Anche questo è per l’America un verdetto di colpevolezza
Quindi l’alleato americano di un tempo è stato condannato a morte per crimini di guerra commessi quando era il miglior amico del mondo arabo.di Washington
L’America sapeva tutto delle sue atrocità e addirittura lo riforniva di gas – insieme ai britannici naturalmente - eppure ieri dichiaravamo, nelle parole della Casa Bianca che sarebbe stato “ un grande giorno per l’Iraq”. Questo fu ciò che dichiarò Tony Blair quando Saddam Hussein fu stanato dalla sua tana sottoterra il 13 dicembre 2003. E adesso lo impiccheremo, ed è un altro grande giorno.
Naturalmente non poteva accadere ad uomo migliore. Né a uno peggiore. Non poteva essere un verdetto migliore – né uno più ipocrita. E’ difficile pensare ad un mostro più adatto al patibolo preferibilmente se ucciso dal suo boia, l’ugualmente mostruoso carnefice della prigione di Abu Ghraib, Abu Widad, che preferiva colpire le sue vittime sulla testa con un’accetta prima di impiccarle se osavano contestare il leader del Baath, Partito Socialista iracheno. Ma Abu Widad è stato lui stesso impiccato ad Abu Ghraib nel 1985 dopo aver accettato una mazzetta per mettere a morte un prigioniero a cui era stata sospesa la condanna a morte al posto dell’uomo condannato. Ma non possiamo menzionare Abu Ghraib in questi giorni poiché abbiamo seguito la stessa scia di vergogna di Saddam nella stessa istituzione.
E così impiccando questo spregevole uomo, speriamo – no?- di apparire migliori di lui, di ricordare agli iracheni che la vita è migliore adesso di quanto non fosse sotto Saddam.
E’ così spregevole il disastro infernale che abbiamo inflitto all’Iraq che non si può neanche dire. La vita adesso è peggiore. O piuttosto, la morte si abbatte adesso sugli iracheni ancora di più di quanto non facesse Saddam nei confronti degli sciiti e dei curdi - sì a Fallujah in ogni posto – e anche dei sunniti.
Così non possiamo nemmeno rivendicare una superiorità morale. Perché se l’immoralità e la debolezza di Saddam diventano il metro contro cui tutte le nostre ingiustizie vengono giudicate, che cosa si può dire di noi? Noi solamente abusiamo sessualmente dei prigionieri e ne uccidiamo un paio, ammazziamo alcuni sospettati e compiamo alcuni stupri e invadiamo un paese che costa all’Iraq quasi 600,000 vite (“più o meno” come disse George Bush junior quando fece la figuraccia di dichiararne solo 30,000). Saddam era ancora peggio. Non ci possiamo mettere sulla scia. Non possiamo essere impiccati.
“Allahu Akbar,” gridò l’uomo orrendo – Dio è grande. Non sorprende. Fu lui ad insistere perché queste parole fossero scritte sulla bandiera irachena, la stessa che ora sventola sopra il palazzo del governo che lo ha condannato dopo un processo in cui al principale sterminatore di massa iracheno fu formalmente vietato di descrivere il suo rapporto con Donald Rumsfeld, adesso Segretario della Difesa di George Bush (ora sostituito da Robert Gates, n.d.t.). Ricordate quella stretta di mano? Né, ovviamente, gli è stato permesso di parlare dell’aiuto ricevuto da George Bush Senior , padre dell’attuale Presidente degli Stati Uniti. Stupisce poco, dunque, che i funzionari iracheni siano stati spronati dagli americani per condannare Saddam prima delle elezioni americane di medio termine.
Qualcuno ha detto che il verdetto era stato progettato per aiutare i Repubblicani, Tony Snow, portavoce della Casa Bianca, ha blaterato ieri, che deve essere “una corda fumante”. Bene, Tony, allora dipende da che tipo di corda potrebbe essere.
Snow, dopotutto, ha rivendicato ieri che il verdetto su Saddam – non il processo in sé, si noti prego – è stato scrupoloso e cordiale. I giudici pubblicheranno “tutto ciò che è servito al loro verdetto”.
Non c’è dubbio. Perché qui ci sono alcune cose che Saddam non ha potuto commentare: vendita di sostanze chimiche al suo regime in stile nazista, tanto sfacciato – e così orripilante – che è stato condannato per aver perpetrato un circoscritto massacro di Sciiti piuttosto che per aver fatto morire per esalazioni di gas l’intero popolo curdo su cui George W. Bush e Lord Blair di Kut al- Amara erano ampiamente preparati quando decisero di deporre Saddam nel 2003 –o era il 2002? O il 2001? Alcuni pesticidi usati da Saddam provenivano dalla Germania (naturalmente) Ma il 25 maggio 1994 la Commissione Bancaria americana del Senato, gli Affari Edilizi e Urbanistici, redassero una relazione intitolata “La Guerra Chimica e Biologica negli Stati Uniti – collegato all’Esportazioni Dual-use in Iraq e il loro Possibile Impatto sulla Salute (sic) nella Guerra nel Golfo Persico”.
