Il caso Sychev
26.01.06
La notizia dell’ennesima tragedia dell’esercito: è successo al poligono Bishkil’ nella compagnia di rifornimento dell’Accademia Militare per carristi di Chelyabinsk (Distretto Militare del Volga-Urali). Durante i festeggiamenti per il nuovo anno nelle caserme dell’istituto regnava il caos dei “nonni” sergenti, a cui gli ufficiali avevano dato incarico di vigilare sulla disciplina. Il risultato è stato che su 40 soldati otto sono stati picchiati, mentre Andrey Sychev, soldato di leva del primo anno di Krasnotur’insk della Regione di Sverdlovsk è stato seviziato a lungo dai sergenti. E quando finalmente l’hanno portato all’ospedale di Pronto Soccorso di Chelyabinsk, ai medici non è rimasto che diagnosticare la cancrena degli arti inferiori.
A che genere di torture è stato sottoposto perché si sviluppasse la cancrena? Hanno legato Andrey per le gambe ad una sedia, ed è rimasto così a lungo. La circolazione del sangue è stata così danneggiata che si è sviluppata la necrosi dei tessuti. I medici militari, secondo le nostre consuetudini, all’inizio non volevano lavare i panni sporchi in pubblico, e quindi non hanno dato il permesso per il ricovero ospedaliero del soldato. Solo quando è diventato chiaro che si trattava di salvargli la vita l’hanno portato alla clinica regionale di pronto soccorso. Lì Andrey ha subito due operazioni: gli hanno amputato le gambe. I medici del reparto rianimazione dove è stato ricoverato il soldato hanno anche chiamato la procura militare della guarnigione di Chelyabinsk (il Procuratore Militare, Aleksandr Dvinyanin). Del caso si occupa il giudice istruttore Anton Shumilin, e in modo abbastanza efficiente: il 24 gennaio il giovane sergente che ha condotto le sevizie è stato arrestato. Il carnefice si chiama Aleksandr Sivyakov. Gli è stata presentata l’accusa secondo l’articolo 286 del Codice Penale della Federazione Russa (abuso di potere con gravi conseguenze).
07.09.06
Il 4 settembre, l’imputato Syviakov, attore principale del caso di sevizie inferte al soldato Andrey Sychev, sarà interrogato presso il tribunale di guarnigione di Chelyabinsk, all’interno di un processo che dura dall’inizio dell’estate. Dopo l’interrogatorio di Sivyakov, il quale continua a negare la sua colpa, seguirà il dibattito degli avvocati, e infine, la sentenza. I testimoni più importanti hanno già deposto, ma se l’interrogatorio dell’accusato è stato fissato il 4 settembre, ciò è il risultato diretto delle dichiarazioni dell’ultimo testimone, Viktor Kalkutin, il maggiore esperto militare di medicina legale della Russia (il Direttore del Laboratorio centrale per le perizie di medicina legale del Ministero della Difesa della Federazione Russa).
Entrambe le parti in causa hanno temuto la desposizione del generale Kalkutin – in fin dei conti per il tribunale militare si tratta della verità in ultima istanza. Quale posizione avrebbe preso? La prima, com’è noto, sostenuta dalla lobby del ministero della Difesa: Sychev soffre di una malattia ereditaria difficile da identificare che ha sviluppato serie conseguenze. La seconda – l’effettiva verità: Sychev è stato ferocemente seviziato e come conseguenza gli sono stati asportati le gambe e gli organi genitali.
Speranze che Kalkutin avrebbe sostenuto la verità ce n’erano poche: è un uomo rinomato, inserito appieno nella gerarchia del ministero della Difesa, e in questo senso è un capo clan, un funzionario militare di alto grado con molti anni di servizio, assolutamente non un dissidente all’interno del suo ordine, con una solida reputazione di ufficiale leale, come si è visto bene durante il processo per la perdita del Kursk.
Questa volta, però, il Generale si è presentato in tutt’altra veste. Ha confermato che la causa principale della tragedia del soldato Andrey Sychev sono state le percosse ricevute in caserma e non una predisposizione ereditaria alla trombosi, cosiddetta trombofilia, che in medicina non risulta essere classificata come malattia.
La deposizione del Generale Kalkutin ha suscitato scalpore: ha testimoniato a favore della posizione dei medici civili dell’ospedale n. 3 di Chelyabinsk, che hanno operato Andrey la prima volta, salvandogli la vita, ed ha contestato la deposizione del responsabile dell’Ospedale Militare Burdenko.
