Conflitti

Bombe all'uranio sul Libano del sud

Accuse a Israele L'«Independent»: trovate tracce di uranio arricchito nei crateri degli ordigni a Khiam
29 ottobre 2006
Stefano Chiarini
Fonte: Il Manifesto (http://www.ilmanifesto.it)

Nuovi, micidiali, ordigni non convenzionali a base di uranio arricchito sarebbero stati usati da Israele nel corso dei 34 giorni di bombardamenti sul Libano del luglio-agosto scorso. Lo ha sostenuto ieri in prima pagina l'autorevole quotidiano britannico «The Indipendent» secondo il quale in alcune zolle di terra provenienti dai crateri provocati dalle bombe israeliane nei pressi delle due cittadine del Libano del sud di Khiam e At Tiri - località dove più forte è stata la resistenza degli Hezbollah e più duri i combattimenti con l'esercito di Tel Aviv - sarebbero state trovate consistenti tracce di uranio arricchito. Lo sostiene il dottor Chris Busby, segretario scientifico britannico del «Comitato Europeo sui rischi di radiazioni nucleari» e lo avrebbero confermato le analisi preliminari eseguite sui campioni dai laboratori Harwell nell'Oxfordshire - utilizzati anche dal Ministero della difesa di sua maestà del cui «Comitato di sorveglianza per l'uranio impoverito» lo stesso Busby è autorevole membro. Il rapporto preliminare del dottor Busby prefigura due possibili spiegazioni per la presenza di uranio arricchito nei campioni: La prima è che si trattasse di una piccolissima bomba nucleare sperimentale o «di un altro ordigno, sempre sperimentale, ad esempio thermobarico, basato sulle alte temperature di un'evaporazione rapida per ossidazione di uranio». La seconda ipotesi è che si tratti di una bomba atta a penetrare e a distruggere i bunker nella quale invece dell'usuale «uranio impoverito» sia stato usato «uranio arricchito». Secondo «The Indipendent» la fotografia di uno dei bombardamenti in questione sulla cittadina di Khiam mostrerebbe un'alta e larghissima colonna di fumo nero assai compatibile con la combustione dell'uranio. Interpellato al proposito dal quotidiano britannico «The Indipendent», il portavoce del ministero degli esteri israeliano Mark Regev ha dichiarato che «Israele non utilizza alcuna arma che non sia autorizzata dalle leggi o dalle convenzioni internazionali». Una dichiarazione che per il giornale britannico «solleva più domande di quelle a cui risponde», dal momento che «molte delle leggi internazionali non riguardano le moderne armi all'uranio, visto che non erano state inventate quando le normative internazionali come la Convenzione di Ginevra sono state fissate».
Durante i 34 giorni dell'ultima guerra, il Libano aveva ripetutamente accusato Israele di utilizzare bombe al fosforo, ma lo Stato ebraico lo aveva sempre smentito. Come aveva smentito l'uso del fosforo durante l'invasione del 1982. Domenica scorsa, però il ministro israeliano per i rapporti con il Parlamento Jacob Edery, ha invece finito per ammetterne l'uso durante la guerra di luglio e agosto anche se «al di fuori dei centri abitati».
La presenza di uranio arricchito nell'aria, nella terra, nelle acque del Libano del sud potrebbe avere conseguenze assai gravi per la popolazione locale, ma anche per le truppe multinazionali che si trovano da qualche settimana nella regione. «L'impatto sulla salute degli abitanti in seguito all'uso massiccio di bombe a penetrazione e alla presenza di grandi quantità di particelle di ossido di uranio nell'atmosfera che possono essere respirate - sostiene il rapporto Busby - saranno probabilmente assai rilevanti... raccomandiamo perciò ulteriori ricerche...con la prospettiva di un'operazione di bonifica». A tale riguardo il contrammiraglio Claudio Confessore, comandante del contingente italiano in Libano ha precisato che le due località in cui sarebbero state rinvenute le tracce di uranio arricchito, «sono al di fuori dalla zona in cui opera il contingente italiano» essendo state affidate Khiam al contingente indiano e At Tiri a quello francese. Quindi possiamo stare tranquilli. Il mistero delle nuove armi all'Uranio tirate su At Tiri si va ad aggiungere ad altri inquietanti episodi che hanno avuto luogo in questo piccolo centro alle spalle di Bint Jbeil. Il primo è il rapimento e l'uccisione di due militari irlandesi dell'Unifil nell'aprile del 1980 ad opera degli squadre della morte dell'esercito del sudlibano addestrati dai servizi israeliani. Forse per «punire» l'Irlanda che aveva appena riconosciuto l'Olp. Il secondo è la morte di quattro elicotteristi italiani e di un irlandese precipitati per cause mai chiarite, sempre nei pressi di At Tiri, nell'agosto del 1997.

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