Jet israeliani contro nave tedesca
Con i missili sparati dai suoi F-16 contro una nave militare tedesca di pattuglia lungo le coste libanesi, Israele ha detto «grazie» al cancelliere Angela Merkel che ha descritto la missione dei soldati della Germania nelle forze Onu in Libano come un impegno volto a garantire la sicurezza di Israele e che ha annunciato il suo sostegno alla richiesta al Consiglio di sicurezza Onu di sanzioni contro l'Iran.
Ieri il quotidiano tedesco "Der Tagesspiegel", citando il segretario di stato e della difesa Christian Schmidt, ha rivelato che lunedì due F-16 israeliani, per motivi oscuri, hanno sparato per due volte e sorvolato a bassa quota una nave tedesca impegnata nelle operazioni di controllo davanti alle coste del Libano. Gli F16 hanno anche lanciato dei razzi-esca infrarossi, per ingannare eventuali missili anti-aerei lanciati dalla nave. Sull'accaduto era calato il silenzio e il segreto sarebbe durato ancora a lungo se il «Der Tagesspiegel» non avesse riferito le dichiarazioni di Schmidt. Nei giorni scorsi il ministro della difesa Amir Peretz, era ripetutamente sceso in campo per ribadire la «perfetta legittimità» delle violazioni dello spazio aereo libanese per tenere sotto controllo presunti rifornimenti di armi agli Hezbollah. «Non solo ci sentiamo liberi di agire ma sappiamo di avere pieno diritto ad effettuare i pattugliamenti aerei», ha detto alla Knesset. Ieri sera Peretz ha smentito le rivelazioni del quotidiano tedesco e spiegato che i due caccia israeliani si erano levati in volo perché un elicottero era decollato da una portaerei tedesca senza aver prima chiesto l'autorizzazione. Non avrebbero però aperto il fuoco. La questione delle incursioni israeliane nei cieli del Libano è al centro di un dibattito acceso nell'Unifil. Le regole di ingaggio prevedono, non è un mistero, azioni immediate contro eventuali movimenti di militanti armati di Hezbollah ma dicono ben poco a proposito delle violazioni dello spazio aereo libanese. I raid si sono intensificati in queste ultime 2-3 settimane tanto da spingere il generale francese Alain Pellegrini, capo della missione Unifil, a sollecitare l'impiego accanto ai mezzi diplomatici di azioni militari per fermare le violazioni israeliane. «Se tali mezzi diplomatici non dovessero risultare sufficienti, potrebbero venire utilizzate altre misure», ha dichiarato il generale francese, alludendo ai missili antiaerei in dotazione al contingente dell'Onu. Lo stesso presidente Chirac è intervenuto per chiedere a Israele di porre fine ai sorvoli sul Libano, così come il ministro della difesa francese, Michele Alliot-Marie, che in una conferenza stampa al Palazzo di Vetro, ha avvertito che le violazioni dello spazio aereo libanese «sono estremamente pericolose perché potrebbero essere interpretate come ostili dalle forze della coalizione. E sarebbe un incidente molto serio». Erano soltanto parole perché quando lunedì i due F-16 israeliani hanno sparato sorvolando la nave tedesca della Unifil navale, si è tenuto nascosto l'accaduto. D'altronde lo stesso Pellegrini in una dichiarazione al primo canale della tv pubblica libanese, ha successivamente affermato che le Forze Onu non devono aprire il fuoco sugli aerei israeliani e che «occorre trovare una soluzione, forse tecnica, occorre pensarci seriamente». E il silenzio è calato anche sul pericolo gravissimo delle bombe a grappolo sparate da Israele sul territorio libanese. Dal cessate il fuoco del 14 agosto sono 21 i civili rimasti uccisi e oltre 100 feriti da questo tipo di ordigni minuscoli e letali. Quattro giorni fa l'ultima vittima, un bambino di 12 anni.
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