Ricordo che le testimonianze dei medici civili e quelle dei medici militari nelle precedenti udienze si contraddicevano a tal punto, che era evidente che qualcuno deponeva il falso. Il Generale Kalkutin ha risolto questa questione.
-Ascoltando la deposizione di Kalkutin ci siamo dimenticati di essere in tribunale – racconta la sorella di Andrey Sychev, Marina Muffet – sembrava di essere ad un convegno di medicina. Kalkutin ha scioccato tutti esibendo rigorose prove scientifiche, le quali dimostrano che mio fratello non ha nessuna trombofilia, ma che la sua tragedia è una conseguenza della violenza fisica subita. Siamo rimasti molto sorpresi della posizione assunta da Kalkutin.
La deposizione del Generale Kalkutin ha radicalmente mutato il corso del processo di Chelyabinsk. Sono state rigettate le istanze per la nomina di un’ulteriore commissione per la perizia medica, presentate dagli avvocati dell’imputato Sivyakov, dal momento che la Corte ha ricevuto un terzo parere qualificato. E il processo è andato avanti, nonostante i tentativi di insabbiarlo.
-Gli avvocati di Sivyakov sembrano in agonia – racconta la mamma di Andrey Sychev, Galina Pavlovna – cercano di ritardare il momento della sentenza, ma dopo la deposizione di Kalkutin è difficile.
-Anche la lettera che suo figlio ha indirizzato alla Corte ha contribuito a cambiare il corso del processo. Perché ha deciso di scriverla?
-Ascoltando i rapporti dal tribunale si indignava. Soprattutto quando i ragazzi hanno iniziato a raccontare che lo avevano fatto gelare nel bagno, dove lui, in ciabatte, lavava il pavimento la vigilia di Capodanno. Si è così arrabbiato…gli ho detto: “Mettiti e scrivi quello che pensi! Può darsi che a qualcuno gioverà”. In quel periodo il tribunale aveva deciso di non interrogare Andrey. Lui ha scritto quella lettera, e in qualche modo poi si è rasserenato, si è alleggerito. Proprio come pensavo. In seguito ci abbiamo riflettuto e abbiamo inviato al lettera a Chelyabinsk. E lì hanno deciso di accluderla ai materiali del processo, come fatto importante che rilevava le deviazioni delle false deposizioni di alcuni dei commilitoni di Andrey.
Adesso Andrey si sente meglio – racconta Galina Pavlovna nell’intervista al nostro giornale – continuiamo ad aspettare di giorno in giorno il trasferimento ad un altro ospedale per le protesi.
La dichiarazione di Andrey Sychev
Io, Sychev Andrey Sergeevich, mi trovo al momento in cura presso l’ospedale Burdenko. A causa delle mie condizioni di salute e della terapia intensiva a cui mi sottopongo, sono impossibilitato a prendere parte alle udienze del processo. Tuttavia le parole di mia sorella Marina mi consentono di farmi un quadro preciso di quanto accade in aula.
Sono estremamente dispiaciuto e offeso dal fatto che i miei commilitoni siano costretti a deporre il falso presso la Corte. Non ce l’ho con loro. Capisco che non hanno ancora terminato il loro periodo di leva, per cui sono costretti a dare tali deposizioni. E’ per questo motivo che ho deciso di scrivere questa dichiarazione e raccontare cosa è successo mentre ero di corvé ai servizi e al lavatoio. Effettivamente ho partecipato ai lavori di corvé dei servizi il 31 dicembre 2005. Era la prima volta che vi prendevo parte. Chi era più esperto, mi ha fatto vedere cosa andava fatto. Ricordo precisamente che nel lavatoio non faceva freddo, era un po’ più fresco rispetto alla dislocazione della compagnia, ma non tanto. Per lo meno, ricordo che ero in ciabatte e non sentivo freddo. Non posso dire cosa calzassero gli altri, perché non lo ricordo. Ma confermo che quel giorno nessuno ci ha fatto calzare gli stivali durante le pulizie. Durante le pulizie le gambe erano asciutte, non sentivo freddo. Se avessi avuto freddo alle gambe, avrei indossato gli stivali, quegli stessi stivali che adesso non posso più portare. Prima di Capodanno, fino al 31 dicembre dopo la corvé del bagno le gambe non mi dolevano e il mio stato fisico era normale. Le deposizioni già fornite le confermo e prego la Corte di prestarvi fede.
19 agosto 2006
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