La Germania ed il Genocidio Armeno: intervista a Margaret Anderson
La questione della responsabilità tedesca nel Genocidio Armeno è stata oggetto di studio ed approfondimento da parte di numerosi studiosi, negli ultimi decenni. L' Impero Ottomano era uno degli alleati della Germania durante la 1° Guerra Mondiale, quando oltre un milione e mezzo di Armeni vennero sradicati dall' Impero e uccisi nel corso di quella che si rivelò una campagna di sterminio di massa, incoraggiata dallo stato.
Il 15 giugno 2005, il parlamento tedesco ha approvato una mozione in memoria delle "vittime della violenza, degli assassinii e delle espulsioni subite dal popolo armeno prima e durante la Prima Guerra Mondiale". Il Bundestag ha deplorato "le azioni del governo dei Giovani Turchi, nell' ambito dell' Impero Ottomano, che hanno provocato la quasi totale decimazione degli Armeni in Anatolia".
Il Bundestag ha anche ammesso e deplorato "il ruolo ingnominioso sostenuto dal Reich che, nonostante la grande quantità di informazioni sulle espulsioni e sull' annientamento del popolo armeno, non ha in alcun modo tentato di intervenire per mettere fine a quelle atrocità".
In questa intervista alla prof.ssa Margaret Anderson, via telefono da Beirut, discutiamo di argomenti relativi alla Germania ed al Genocidio Armeno.
Margaret Anderson è docente di Storia all' Università della California di Berkley. Si è laureata alla Brown University. Ha compiuto ricerche nei seguenti campi: politica elettorale e cultura politica in Germania - comparata al contesto europeo - democrazia e istituzioni democratiche; religione e politica, religione e società (in particolare il Cattolicesimo nel 19° secolo).
E' l' autrice di "Windthorst: una biografia politica" (Oxford University Press, 1981) e di "Mettere in pratica la democrazia: elezioni e cultura politica nella Germania Imperiale" (Princeton University press, 2000). Ultimamente le sue ricerche sono state imperniate sulla Germania e l' Impero Ottomano durante il Genocidio Armeno.
Khatchig Mouradian: Da cosa è nato il suo interesse per il genocidio Armeno?
Margaret Anderson: Direi che è stato un caso. Dopo aver finito il mio ultimo libro, sentivo il bisogno di fare qualcosa di diverso, di nuovi stimoli. Un collega, che stava facendo degli studi sulla storia italiana di quello stesso periodo, mi ha detto: "Dovresti lavorare sugli Armeni". Gli ho risposto che non ero in grado di lavorare su quel popolo. Non conoscevo nè la lingua armena, nè quella turca. Lui ribattè che conoscevo la lingua tedesca, però, e che c' era un bel po' di lavoro da fare sulla Germania. Aveva ragione. Negli uffici del Ministero degli Esteri tedesco ho trovato ben 56 volumi sulle persecuzioni degli Armeni e molti di più sotto altri titoli, che contengono materiale rilevante riguardo questa storia orribile.
Non avrei mai potuto neanche cominciare questo lavoro senza l' aiuto di un mio collega, Stephane Astourian, specialista in Storia dell' Armenia. Fin da subito mi ha aiutato nell' indirizzarmi verso le giuste fonti armene, spiegandomene la storiografia.
K.M.: Ha dovuto fare ricerche approfondite per trovare questi documenti?
M.A.: Li aveva già usati Vahakn N. Dadrian, in modo rilevante, in "German Responsibility in The Armenian Genocide: A Review of the Historical Evidence of German Complicity" (La responsabilità della Germania nel Genocidio Armeno: evidenza storica della complicità tedesca), 1996, e, ancor prima di lui, molti altri ne avevano fatto uso. Ulrich Trumpener ha scritto un capitolo davvero eccellente nel suo libro del 1968 "La Germania e l' Impero Ottomano: 1914 - 1918". Più di recente, ne "Operation Nemesis: Die Türkei, Deutschland und der Völkermord an den Armeniern (2005) di Rolf Hosfeld; in " Absolute Destruction: Military Culture and the Practices of War in Imperial Germany (Cornell, Ithaca, 2005) di Isabel V. Hull e in " The Great Game of Genocide: Imperialism, Nationalism, and the Destruction of the Armenians" (Oxford, 2005) di Donald Bloxham, sono stati utilizzati questi documenti con ottimi risultati. Per quanto ne so, nessun studioso ha mai pubblicato niente in Turchia sulla base di questa documentazione, anche se, quando sono andata negli archivi del Ministero degli Esteri tedesco, a Berlino, ho potuto constatare che alcuni studiosi turchi li avevano esaminati. Negli archivi tedeschi devi firmare un modulo per richiedere l' accesso a determinati documenti. A volte, quindi, è possibile vedere chi li ha usati prima di te. I documenti del Ministero degli Esteri tedesco pubblicati da Johannes Lepsius nel 1919, con il titolo "Deutchland und Armenien" (La Germania e l' Armenia), insieme ad altre parti del libro che sono state omesse (e che non sono poi così rilevanti come alcuni ricercatori avevano pensato) si possono trovare online, edite da Wolfgang Gust. Gust è stato in grado di fare un' operazione del genere comparando la raccolta di Lepsius con i documenti originali, che si possono trovare sul sito www.armenocide.de.
