al-Sheikh, distante circa 200 km dalla capitale Khartoum. La guerra riprende, in grande stile.

Nuovi attacchi. Bando alle finzioni: la tregua in Darfur, firmata nell’aprile 2004, non è mai stata rispettata. Milizie Janjaweed e ribelli hanno continuato a scontrarsi e a vessare la popolazione civile, accusandosi a vicenda e palleggiandosi le responsabilità dei massacri. Ora, il Justice and Equality Movement è uscito allo scoperto, denunciando il finto cessate-il-fuoco, con l’attacco a Hamrat al-Sheikh. Per ora i morti accertati sono 12, e migliaia i civili in fuga. L’esercito sudanese ha inviato l’aviazione per riprendere la città, attaccata in forze dai ribelli, che vi sarebbero entrati con circa 50 veicoli pesanti. E’ una delle rare volte in cui il Jem, alleatosi con la fazione del Sudan Liberation Army guidata da Abdelwahid Mohamed al-Nur, attacca fuori dal Darfur.

Processo di pace. Neanche dal tavolo delle trattative arrivano buone notizie. L’accordo di pace di Abuja è stato accettato solo dal governo sudanese e dalla fazione del Sla guidata da Minni Minnawi. La parte maggioritaria del Sla, ha invece deciso di continuare a combattere, rivendicando maggiori diritti per le popolazioni locali, più posti nell’esercito per i ribelli e maggiori investimenti in Darfur. Secondo quanto dichiarato pochi giorni fa da Jan Pronk, capo dell’Unmis (la missione Onu in Sudan), il trattato di pace non ha alcuna speranza di essere accettato dai ribelli. Un punto di vista condiviso da buona parte della comunità internazionale, che Pronk ha avuto il merito di far emergere. Il governo sudanese ha però fatto sapere che il trattato è solo emendabile, e che i suoi punti principali rimarranno tali. Lo stallo rischia di diventare insanabile.

Violenze e vessazioni. Ironia della sorte, gli attacchi armati contro le popolazioni civili si sono intensificati proprio in conseguenza della firma degli accordi. Le due fazioni del Sla hanno infatti cominciato a scontrarsi, aumentando il livello di insicurezza, specie nei campi profughi, secondo quanto riferito dalle Ong che operano nella zona. “Gli attacchi nei nostri confronti sono aumentati in maniera impressionante”, riferisce a PeaceReporter un operatore umanitario che lavora presso Nyala, nel sud del Darfur. “I ribelli, da una parte e dall’altra, vanno a caccia di presunti collaborazionisti nei campi profughi, uccidono, stuprano e rubano. Noi siamo impotenti, e la popolazione non sa più a che santo votarsi”.

Vicolo cieco. A poco servono anche i 7 mila peacekeepers dell’Unione Africana di stanza in Darfur, visto che la maggior parte degli attacchi contro i profughi vengono condotti durante la notte, quando cessano i pattugliamenti dell’Ua. I profughi, che fino a ottobre trovavano rifugio nel vicino Ciad, ora sono presi tra due fuochi, visto che oltre la frontiera si scontrano l’esercito ciadiano e i ribelli che mirano a rovesciare il presidente Idriss Deby. L’Onu si è offerta più volte di prendere in mano la missione, ma il Sudan si oppone all’arrivo dei caschi blu. Il presidente Omar al-Bashir non vuole ingerenze delle Nazioni Unite, e continua a ritenere il Darfur un problema esclusivamente interno. Il labirinto darfurino rischia di finire in un vicolo senza uscita.

Note: http://www.peacereporter.net/dettaglio_articolo.php?idpa=&idc=9&ida=1&idt=&idart=1290

Articoli correlati

  • Nuova condanna al carcere militare per tre obiettori di coscienza israeliani
    Pace
    Oryan, Itamar e Yuval

    Nuova condanna al carcere militare per tre obiettori di coscienza israeliani

    Nonostante il clima di guerra nel paese, Mesarvot, la Rete israeliana di obiettori di coscienza israeliani, continua a sostenere chi rifiuta di servire nell'IDF, l'esercito israeliano. Itamar Greenberg si è detto convinto di appartenere a una generazione che porrà fine all’occupazione dei territori
    9 settembre 2024 - Mesarvot
  • Disarmare la Rheinmetall: affondare l'industria bellica!
    Disarmo
    L'alleanza antimilitarista Disarm Rheinmetall

    Disarmare la Rheinmetall: affondare l'industria bellica!

    Appello per un campo d’azione antimilitarista dal 3 all’8 settembre 2024 a Kiel nella Germania settentrionale
    5 agosto 2024 - Rossana De Simone
  • Contro la logica della vendetta: perché la guerra non è la risposta
    Editoriale
    Israele ha annunciato un nuovo attacco contro l'Iran

    Contro la logica della vendetta: perché la guerra non è la risposta

    Come pacifisti chiediamo che l'intera comunità internazionale, in sede ONU, prenda le distanze dal ciclo infinito di ritorsioni, superando le divisioni e mettendo da parte i calcoli geopolitici in nome di un solo obiettivo: allontanare il più possibile lo spettro di una terza guerra mondiale
    16 aprile 2024 - Alessandro Marescotti
  • "War is Over!", il corto di animazione ispirato alla celebre canzone
    Cultura
    Sean Ono Lennon sul palco degli Oscar 2024

    "War is Over!", il corto di animazione ispirato alla celebre canzone

    La guerra, gli scacchi, due sconosciuti che si affrontano in una partita a distanza
    La storia si preannuncia toccante e potrà servire a stimolare dibattiti e passi in avanti nella risoluzione dei vari conflitti, piccoli e grandi, "if you want it"
    18 marzo 2024 - Maria Pastore
PeaceLink C.P. 2009 - 74100 Taranto (Italy) - CCP 13403746 - Sito realizzato con PhPeace 2.7.21 - Informativa sulla Privacy - Informativa sui cookies - Diritto di replica - Posta elettronica certificata (PEC)