Conflitti

“Non posso andare in Iraq. Non posso uccidere quei bambini.” Le ultime parole di un soldato suicida a sua madre.

31 agosto 2006
Cahal Milmo
Tradotto da per PeaceLink
Fonte: www.independent.co.uk - 25 agosto 2006

Mentre i suoi compagni della Scuola Cattolica St Augustine erano impegnati
questo mese a discutere di carriere universitarie e di prime esperienze
lavorative, Jason Chelsea aveva un altro tipo di preoccupazioni per il
futuro: la sua prima missione in Iraq.

Il diciannovenne soldato di fanteria, di Wigan - Greater Manchester, era
tormentato da cio’ che avrebbe potuto aspettarlo quando il Reggimento King’s
Lancaster sarebbe giunto in Iraq, dove dal 2003 ben 115 soldati britannici
avevano perso la vita.

Aveva persino rivelato ai suoi genitori che i suoi comandanti lo avevano
avverito della possibilita’ di aprire il fuoco su bambini kamikaze.

Ma non ha mai affrontato questa paura. 48 ore dopo aver confessato le
proprie ansie ai suoi genitori, il soldato semplice Chelsea e’ deceduto in
seguito ad un overdose di medicinali e dopo essersi tagliato le vene.

Nel letto di morte, ha detto a sua madre, Kerry: “Non posso andare laggiu’ e
sparare ai bambini. Non posso proprio andare in Iraq. Non mi interessa da
che parte stiano. Non posso farlo.”

Oggi, anche i compagni della sua unita’ parteciperanno al cordoglio funebre,
indossando i colori delle sue squadre di calcio preferite, il Chelsea e il
Wigan. Il Ministero della Difesa aprira’ un’ inchiesta sulla morte del
soldato e su possibili episodi di bullismo di cui il giovane era vittima. In
una nota scritta prima di morire, il soldato diceva di essere “soltanto un
rifiuto”.

Ieri, i genitori del ragazzo hanno detto che il supplizio del figlio li
aveva convinti del bisogno di un’ urgente revisione dell’ addestramento di
pre-schieramento riservato ai soldati britannici destinati in Iraq.

Tony Chelsea, 58 anni, supervisore della produzione di un impianto
industriale, ha detto: “Mio figlio era diventato estremamente chiuso a causa
di tutto cio’ che gli stava succedendo. Era molto triste e teneva dentro
tutto il suo dolore. Solo dopo l’overdose ci ha confessato le sue paure
riguardo cio’ che sarebbe potuto accadere in Iraq.”

“Durante l’addestramento dovevano lottare contro dei manichini. Jason diceva
che durante le guerra avrebbero potuto combattere e sparare contro dei
bambini che si riteneva trasportassero bombe. Il regolamento prevedeva di
sparare prima e fare domande dopo (in presenza di un sospetto zamikaze).”

Sua madre ha aggiunto: “Jason diceva che durante l’addestramento per l’Iraq
gli veniva detto che bambini di due anni potevano trasportare bombe e che
avrebbe dovuto sparare loro in modo da salvare la propria pelle e quella dei
suoi compagni. Penso che chi di dovere farebbe meglio a rivalutare la
preparazione che viene data a questi giovani soldati prima di andare in
Iraq.”

Solitamente le norme di addestramento per le truppe dirette in Iraq non
prevedono alcun monito da bambini kamikaze. Tuttavia, fonti provenienti dal
Dipartimento di Difesa hanno confermato che ogni reggimento puo’ deliberare
il tipo di avvertimenti e consigli da dare ai soldati. Comunque, non sono
stati registrati casi di attacchi suicidi compiuti da bambini in Iraq.

La morte del soldato Chelsea, che presto’ servizio in Germania e a Cipro,
riaccendera’ le preoccupazioni riguardo le pressioni psicologiche subite
dalle truppe britanniche al momento del loro arruolamento per l’Iraq.
Quattro giorni prima del suicidio del soldato di fanteria, il Ministero
della Difesa aveva tratto alcune stime che evidenziavano come ben 1,541
soldati impegnati in Iraq soffrissero di disagi psicologici. L’anno scorso,
727 casi erano stati registrati, ammontando a quasi il 10% degli spiegamenti
britannici. Alcune unita’ speciali sono state ora designate nel paese per
aiutare i soldati a combattere lo stress da combattimento. Malgrado servizi
di questo tipo fossero gia’ disponibili in Gran Bretagna, Chelsea non era
riuscito a manifestare le sue preoccupazioni all’interno dell’ esercito.

Si era arruolato all’eta’ di 16 anni, in seguito ad un incontro informativo
con l’esercito presso la sua scuola, St Augustine, al rientro a casa aveva
detto ai suoi genitori che l’esercito sarebbe stato la sua vita. Questo mese
si trovava a casa in licenza quando e’ stato sopraffatto dalle sue paure.