K.M.: Nel libro "German responsibility in the Armenian Genocide", Dadrian sostiene che Lepsius avrebbe omesso deliberatamente quelle parti.
M.A.: Credo che Gust adesso abbia assunto una posizione più moderata sulla questione. La maggior parte delle frasi e dei passaggi omessi sono assolutamente insignificanti dal punto di vista di chi si pone le domande: "C' è veramente stato un Genocidio Armeno? E chi ne è stato responsabile?" Non incidono in modo significativo nella discussione su cosa sia stato e come abbia avuto luogo il genocidio.
Può darsi che, Lepsius, sempre che sia stato lui il responsabile delle omissioni, in alcuni casi abbia cercato di proteggere la reputazione dei suoi connazionali e della Germania, ma, nella maggior parte dei casi, mi sembra che la sua intenzione fosse soprattutto quella di proteggere gli Armeni. Lo avrebbe fatto (e questo la scuola nazionale degli storici turchi non si lascerà certamente sfuggire l' occasione di sottolinearlo), edulcorando, o, addirittura coprendo, episodi di violenza rivoluzionaria da parte degli Armeni. Lepsius ci presenta un' immagine degli Armeni come di vittime, nella quasi totalità dei casi, un popolo che non aveva la capacità di rispondere ai colpi. Sappiamo che non è vero: gli Armeni hanno risposto colpo su colpo, ogni volta che ne hanno avuto la possibilità. Lepsius, però, era un uomo di chiesa e disapprovava la violenza. Cercava, inoltre, di proteggere gli Armeni da quella che lui sapeva essere la falsa accusa sostenuta dai tedeschi filo-turchi: che gli Armeni fossero dei terroristi, che le "deportazioni" fossero una semplice misura di sicurezza contro i traditori e che il C.U.P. (Comitato per l' Unione ed il Progresso) si limitasse a proteggere lo Stato ottomano.
K.M.: Prima di discutere della Germania e dell' Impero Ottomano nella 2° Guerra Mondiale, potrebbe provare a contestualizzare le relazioni intercorse tra la Germania e l' Impero prima della guerra?
M.A.: Venti anni prima dell' inizio della guerra, ed anche alle soglie della guerra stessa, la Germania non aveva molti interessi nell' Impero Ottomano. Non quanti ne avevano, ad esempio, la Francia e l' Austria. Aveva meno investimenti economici e meno istituzioni culturali, rispetto a questi altri paesi, ma sicuramente sperava di avere un futuro laggiù. Fino alla seconda guerra dei Balcani (1912-13), la Germania aveva lavorato duramente per mantenere in vita l' Impero Ottomano, perchè aveva paura, come la maggior parte delle grandi potenze del resto, che se l' Impero si fosse disintegrato,.un' altra potenza europea avrebbe preso il suo posto, probabilmente la Russia, o forse anche l' Inghilterra o la Francia. C' era la paura che qualunque paese avesse proceduto all' annessione dell' Impero Ottomano, o parti di esso, sarebbe diventato troppo potente, provocando un pericolossissimo disequilibrio all' interno del continente europeo. La Germania in particolare ne avrebbe sofferto, perchè, a differenza degli altri, non aveva alcun punto d' appoggio nel Mediterraneo. Per questo la Germania non voleva la scomparsa dell' Impero Ottomano.
