Conflitti

Medio Oriente: una chance per l’Europa

Mikhail Gorbachev esprime il suo punto di vista sul processo di pace in Medio Oriente e sull'importante ruolo che l'Europa si sta assumendo, sia come prova di unita' europea, che nell'interesse di tutti i popoli del mondo
14 settembre 2006
Mikhail Gorbachev (ex Presidente dell’URSS, Premio Nobel per la Pace)
Fonte: Rossiiskaja Gazeta: www.rg.ru
http://www.rg.ru/2006/09/07/gorbachev.html - 07 settembre 2006

Il Medio Oriente sta sperimentando una tregua evidente. Sembra che il Consiglio di Sicurezza dell’ONU abbia messo in rilievo dei punti d’avvicinamento, sulla base dei quali puo’ essere garantita l’uscita dal conflitto al confine tra Israele e Libano, e possono essere avviati colloqui di pace.

Certo, a tutt’oggi, una tra le Risoluzioni del Consiglio di Sicurezza piu’ citate, la n. 1701, non da’ delle soluzioni definitive, ma apre nuove possibilita’ per la ripresa del processo politico. Ed ecco che l’Europa ha intrapreso un importante passo in avanti, facendo richiesta di avere un ruolo centrale nella composizione e delimitazione delle parti. Il Vertice Europeo per il Medio Oriente ha dimostrato una volonta’ indiscutibile verso una propria maggiore influenza, rispetto a quella avuta in passato. In caso di successo dell’iniziativa europea, le conseguenze possono essere veramente memorabili.

Ma…, come si suol dire, e’ tutto regolare sulla carta, in realta’ sulla strada ci sono anche ostacoli piu’ grandi, che e’ necessario superare. Gli strumenti, di cui dispone l’Europa, non le consentono di manifestare totalmente la propria volonta’. E il bello e’ che, allo stesso Vecchio Mondo di una volta manca, per il momento, l’unanimita’. E’ importante, che, in questa situazione in cui e’ presente il rischio, ai leader dell’Unione Europea non manchino saggezza e determinazione. In caso contrario, le perdite saranno molto considerevoli. Questa e’ una verifica dell’unita’ dell’Europa e una chance unica per la politica europea e per la diplomazia.

L’efficienza delle forze internazionali verra’ misurata non su quella strisciolina di terra, sulla quale verranno dislocate le truppe dell’ONU, bensi’ sugli sforzi politici e diplomatici degli europei, sia nelle immediate vicinanze, che lontano dal confine libanese.

Ma gli europei, se non vogliono essere coinvolti in un sanguinoso conflitto, devono trascinare al dialogo non soltanto Israele e il governo libanese, ma anche la Siria, l’Iran ed i Paesi Arabi. E’ importante far capire a Damasco e a Tehran, che le forze dell’ONU non sono rivolte contro di loro, cosi’ come non lo sono neanche contro gli altri paesi. E per questo, facilitare il successo di questi sforzi e’ proprio nel loro interesse. Sara’ non meno importante e, forse, persino decisivo, se inizieranno rapporti tra i “Caschi Blu” e i Libanesi. E’ evidente che saranno necessari particolari sforzi e l’azione concorde di Italia, Francia e Spagna. Loro si caricano della missione fondamentale di esprimere, nel migliore dei modi, gli interessi europei, e la pace in Medio Oriente sembra essere uno degli interessi principali di tutta l’Europa.

Per quanto riguarda il disarmo degli “Hezbollah”, non si devono dimenticare i loro legami con la societa’ libanese e che la maggior parte dei soldati libanesi sono sciiti, come lo sono anche i combattenti “Hezbollah”. La riorganizzazione dell’esercito libanese e’ possibile soltanto insieme agli “Hezbollah” e con le restanti forze politiche libanesi. Coinvolgere tutti in questo processo e’ l’unica decisione possibile e saggia.

E’ evidente, che non si puo’ ottenere la pace senza un’attiva collaborazione con gli Stati Uniti. Il loro palese sostegno all’aggressione israeliana e’ una faccenda seria e, temo, minera’ per molto tempo la possibilita’ di adempiere al ruolo di intermediario, che Washington rivendica. Rimane vivo nella memoria che, dopo l’inizio dell’offensiva israeliana, secondo una delle prime dichiarazioni di Condoleeza Rice, fu subito chiaro che la Casa Bianca interpretava la situazione che si era creata, come un ennesimo passo verso la costruzione di un “nuovo Medio Oriente”, e come una nuova pressione sulla Siria e sull’Iran.

Da questo punto di vista, l’iniziativa europea e’ anche una forma di aiuto agli Stati Uniti d’America. Viene inteso questo negli Stati Uniti, o l’iniziativa europea viene considerata da loro come una perdita della loro autorita’ personale? Questa questione sara’ chiara gia’ prossimamente: se gli USA si metteranno a collaborare con gli europei, spingendo Israele a togliere l’embargo al Libano, uscire da Gaza, ritornare al tavolo delle trattative con i palestinesi e rilasciare i ministri palestinesi rapiti. In tal modo, anche per Israele si apre la possibilita’ di tornare al dialogo politico con gli stati vicini.

Non pochi quotidiani europei scrivono, adesso, che Washington e Tel Aviv nutrono il pensiero di un “secondo round di guerra”. Io non penso che questo sia uno scenario realistico di sviluppo degli avvenimenti. In relazione alla presenza delle forze ONU in Libano, il conflitto diventerebbe un’avventura sanguinosa, che metterebbe l’Europa, e non solo lei, in una situazione terribile. Per non parlare, poi, dello stesso Medio Oriente.

No, le nazioni di tutto il mondo sono interessate al successo dell’iniziativa europea, poiche’ questa risponde agli interessi di tutti i popoli. Anche la Russia e’ interessata a questo, in quanto strettamente legata da relazioni storiche e politiche a tutti i paesi della regione.

Note: Tradotto da Antonella Serio per www.peacelink.it
Il testo in russo si trova al seguente link:
http://www.rg.ru/2006/09/07/gorbachev.html

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