Conflitti

Uccisa Anna Politkovskaya

Freddata con dei colpi di pistola, nella sua casa a Mosca. Una voce critica nei confronti del Cremlino, una voce libera sulla torbida guerra in Cecenia. Il primo di una serie di materiali che Osservatorio dedicherà alla giornalista russa
8 ottobre 2006
C.J Chivers (New York Times)

Anna Politkovskaya Anna Politkovskaya, celebre giornalista e scrittrice russa il cui nome era ormai da solo una scottante critica al Cremlino e alle sue politiche in Cecenia, è stata trovata morta sabato nel palazzo dove abitava, uccisa con dei colpi di pistola in fronte, secondo quanto dichiarato dalle autorità e dai suoi colleghi.

Quarantotto anni, Anna Politkovskaja era una giornalista come pochi in Russia. Era corrispondente speciale per il giornale Novaya Gazeta ed era divenuta una dei più importanti difensori dei diritti umani nel Paese.

Negli ultimi anni, quando i media russi stavano affrontando pressioni sempre più forti, sotto l’amministrazione del presidente Vladimir Putin, era riuscita a restare una voce indipendente. Era divenuta una figura internazionale che spesso parlava all’estero di una guerra che definiva “terrorismo di stato contro terrorismo di gruppo.”

Rappresentava ormai una stridente critica a Putin, che accusava di soffocare la società civile e permettere un clima di corruzione e brutalità ufficiali.

E’ stata trovata morta da una vicina poco dopo le 17. Accanto al corpo, una pistola Makarov 9 millimetri, firma di un omicidio su mandante, ha riferito Vitaly Yaroshevsky, vicedirettore della Novaya Gazeta, in un’intervista telefonica.

“Siamo sicuri che questo sia una terribile conseguenza della sua attività di giornalista,” ha affermato. “Non vediamo alcun altro motivo”.

A Washington, il portavoce del Dipartimento di Stato, Sean McCormack, ha dichiarato che gli Stati Uniti “invitano il governo russo a condurre un’indagine immediata ed accurata per trovare, perseguire e portare davanti alla giustizia tutti coloro che sono responsabili di questo brutale assassinio”.
L’ex presidente sovietico Mikhail Gorbachev, azionista del giornale per il quale lavorava Anna Politkovskaya, ha definito il suo assassinio un “crimine selvaggio”.

“E’ un colpo per tutta la stampa democratica ed indipendente,” ha dichiarato all’agenzia stampa Interfax. “E’ un grave crimine contro il Paese, contro tutti noi.”

I resoconti sulla sua morte sono contrastanti, alcune autorità di polizia dicono che sia stata trovata nell’entrata del suo palazzo mentre altri dicono si trovasse nell’ascensore.

La polizia ha affermato che una telecamera di sicurezza ha registrato l’immagine del suo presunto killer: un giovane alto in abiti scuri e con un cappello da baseball. La ricerca dell’esecutore sarebbe già iniziata.

Anna Politkovskaya, che ha due figli adulti, lavorava alla Novaya Gazeta dal 1999, aveva seguito i bombardamenti della seconda guerra cecena e il sequestro da parte dei terroristi del teatro Dubrovka a Mosca nel 2002. In uno dei suoi libri, “A Small Corner of Hell: Dispatches from Chechnya,” raccontava le sue impressioni sulla crudeltà implacabile e spesso macabra della guerra, e la manifesta corruzione di molti dei suoi partecipanti.

Aveva scritto di torture, esecuzioni di massa, rapimenti a scopo di estorsione per eliminare i sospetti ribelli e la vendita da parte dei soldati russi dei cadaveri dei ceceni alle famiglie, per la sepoltura islamica. I suoi scritti le avevano assegnato il ruolo di una delle più dirette critiche interne della guerra.

“L’esercito e la polizia, circa 100.000 uomini, si aggirano in Cecenia in uno stato di completo decadimento morale,” aveva scritto. “E che risposta ci si può aspettare se non più terrorismo e il reclutamento di nuovi combattenti nella resistenza?”

Sin dal crollo dell’Unione Sovietica, la Russia è sempre stata uno dei Paesi più difficili e pericolosi per i giornalisti. Il clima è rimasto tale negli anni recenti; secondo il Committee to Protect Journalists almeno 12 giornalisti sono stati uccisi in Russia dal 2000, in assassini su commissione.

Nessuno dei casi è stato risolto, compresa l’esecuzione nel 2004 di Paul Klebnikov, redattore americano dell’edizione russa della rivista Forbes.

In passato Anna Politkovskaya aveva ricevuto minacce di morte, e almeno una volta aveva lasciato il Paese temendo per la propria incolumità. Nel 2004 aveva dichiarato di essere stata avvelenata mentre era sull’aereo che la stava portando a Beslan a seguire il sequestro della scuola; aveva perso conoscenza durante il volo ma era sopravvissuta. Yaroshevsky ha anche aggiunto che alcuni anni fa la Novaya Gazeta l’aveva fatta scortare per un periodo.

Mentre si aprono le indagini verso quello che viene definito un omicidio premeditato, i suoi colleghi hanno espresso stupore per la sua uccisione, affermando che la sua importanza pubblica sembrava averle conferito un’aura di invincibilità.

“Stava facendo così tante cose rischiose da così tanto tempo che sembrava trascendere il pericolo,” ha affermato Tanya Lokshina, direttrice del Demos Center, un'organizzazione per i diritti umani di Mosca. “Mi vergogno a dirlo, ma a tutti sembrava essere quasi un monumento, era un simbolo.”
Lokshina ha raccontato di essere stata con lei a Stoccolma due settimane fa, e che niente sembrava fuori posto. “Non ha mai parlato di alcuna minaccia recente,” ha detto “tutto sembrava piuttosto normale. Appariva felice e non ha mai raccontato nulla di preoccupante.”

Yaroshevsky ha affermato che la Politkovskaya era stata al lavoro sabato per terminare un articolo per l’edizione di lunedì del giornale, riguardante l’uso di torture da parte del governo di Ramzan A. Kadyrov, il premier ceceno allineato al Cremino. Il reportage includeva documentazioni ed immagini.

In un’intervista di aprile per il New York Times, Anna Politkovskaya aveva affermato di avere prove di torture in Cecenia perpetrate dalla polizia di Kadyrov e altre forze armate, incluso almeno un testimone torturato dallo stesso Kadyrov. Kadyrov ha sempre negato vigorosamente tali accuse.

Yaroshevsky ha affermato che non ci sarebbero per ora ipotesi su chi possa stare dietro il suo assassinio, e ha fatto notare che potrebbe essere conveniente per un nemico di Kadyrov uccidere il Politkovskaya in modo da infangare il nome del premier.

Il giornale attendeva il file dell’articolo sabato sera, ha affermato, e probabilmente la giornalista è stata uccisa di ritorno dalla spesa presso un negozio vicino casa. Secondo quanto riportato dalla rete televisiva RTR gli investigatori ritengono che sia stata seguita tutta la giornata.

Note: Traduzione per Osservatorio sui Balcani di Maddalena Parolin

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