Dopo il 1912, l' Impero cominciò a dare l' impressione di essere davvero sul punto di sgretolarsi, indipendentemente da quello che la Germania o altri paesi europei avrebbero fatto. La sensazione che presto sarebbe stato "messo in liquidazione", come avevano detto al Ministero degli Esteri tedesco, portò la Germania, nel 1913-14, a prendere, piuttosto improvvisamente, la parte degli Armeni, con una determinazione mai mostrata prima di allora. La Germania adesso sosteneva il progetto di riforme nell' Anatolia Orientale, progetto che gli Ottomani furono costretti a firmare nel febbraio 1914 e con il quale si impegnavano a garantire agli Armeni dell' Anatolia Orientale la stessa possibilità di accesso alle cariche pubbliche di cui godeva la popolazione musulmana e, di conseguenza, una sorta di autonomia regionale. Prima di allora la Germania non si era mai dimostrata favorevole alle riforme e si era schierata dalla parte dell' Impero nel rifiutarle in blocco. Nel 1913 e nella prima metà del 1914, però, vedendo vicina la dissoluzione dell' Impero, aveva ritenuto di farsi degli amici tra i probabili 'sopravvissuti'. Questi amici, almeno questo speravano, dovevano essere gli Armeni.
K.M.: Eppure, questo atteggiamento non si materializzò mai in qualcosa di positivo per gli Armeni. Secondo Hilmar Kaiser, dal 1915 al 1916 non esisteva una posizione uniforme nei confronti degli Armeni ottomani.
M.A.: Si, in effetti. Ma nel periodo 1915-16 la Germania era nel bel mezzo di una guerra mondiale, che aveva rimescolato completamente le carte in tavola. E dobbiamo anche ricordare che il governo tedesco non aveva una posizione uniforme su molti argomenti di prima importanza: sul futuro dell' Ucraina, che i Tedeschi avevano occupato nel 1915, e sul futuro del Belgio, che avevano occupato nell' agosto 1914. Non esisteva una posizione uniforme della Germania su nessuna delle questioni centrali relative agli accordi post-bellici. Ci furono, invece, pesantissimi conflitti all' interno dello stesso governo nel corso della 1° Guerra Mondiale, quando gli appartenenti alla Destra (gran parte dell' esercito) ed i moderati (principalmente il Cancelliere, Bethmann Hollweg ed il Ministero degli Esteri), lottavano per il controllo della futura politica. Da questo punto di vista la mancanza di una presa di posizione omogenea sugli Armeni ottomani non deve sorprendere. Detto questo, comunque, credo anche sia vero che le alte sfere del governo tedesco avessero già deciso che il governo ottomano era loro alleato e non avrebbero mai fatto niente che avrebbe potuto mettere a repentaglio questa alleanza.
Nonostante molti tedeschi che vivevano all' interno dello stesso Impero (uomini d' affari, banchieri, ingegneri, diplomatici) contestassero la politica ottomana, quando la questione arrivò nelle sale della più alta autorità berlinese, la posizione del Cancelliere fu chiarissima: qualsiasi cosa facciano i Turchi, sono loro i nostri alleati, non gli Armeni.
K.M.: Allora possiamo affermare che esistesse una politica di negazione dello sterminio degli Armeni.
M.A.: Si e no. Si, venne negato pubblicamente e con la complicità di altri settori della società. Ho approfondito la questione dell' opinione pubblica tedesca, le elites sapevano quello che stava accadendo: docenti di Lingue Orientali, alcuni giornalisti, almeno sei sovrintendenti della Chiesa Protestante (più che altro vescovi), i leader laici del cattolicesimo tedesco (come il capogruppo parlamentare del Partito Centrista, Matthias Erzberger, poi assassinato da fanatici di destra dopo la guerra), il Papa, il capo della Deutsche Bank (come Hilmar Kaiser e Gerald D. Feldman hanno dimostrato) ed altri importanti membri del Reichstag, come ben sapeva il liberale Gustav Stresemann, futuro vincitore del Premio Nobel per la Pace. Stresemann decise di mantenere il silenzio. Una studentessa armena che studiava a Berlino, Elizabeth Khorikian, fece uno studio approfondito su uno dei giornali (di sinistra) più diffusi a Berlino nel 1915, il "Berliner Tageblatt". Questo giornale usciva in almeno tre, quattro diverse edizioni al giorno, per stare alla pari con le ultime notizie dalla guerra. Elizabeth le lesse una ad una e, nell' arco dell' intero anno, trovò solo cinque riferimenti agli Armeni.