Si intende la guerra del 1991 che provocò la liberazione del Kuwait, e la relazione informò il Congresso che il governo americano approvò imbarchi di agenti chimici mandati dalle compagnie americane in Iraq nel 1985 o anche prima. Tra questi il Bacillus anthracis, che produce l’antrace;il Clostridium botulinum; l’Histoplasma capsulatum; il Brucella melitensis; il Clostridium perfringens e l’Escherichia coli. La stessa relazione afferma che gli Stati Uniti fornirono a Saddam del “dual use” materiale lecito che serve allo sviluppo dei programmi chimici, biologici e dei sistemi missilistici, inclusi uno stabilimento chimico per produrre agenti per una guerra chimica e disegni tecnici ( spacciati come stabilimenti per la produzione di pesticidi).
Sì, capisco benissimo perché a Saddam non è stato permesso di parlare di tutto ciò.
John Reid, il Segretario degli Interni britannico, ha detto che l’impiccagione di Saddam “è stata una decisione sovrana presa da una nazione sovrana”. Per fortuna che non ha menzionato il valore di £200,000 di tiodiglicolico, uno dei due componenti della mistura di gas che abbiamo importato a Baghdad nel 1988 e altre £50,0000 della stessa vile sostanza l’anno successivo.
Abbiamo anche mandato tionilcloridrico all’Iraq nel 1988 al prezzo di sole £26,0000. Sì riconosco che questi potevano essere usati per fabbricare penne ad inchiostro e tessuti tinti. Ma questo era lo stesso paese – la Gran Bratagna – che avrebbe, otto anni dopo, proibito la vendita del vaccino della difterite per i bambini iracheni sulla base del fatto che potesse essere usato – pensate – per “armi di distruzione di massa”.
Adesso, in teoria, so che i curdi hanno una loro possibilità di processare Saddam, di impiccarlo per le centinaia di curdi uccisi col gas a Halabja.
Certo questo lo terrebbe in vita nei 30 giorni del periodo di revisione della sentenza di morte. Ma oseranno gli americani e i britannici discutere un processo in cui non solo avremmo dovuto descrivere come Saddam avesse ottenuto i suoi sudici gas ma anche il perché la CIA - nelle immediate conseguenze dei crimini di guerra iracheni contro Halabja – dichiarò che i diplomatici americani nel Medio Oriente sostenessero che il gas usato sui curdi fu trovato agli iraniani piuttosto che agli iracheni.
(Saddam continua tuttora ad essere il nostro miglior alleato piuttosto che il nostro preferito criminale di guerra).
Così come noi in occidente abbiamo taciuto quando Saddam massacrò 180,000 curdi durante la grande pulizia etnica del 1987 e del 1988.
E oseremo andare a fondo di questo tradimento degli iracheni che abbiamo amato così tanto da invadere il loro Paese? – allora avremmo dovuto condannare Saddam per aver ucciso infinite migliaia di musulmani Shia, come curdi, dopo che si erano sollevati contro il regime battista ad una nostra specifica richiesta – migliaia che abbiamo tradito due volte lasciandoli combattere da soli le brutali orde di Saddam. “Rivolta” è il modo in cui il falso, “elusivo dossier” di Lord Blair ha descritto queste atrocità nel 2002 – perché, ovviamente, chiamarle “sommosse” (ciò che erano) ci avrebbe esortato a chiederci chi macchinò per provocare questo bagno di sangue.
Risposta: noi.
Io e i miei colleghi abbiamo assistito a quella tragedia. Ho viaggiato sui treni- ospedali che riportavano indietro gli iraniani dal fronte della guerra del 1980-88, le loro ferite provocate dal gas che ribollivano in giganti vesciche sulle loro braccia e sulle loro facce, che facevano crescere piccole vesciche che gorgogliavano sulle loro ferite. I britannici e gli americani non vollero sapere. Ho parlato con le vittime di Halabja. Gli americani non vollero sapere. Il mio collega dell’Associated Press Mohamed Salaam, ha visto giacere morti per il gas a migliaia sul campo di battaglia ad est di Basra. Gli americani e i britannici non se ne sono preoccupati.
Ma adesso stiamo per dare agli iracheni pane e circhi, la finale impiccagione di Saddam, che vortica, vortica lentamente nel vento. Abbiamo vinto.
Abbiamo fatto giustizia sull’uomo il cui paese abbiamo invaso, che abbiamo svuotato e abbiamo messo da parte. No, non c’è pietà per quest’uomo. “Il presidente Saddam Hissein non ha paura di essere giustiziato,” ha detto qualche giorno fa Bouchra Khalil, un avvocato libanese del suo team.
“Non uscirà di prigione per contare i suoi giorni e anni in esilio in Qatar o in qualsiasi altro posto. Uscirà di prigione per andare alla presidenza o alla sua tomba.” Sembra proprio alla sua tomba. Keitel andò lì.
Ceausescu andò lì. Milosevic ha scampato la condanna.
La cosa strana è che l’Iraq adesso è invaso di assassini, colpevoli di stupri e massacri, che tagliano gole e torturano dalla nostra “liberazione” dell’Iraq.
Molti di loro lavorano per il governo iracheno che attualmente sosteniamo, democraticamente eletto, naturalmente. E questi criminali di guerra, in alcuni casi, sono pagati da noi, attraverso i ministri che abbiamo sistemato all’interno di questo governo democratico. E loro non saranno perseguiti. O impiccati. Qual è l’intento del nostro cinismo. E della nostra vergogna. Sono mai state la giustizia e l’ipocrisia tanto oscenamente correlate?
Traduzione di Oriana Cassaro per www.peacelink.it
Link al testo originale:
http://news.independent.co.uk/world/fisk/article1959051.ece
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