Conflitti

Iraq, dal governo Berlusconi una missione umanitaria di guerra

Un drappello di carabinieri in servizio di scorta a un carico di medicinali in realtà mai arrivato a Nassiriya. Un tentativo di sondare il terreno prima del via libera alla missione militare italiana
12 luglio 2006
Emanuele Giordana (Lettera22)
Fonte: Il Manifesto (http://www.ilmanifesto.it)

Benché la cooperazione sia stato un tema importante della campagna elettorale e il nuovo governo conti anche su una viceministra col compito di rilanciarla, nel Dpf su questo tema non c'è una riga. Una svista? Bizzarra, anche perché in questi giorni in Italia c'è Kofi Annan e dunque un nuovo impegno multilaterale dell'aiuto pubblico allo sviluppo avrebbe bisogno di sostanza oltre che di parole. Necessarie se si fa la lista dei guasti prodotti dalla passata gestione, primo fra tutti l'utilizzo della solidarietà come veicolo per operazioni belliche. In proposito ci sono due buoni esempi, uno dei quali inedito.
Il caso ultranoto è quello dell'ospedale da campo che la Cri allestì a Bagdad col relativo putiferio sollevato a Ginevra, sede del Comitato internazionale della Croce rossa, quando si venne a sapere che l'ospedale non solo si aggiungeva agli oltre 40 nosocomi della città, ma che sarebbe stato scortato da un manipolo di carabinieri, contro ogni regola di neutralità e indipendenza. E in quei giorni forse non c'era nemmeno tutta questa necessità di mandare i carabinieri. I più maliziosi pensarono che la scorta militare servisse solo come assaggio alla missione assai più corposa di Babilonia. Se insomma il parlamento digeriva la scorta all'ospedale, nel primo evidente mix tra civile e militare, come poteva opporsi alla «missione di pace», come la definì il ministro Martino, di un nostro più corposo contingente? Eppure le prime missioni tecnico-civili alla Farnesina si erano svolte senza danno. E senza scorta. E' allora che successe qualcosa di strano.
Tra l'11 e il 15 aprile, un mese prima dell'ospedale Cri, una prima missione umanitaria della cooperazione, capeggiata da due diplomatici, parte per l'Iraq con un cargo che scarica in Kuwait 4 generatori, alcune motopompe, kit sanitari e biscotti iperproteici («40 tonnellate di aiuti di emergenza», dirà nella sua relazione al parlamento il ministro Martino). Ma solo due generatori, un kit e qualche pacco di biscotti prendono la strada di Nassiriya e Bassora. Si tratta infatti di una missione «esplorativa», solo in parte scortata da truppe americane. Verificato che non esistono problemi di sicurezza (sorgeranno poi e culmineranno nell'attacco all'Onu in agosto e alla Croce rossa in ottobre), la missione torna in Kuwait per portare in Iraq il resto. A quel punto però da Roma arriva l'alt. E un quarto dei medicinali, un terzo dei biscotti, generatori e motopompe restano bloccati in un deposito privato di Kuwait City. Coincidenza vuole che proprio in quei giorni Frattini esponga al parlamento la necessità di inviare il contingente in una situazione nella quale, dice, è urgente un intervento con fini umanitari. Situazione oscurata da «rapporti e informazioni preoccupanti». Ciò non di meno il governo intende, dice Frattini il 15 aprile, «corrispondere, con rapidità, alle esigenze concrete che ci vengono segnalate dal teatro della crisi». Frattini si dimentica però di riferire che, nonostante la missione della Farnesina sia tornata sana, salva e senza scorta dall'Iraq, pronta a «corrispondere con rapidità» alle «esigenze concrete», gli aiuti sono rimasti a Kuwait City. Una notizia che non viene mai resa pubblica. A fine aprile, l'urgente carico umanitario italiano è ancora parcheggiato, a spese del nostro governo, nell'emirato. Si sblocca solo poco prima dell'arrivo a Bagdad, tra il 6 e il 7 maggio, dell'ospedale da campo accompagnato dai primi 15 militi dell'Arma. A quel punto tutto è pronto per la missione di pace. Che poi, come sappiamo, si trasformerà in guerra vera. Cosa che, nei conti del governo, non era in agenda.

Articoli correlati

  • Storia della Pace
    Svizzera (1828-1910)

    Jean Henri Dunant

    E' stato il fondatore della Croce Rossa. Premio Nobel per la Pace nel 1901, fu pioniere nel campo dell'assistenza umanitaria. Grazie a lui, vennero poste le basi per le convenzioni di Ginevra.
    Alessandro Marescotti
  • Schede
    Il 26 maggio 2004 il New York Times riconobbe i propri errori pubblicando un articolo

    Le presunte armi di distruzione di massa di Saddam in Iraq

    Giornali come il New York Times, fino al 2003 ostili alla guerra, finirono per accettare come veritiere le affermazioni di Powell e per considerare ineluttabile l'intervento armato. A guerra terminata non fu trovata alcuna traccia di quelle fantomatiche armi.
    16 novembre 2023
  • Il Regno Unito riconosce i crimini dell'ISIS contro gli Yazidi
    Conflitti
    "Breaking News", una volta tanto in positivo

    Il Regno Unito riconosce i crimini dell'ISIS contro gli Yazidi

    Cercare giustizia è necessario per coloro che hanno perso la vita e per le vittime sopravvissute. E la storia merita di essere riconosciuta.
    2 agosto 2023 - Gulala Salih
  • Problemi di salute mentale dei veterani e militari americani
    Disarmo
    Un recente studio scientifico ripropone la questione

    Problemi di salute mentale dei veterani e militari americani

    Dopo due decenni di guerra continua in Afghanistan, una crescente popolazione di veterani si presenta per cure di salute mentale. La depressione rimane una delle principali condizioni di salute mentale nei militari. E ogni anno più di seimila si suicidano.
PeaceLink C.P. 2009 - 74100 Taranto (Italy) - CCP 13403746 - Sito realizzato con PhPeace 2.7.21 - Informativa sulla Privacy - Informativa sui cookies - Diritto di replica - Posta elettronica certificata (PEC)