C' erano interviste a Talaat Pascià, Enver Pascià e Halil Pascià e due di queste erano interviste messe in circolazione dalle agenzie di stampa turche. Proprio così. I giornali sapevano cosa stava succedendo. Lo sapevano sia la stampa socialdemocratica che quella cristiana. I giornali cristiani ne parlarono di più, sebbene con molta attenzione e con un linguaggio assai cauto. Lepsius concesse un' intervista il 5 ottobre 1915 ad un gruppo di giornalisti, a Berlino, per raccontare quello che era venuto a sapere, in occasione di un viaggio fatto poco prima a Costantinopoli/Istanbul dalla fine di luglio ai primi di agosto. L' editore di un giornale socialista scrisse: "Se qualcunovolesse applicare i concetti europei di morale e politica alle relazioni con la Turchia, si arriverebbe a delle conclusioni completamente distorte." In generale i giornali furono disposti a seguire la linea del "Siamo in guerra e se il governo crede che una particoalre alleanza sia importante per noi, allora ben venga questa alleanza".
K.M. Sta dicendo che non c'era una censura diretta?
M.A.: C' era anche la censura diretta. Quando Lepsius stampò 20.500 copie dei suoi documenti, molti di questi vennero confiscati direttamente dal Generale tedesco incaricato della censura per l' area di Berlino, prima ancora che i Turchi sollevassero qualche protesta. Ma io credo che se la stampa avesse voluto pubblicare la storia , avrebbe potuto farlo. L' autocensura era così forte che il governo non aveva neanche bisogno di intervenire. Non sapremo mai cosa sarebbe successo se la stampa avesse cercato di distribuire il materiale di Lepsius, loro non ci provarono neanche, perchè sapevano che era più importante avere i Turchi dalla loro parte. L' invasione di Gallipoli, da parte degli Alleati, ebbe inizio nel marzo 1915. La difesa di Gallipoli, così si credeva, era assolutamente determinante per la vittoria della Germania, i Tedeschi la consideravano una questione di sopravvivenza. E, ricordiamoci una cosa: 1.303 soldati tedeschi morirono, in media, ogni giorno tra l' agosto 1914 e l' armistizio del novembre 1918. Non c'è da meravigliarsi che i Tedeschi fossero così preoccupati per quello che stava accadendo in Belgio, Francia, Galizia ed il fronte orientale. Non pensavano alla Turchia più di tanto.
Per me, è una ragione di più per vedere Lepsius, con tutti i suoi errori, come un eroe. Lui non si preoccupò solo di quello che era meglio per la Germania. Cinque giorni dopo l' uccisione di suo figlio, sul fronte orientale, arrivò a Costantinopoli ed intervistò, a suo dire, non solo Enver Pascià, ma anche Talaat. Secondo me, nessuno si è preso la briga di studiare abbastanza in profondità il vero mistero del viaggio di Lepsius a Costantinopoli/Istanbul: perchè il Ministero degli Esteri gli dette il permesso di andare? Come è successo che abbia potuto ottenere un' intervista con Enver e, sempre che sia vero, anche con Talaat? Un normale amico degli Armeni ed un normale scrittore e giornalista (non era più pastore, aveva dovuto rinunciare alla carica dal momento in cui aveva rifiutato di cessare le proteste in favore degli Armeni, nel 1896), non avrebbe potuto, in tempo di guerra, parlare con il Ministro della Guerra o con il Ministro degli Interni del suo stesso paese, ancor meno con quelli di un paese straniero. Credo che lui abbia potuto farlo solo perchè il Ministero degli Esteri tedesco aveva fatto pressione sui Turchi affinché lo ricevessero. Perchè, secondo lei, lo avrebbero fatto? Non varrebbe forse la pena fare una domanda del genere?
K.M.: Perchè crede che lo abbiano fatto?
M.A.: Secondo me, l' hanno fatto perchè allora Lepsius aveva fatto credere al Ministero degli Esteri tedesco che gli Armeni erano, in realtà, determinanti sotto l' aspetto militare. Lepsius ha fatto un gioco molto pericoloso: ha cercato di mettere in campo l' importanza militare degli Armeni sul versante russo del confine e poi ha sostenuto che avrebbero dovuto essere arruolati dai poteri centrali (Germania ed Austria), poiché se non si fossero uniti alla causa tedesca (ed è qui che il corollario si faceva pericoloso) durante la guerra avrebbero potuto infliggere gravi perdite alla Germania o alla Turchia. Questa è, ovviamente, la scusa usata dal governo turco per giustificare quello che poi è successo. Io credo invece che Lepsius cercasse di ingigantire deliberatamente il pericolo militare rappresentato dal movimento rivoluzionario armeno, per far sì che la Germania facesse pressione sui Turchi affinchè cessassero le deportazioni ed i massacri. Quando arrivò a Costantinopoli, verso la fine di luglio, o i primi di agosto, 1915, la maggior parte degli Armeni era già stata deportata e, per il governo tedesco, era ormai chiaro che gli Armeni non avessero in realtà niente da offrire alla Germania e che non avevano mai rappresentavano alcuna minaccia per i Turchi.
