Medioriente: si mobilita il Web
Non poteva mancare. Il Web vuole infatti dire la sua sulla crisi in Medioriente. E se in Italia ci ha pensato "Un ponte per...", la petizione che in questi giorni sta mobilitando migliaia di cittadini del mondo per chiedere il cessate il fuoco in Medio Oriente è stata promossa da avvocati, americani, di New York.
Iniziata in sordina dopo i primi bombardamenti, la www.ceasefirecampaign.org (campagna per il cessate il fuoco) negli ultimi cinque giorni è stata invasa dalle sottoscrizioni. Ecco i numeri: domenica 7mila. Lunedì 43 mila. Martedì 72mila. Mercoledì 120mila. In questo momento, superata quota 150mila. Un'impennata sorprendente, inaspettata anche per gli stessi ideatori di Res Publica, uno sparuto gruppetto di avvocati civili di New York che, dalla guerra del 2003 in Darfur, lancia appelli on line a sostegno di cause umanitarie particolarmente sentite.
Ricekn Patel, canadese che vive nella grande mela, è uno dei 3 fondatori di Res Publica e, come gli altri due, ha alle spalle molte esperienze di attività in organismi di livello internazionale, Nazioni Unite comprese. Contattato da Vita, Patel si mostra assai soddisfatto dell'andamento della campagna. “Ci eravamo posti l'obiettivo iniziale di 100mila, ma lo ritenevamo irraggiungibile fino a pochi giorni fa”, dice Patel, “ma l'escalation del conflitto e le privazioni che sta subendo la popolazione civile hanno smosso un gran numero di persone ad aderire all'appello”. Il passaparola è molto semplice. Vai sul sito, firmi la petizione, poi ti viene chiesto di mandarlo alla tua lista di contatti. Un terzo passo, sempre volontario, è donare una quota all'associazione senza fini di lucro di Patel e compagni.
“Il muro delle 100mila firme è stato infranto in soli 3 giorni”, continua Patel, “per questo abbiamo deciso di puntare a 200mila entro il fine settimana”. Ma qual è lo scopo primario dell'iniziativa? “Fare pressione politica, ad alti livelli”, dice l'avvocato canadese, “Come primo passo, nel fine settimana porteremo le firme al consiglio di sicurezza degli Stati Uniti, che si troverà a definire la posizione da prendere sul conflitto israelo-libanese”. Qualcosa potrebbe succedere.
Il numero è in continuo aumento e viene aggiornato ogni 5 minuti, così come viene monitorizzato il famigerato body count, il numero dei civili uccisi. “Stiamo lavorando anche per far arrivare la voce a tutti gli altri governi. Per questo teniamo d'occhio anche le percuentuali di chi vota”. E il dato che esce da queste è all'apparenza sorpendente: solo il 13% dei 150mila aderenti viene dagli Stati Uniti. “Il numero del Regno Unito è addirittura superiore, 14%. Poi Canada (11%), Australia(10%), Nuova Zelanda(7%). Da quando abbiamo tradotto la petizione in altre 3 lingue, anche le persone Germania, Francia e di altri paesi europei stanno dicendo la loro”. L'Italia?. Per ora pochi, ma a breve sarà attivo il sito in italiano, cosi come quello in cinese e in arabo”, conclude Patel.
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