Dopo aver guardato una partita di calcio la sera del 10 agosto, ha con calma
scritto un biglietto, dicendo a suo padre che stava scrivendo una lettera ad
un parente, ha poi inghiottito 60 pastiglie di antidolorifici e si e’
tagliato le vene. Mentre giaceva sanguinante ha composto il 999 e detto
all’operatore: “Ho fatto qualcosa di stupido”.

In normali circostanze, il soldato semplice Chelsea, che soffriva di
dislessia avrebbe potuto salvarsi. Ma quando i dottori hanno iniziato a
verificare i danni causati al fegato dai medicinali e’ saltato fuori che
l’organo era stato irreparabilmente danneggiato dall’alcool. Alla famiglia
e’ stato comunicato che il fegato del ragazzo era come quello di qualcuno
che era stato alcolista per 20 anni e nemmeno un trapianto avrebbe potuto
risparmiarlo. E’ deceduto il 14 agosto al St James Hospital di Leeds dopo
che la sua famiglia aveva acconsentito alla donazione degli organi.

Il padre ritiene che le motivazioni dietro l’alcolismo del figlio avevano
gia’ provocato un tentativo di suicidio nel 2004, quando il ragazzo si
taglio’ le vene nel suo accampamento. Dopo questo incidente, Chelsea era
stato seguito dallo psicologo dell’esercito, che ha detta della famiglia
aveva aiutato il giovane a recuperare la sua sicurezza.

Il signor Chelsea ha detto: “Mio figlio inizio’ a bere 18 mesi fa. Ha
distrutto il suo fegato in meno di un anno e mezzo e credo che il motivo che
lo spingesse a bere fosse il bullismo. Non voleva fare niente a riguardo.
Era un soldato dell’esercito, doveva essere forte. Ma bastavano poche
parole. Sentiva i commenti che gli venivano indirizzati a causa della sua
dislessia. Gli veniva persino detto che alcuni dei suoi colleghi sarebbero
stati uccisi a causa della sua stupidita’.”

“Sostengo l’esercito britannico e quello che fa. Ma vorrei stare di fronte
all’unita’ di mio figlio con una foto di lui in uniforme e chiedere a chi lo
prendeva continuamente in giro di pensare agli effetti che tutto cio’ ha
comportato.”

Il dolore del giovane soldato era espresso nel biglietto da lui scritto ai
suoi genitori prima della sua overdose: “Mamma, papa’, mi dispiace tanto.
Non sono nulla di buono per voi. Devo farla finita. Sono solo un rifiuto.”

Il Ministro della Difesa ha mostrato un forte rammarico per la morte del
soldato. Dettagli sul trattamento riservato al giovane rimangono oggetto di
inchiesta. Un portavoce ha detto: “Alla famiglia Chelsea giungano le nostre
piu’ sentite condoglianze. E’ nostra intenzione aprire un’inchiesta che
gettera’ luce sulle circostanze che hanno portato alla morte del ragazzo.”

Altri 5 casi di suicidio dall’inizio dell’invasione in Iraq:

* LUGLIO 2004

Soldato semplice Gary Boswell, 20 anni, del Reggimento di fanteria Royal
Welch Fusiliers, si e’ impiccato nella sua casa di Milford Haven durante una
licenza dall’Iraq.

* 31 OTTOBRE 2004

Sergente Denise Rose, 34 anni, aveva prestato servizio nel ramo di
Investigazione Speciale della Royal Military Police, si e’ tolta la vita con
un colpo d’arma da fuoco nella base militare Britannica di Basra.

* 26 DICEMBRE 2004

Sergente Paul Connolly, 33 anni, appartenente al Ventunesimo Reggimento
della Royal Engineer, e’ stato trovato morto con una ferita d’arma da fuoco
presso la base logistica Shaibah, a sud-est di Basra.

* 15 OTTOBRE 2005

Capitano Ken Masters, 40 anni, apparetenente al ramo di Investigazione
Speciale della Royal Military Police, si e’ impiccato nel suo ufficio di
Basra 5 giorni prima del termine della sua missione.

* 22 MARZO 2006

Caporale Mark Cridge, 25 anni, del Settimo Reggimento Signal, si e’ sparato
presso il campo Bastion nella provincia afgana di Helmand.

Note: Tradotto da Federica Gabellini per www.peacelink.it
Il testo e' liberamente utilizzabile a scopi non commerciali citando la
fonte, l'autore e il traduttore.

Il testo originale si trova al link seguente:
http://news.independent.co.uk/uk/this_britain/article1221649.ece
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