K.M.: Esistono dei documenti in proposito?
M.A.: A partire dalla fine del maggio 1915, Lepsius cominciò a prendere contatti col Ministero degli Esteri tedesco riguardo ai massacri avvenuti a Van e si offrì come mediatore tra Turchi ed Armeni.
Cercò di impressionare il Ministero degli Esteri sostenendo che gli Armeni avrebbero potuto essere molto importanti per la Germania. "Nessuno può considerare un popolo di quattro milioni di persone un' entità trascurabile", dichiarò. Descrisse gli Armeni come una corda tesa tra la Turchia e la Russia, per metà in ognuno dei due paesi. "Non vedo che vantaggi possiamo avere dal fatto che una metà, quella russa, venga continuamente lusingata e corteggiata, mentre l' altra metà, quella turca, venga solo oppressa." Come nel tiro alla fune, il vantaggio va a chi riesce a tirare tutta la corda dalla propria parte. "E' impossibile spezzare quella corda. Lingua, letteratura, chiesa, tradizioni sono legami inscindibili. Abdul Hamid, con la sua politica di sterminio, è riuscito a rendere quella fune ancora più tesa."
All' inizio del mese di giugno 1915, il sottosegretario di stato del Ministero degli Esteri tedesco, Arthur Zimmermann, pensò che Lepsius avesse ragione e chiese all' ambasciatore tedesco a Costantinopoli, Hans vonWangenheim, di organizzare un' intervista. Wangenheim disse che i Turchi non volevano incontrare Lepsius e gli sconsigliò caldamente di venire in visita nel paese. Il Ministero provò ad insistere, non per particolari motivi umanitari, ma perchè Lepsius era riuscito a convincerli che gli Armeni potessero risultare, in qualche modo, utili per il loro paese. Lepsius, naturalmente, sapeva che stavano subendo persecuzioni, ma se anche fosse riuscito ad andare a Costantinopoli i primi di giugno, probabilmente non sarebbe riuscito a convincere il C.U.P. in ogni caso. Considerato, però, l' appoggio che gli veniva dato dal Ministero degli Esteri, avrebbe potuto far pesare di più l' influenza della Germania sulla politica turca.
Non è da adesso che la Turchia tenta di negare quello che è accaduto. Già da allora il C.U.P. ha cercato di mantenere il più assoluto riserbo sulla faccenda: l' idea era quella di avere sempre la possibilità di negare i fatti. Secondo me, l' arma più efficace contro quello che stava accadendo era la pubblicità ed alla fine il governo turco, e più tardi Lepsius, lo caprono. Il 16 luglio 1915, Henry Morgenthau, ambasciatore degli Stati Uniti a Costantinopoli, scrisse al DIpartimento di Stato americano che "era in atto una campagna di sterminio di massa", eppure, raccomandava di non dare atto a proteste, perchè, secondo lui, non avrebbero fatto altro che peggiorare la situazione. Morgnenthau è un eroe tra gli armeno-americani (vedere, per esempio, il libro di Peter Balakian "Black dog of fate"), non solo per l' energia profusa a favore degli Armeni, durante la sua permanenza in Turchia, ma anche, probabilmente, perchè alla fine della guerra aveva scritto una biografia nella quale rappresentava sè stesso buono e coraggioso mentre il resto del personale dell' ambasciata tedesca vi faceva una pessima figura. Non posso dire che Morgenthau non abbia aiutato in qualche modo gli Armeni, passò sicuramente a Lepsius molte informazioni. Ma lui era anche e soprattutto un dipendente del governo americano (proprio come i diplomatici tedeschi erano anche e soprattutto dipendenti del loro governo). Dopo aver lasciato Costantinopoli, verso la fine dell' inverno del 1916, Morgenthau partecipò anche ad incontri pubblici insieme all' ambasciatore turco negli USA. Questo fece infuriare un giornale armeno pubblicato negli Stati Uniti. I sostenitori degli Armeni, in America, non riuscivano a capire come potesse Morgenthau degnarsi di salire sullo stesso palco insieme ad un rappresentante del governo assassino della Turchia. Non potevano concepire che Morgenthau portesse fare una cosa del genere. Lui lo aveva fatto perchè era un ambasciatore degli Stati Uniti e gli Stati Uniti erano una potenza neutrale interessata a mantenere buoni rapporti con la Turchia. Nell' estate del 1915, lui riferì quanto sapeva al governo americano e privatamente fece del suo meglio per aiutare gli Armeni (come fecero immediatamente anche i consoli tedeschi). Morgenthau, però, allo stesso tempo, disse anche al suo governo che le proteste non avrebbero fatto altro che peggiorare la situazione e suggerì di informare di questo particolare anche i gruppi missionari.
K.M.: Per quale motivo lo avrebbe fatto?
M.A.: Non dobbiamo dimenticare che nel 1896, quando venne fatta pressione su Abdul Hamid, lui rispose con il massacro degli Armeni ad Istanbul/Costantinopoli. La gente come Morgenthau non riteneva che i Turchi fossero persone civili e forse ne aveva motivo. Non voglio dire che non ci fossero Turchi civilizzati nell' Impero Ottomano, ma i Turchi ed i Curdi avevano fatto cose talmente orribili nel periodo intorno al 1890, che molti non credevano che l' Impero Ottomano potesse reagire positivamente a pressioni esercitate sull' opinione pubblica da parte dell' Europa o dell' America. Morgenthau era uno di questi. Il prendere atto che anche uomini come lui avevano convinzioni del genere, serve a dare, se non altro, un po' di credito e rispettabilità a tutti gli altri, come il Papa, che invece credevano, forse erroneamente, che si potesse ottenere di più lavorando dietro le scene e cercando di usare con i Turchi l' arma della persuasione.
K.M.: Ma il governo tedesco non poteva in alcun modo intervenire per mettere fine al genocidio ed alle deportazioni?
M.A.: I soldati tedeschi dell' Impero Ottomano non facevano parte dell' esercito tedesco, ma erano tutti sotto il comando degli Ottomani. Erano tra i peggiori, come l' assistente Capo di Stato Maggiore del Generale turco, il col. Bronsart von Schellendorf. Non esisteva alcuna scappatoia legale tramite la quale la Germania avrebbe potuto ordinare ai suoi di intervenire. Quello che invece il governo tedesco avrebbe potuto fare, era ordinare loro di lasciare l' esercito ottomano e tornarsene a casa. A volte mi sento chiedere: "Perchè il governo tedesco non ha minacciato di tagliare i rifornimenti agli Ottomani?" Questa è una buona domanda. Me lo domandavo anche io prima di leggere le interviste a Zimmermann del 1915 (interviste che, tra l' altro, niente avevano a che fare con gli Armeni), che rivelavano la sua costante preoccupazione perchè la Germania non riusciva a far arrivare rifornimenti alla Turchia. Solo verso la fine del gennaio 1916, dopo la conquista della Serbia, i treni tedeschi riuscirono finalmente ad arrivare ad Istanbul. Prima di allora non erano riusciti a spedire nessun tipo di merce in Turchia (a parte i soldi, che in quel caso, però, erano inutili), per cui non c'era alcun rifornimento da tagliare nel 1915. O, almeno, così ha detto Zimmermann.
K.M.: Cosa può dirmi della ferrovia di Bagdad?
M.A.: Ho potuto vedere dei documenti, trovati negli archivi della Compagnia, che dimostrerebbero che loro sapevano quanto stava accadendo. Alcuni rappresentati locali cercarono, infatti, come ha detto anche Kaiser, di nascondere gli Armeni, di proteggerli. Protestarono e denunciarono i fatti agli uffici centrali. Però, il Ten.Col. Böttrich, funzionario tedesco delegato come intermediario tra l' esercito tedesco e la Compagnia ferroviaria di Bagdad, passando sopra il personale della Compagnia, firmò di propria mano un ordine di deportazione per alcuni operai armeni. Con questo non voglio dire che non ci fossero Tedeschi in Turchia che avessero adottato apertamente la posizione del C.U.P.
K.M.: Da quello che ho potuto vedere leggendo i documenti, non mi è sembrato che ci fosse una politica concordata e forse è per questo motivo che sono stati assunti comportamenti molto diversi.
M.A.: Non ho approfondito come avrei voluto il comportamento militare dei Tedeschi, la maggior parte degli archivi dell' esercito sono stati distrutti dai bombardamenti nella 2° Guerra Mondiale, così non avremo mai la stessa certezza che abbiamo invece basandoci sui documenti diplomatici. Ci sono stati comunque almeno due ufficiali tedeschi che si sono comportati diversamente dagli altri. Il maresciallo Liman von Sanders salvò gli Armeni a Edirne ed Izmir. E' vero che non c'erano molti Armeni in quelle città, ed è vero che proprio per questo erano meno importanti per il C.U.P. degli Armeni di Van o di Urfa. Da questo punto di vista, Liman probabilmente dovette affrontare una minore resistenza, da parte delle autorità ottomane, di quella che avrebbe incontrato se avesse cercato di fare la stessa cosa in Anatolia Orientale. Di resistenza ne trovò, comunque, e si rifiutò tenacemente di dare il permesso per la deportazione. Liman, comunque, era il tipo di persona che non piaceva a nessuno ed a cui nessuno piaceva, perciò è abbastanza prevedibile che avrebbe fatto esattamente l' opposto di quello che gli altri si aspettavano da lui. Se tutte le autorità e tutti i funzionari diplomatici tedeschi si fossero comportati come Liman, le conseguenze sarebbero state disastrose per le relazioni tra gli Ottomani e la Germania. D' altra parte, l' Impero Ottomano era a quel punto talmente coinvolto nella guerra e si era già guadagnato così tanti nemici negli stati della Triplice Intesa, impegnati a conquistare territori a sue spese, che dovremmo chiederci. "Sarebbe davvero convenuto agli Ottomani rinunciare all' alleanza con Germania ed Austria?" Probabilmente no, ma se i Turchi avessero stipulato una pace separata cone le forze dell' Intesa, gli avrebbero lasciato più mano libera con gli Armeni.
L' altro ufficiale tedesco che si comportò in modo diverso fu il colonnello (in seguito generale) Kress von Kressenstein, Capo di Stato Maggiore di Jemal Pasha. Pare certo che il col. avesse convinto Jemal a non deportare 400 orfani armeni.
Nel territorio russo occupato dalla Germania, l' esercito tedesco impedì la messa in atto di pogrom contro gli Ebrei da parte delle popolazioni locali (Ucraini e Russi, per esempio), incitate dagli eserciti zaristi in ritirata. In tutto il territorio europeo, nel corso della 1° guerra Mondiale, si era assistito a simili manifestazioni di fanatismo ed intolleranza nei confronti di minoranze etniche, in particolare nell' Europa orientale, sempre incoraggiate dall' esercito zarista. In alcuni casi erano state proprio le minoranze tedesche ad esserne il bersaglio, in altri le popolazioni ucraine, polacche o dell' area del Baltico. Ma quasi sempre l' obbiettivo erano gli Ebrei. L' esercito tedesco, ovunque fosse, li aveva sempre protetti, perchè questi erano gli ordini da Berlino, e stavano occupando territori che avevano loro stessi conquistato. Ma Berlino non poteva dare ordini ad ufficiali tedeschi che erano alle dipendenze dell' esercito ottomano.
K.M.: Dadrian sostiene che questi ufficiali tedeschi fossero stati sviati da informazioni ricevute da subordinati turchi. Ritiene che una cosa del genere sia potuta accadere frequentemente?
M.A.: In certi casi, può essere. E' interessante il fatto che a Wolffskeel von Reichenberg, un maggiore dell' esercito, di stanza a Marash, fosse stato detto che gli Armeni stavano massacrando i Turchi. Lui era là, sapeva che la storia non era vera e la mise a tacere in seguito, però, sotto il comando del pascià Fakhri, conquistò Zeitun, gli Armeni di Urfa e partecipò alla vicenda del Moussa Dagh, perciò non credo che la migliore spiegazione del loro comportamento sia che avevano ricevuto false informazioni, piuttosto che si erano invece adattati ed avevano cominciato a vedere le cose dal punto di vista delle persone per le quali lavoravano.
K.M.: Il termine "complicità" è, secondo lei, appropriato per descrivere il coinvolgimento tedesco nel Genocidio Armeno?
M.A.: Secondo me dà un' impressione sbagliata. Credo che gli storici tedeschi siano stati i più severi nel giudicare il loro paese, (ma anche Dadrian lo giudica severamente), in particolare Tessa Hoffmann e Wolfgang Gust, oltre allo storico svizzero Cristoph Dinkel. Loro hanno rappresentato questi tedeschi come antesignani del nazismo. Questo può essere vero nel caso di alcuni ufficiali, ma credo che i tedeschi, in generale, abbiano fatto la stessa cosa che altri popoli di altri paesi hanno fatto tante volte: agire nel modo più opportuno per quello che credono sia il bene della loro nazione.
Ad esempio, gli Ebrei in Inghilterra furono sconvolti dal trattamento ricevuto dagli Ebrei in Russia prima della guerra, quindi svilupparono lo stesso sentimento che gli amici degli Armeni, in Germania, provavano nei confronti della Turchia e non volevano che l' Inghilterra fosse alleata della Russia. Furono assolutamente contrari all' entrata della Russia nell' Intesa, nel 1907 (prima della Triplice intesa, formata, appunto, da Inghilterra, Francia e, poi, Russia, esisteva la cosiddetta "Entente cordiale", intesa cordiale, alla quale appartenevano solamente Inghilterra e Francia, ndt). Poi scoppiò la guerra e l' Inghilterra si alleò con la Russia, nonostante l' esercito russo avesse "evacuato" (ma si può leggere "deportato") tre milioni di Ebrei. Di solito non li massacravano, ma li costringevano all' evacuazione per "motivi di sicurezza" e come azione punitiva, dopo averli accusati di collaborazionismo con la Germania. In molti casi gli evacuati persero tutto quello che avevano: casa, mobili, occupazione, tutto, e gli eserciti zaristi erano spesso complici dei pogroms, che a volte ne risultavano come conseguenza. In Inghilterra gli Ebrei protestavano ed a loro veniva permesso di farlo. E questa era una differenza. Ma le loro proteste contro il modo in cui venivano trattati gli Ebrei in Russia, influenzarono in qualche misura la politica del governo britannico? No. Infatti l' ambasciatore inglese a San Pietroburgo, Sir George Buchanan, rispose al suo governo con una lettera in cui scriveva: "Non può esistere il minimo dubbio che un numero molto rilevante di Ebrei in Germania abbiano agito da spie durante la campagna in Polonia". Il che viene a dire che lui credeva e propagandava come buone tutte le bugie che l' esercito russo raccontava sugli Ebrei. Bene, devo dire che i diplomatici tedeschi nell' Impero Ottomano erano più onesti ed obiettivi di così. Esaminarono con attenzione le accuse mosse dal C.U.P. contro gli Armeni. Erano convinti che la maggior parte degli Armeni fosse innocente delle accuse loro rivolte, che non si fossero comportati da traditori e informarono il loro governo delle loro convinzioni. Credo che il termine "complicità" dia un' idea sbagliata di quello che è stato il comportamento delgi ufficiali tedeschi. Con questo non voglio dire che i Tedeschi fossero "buoni", ma che si sono comportati come gli ufficiali di qualsiasi altro paese in quella situazione.
K.M.: Cosa ne pensa del concetto secondo il quale il Genocidio Armeno sarebbe stato il precursore dell' Olocausto e che alcuni ufficiali dell' esercito ottomano sarebbero poi diventati ufficiali nazisti di alto livello?
M.A.: Sicuramente ci sono stati casi del genere, ma il fatto che alcuni nazisti avessero vissuto in Turchia per un periodo di tempo non dovrebbe sorprendere, se si considera che c' era una guerra in atto e l' importanza strategica di Costantinopoli e dell' Impero Ottomano in generale, al tempo. Molte di quelle stesse persone avevano vissuto anche in Belgio e Francia. Uno dei peggiori, riguardo all' indisponibilità ad aiutare gli Armeni, fu Constantin von Neurath, incaricato d' affari presso l' ambasciata tedesca di Costantinopoli e, in seguito, primo Ministro degli Esteri sotto Hitler, nonostante non appartenesse al Partito Nazista. Nell' autunno del 1915, scrisse a Berlino che sperava gli amici degli Armeni in Germania, (La Società Germano - Armena, fondata da Lepsius), venissero messi a tacere, pur ammettendo che il governo tedesco non poteva in realtà metterli al muro. Lui pensava che i soldi che raccoglievano per aiutare gli Armeni sarebbero stati spesi meglio per aiutare i Tedeschi. Era effettivamente un tipo abbastanza spietato.
Comunque, non posso fare a meno di sottolineare anche l' ironia di alcuni fatti. Max Erwin von Scheubner-Richter era un ufficiale dell' esercito bavarese e vice console ad Erzerum. Era stato inviato in missione nell' Anatolia Orientale, per organizzare i guerriglieri musulmani nelle retrovie russe, mentre, sostengono in molti, i Russi stavano, a loro volta, organizzando guerriglieri armeni. Quando arrivò a destinazione, il console di Erzerum era stato appena catturato dai Russi, così Scheubner-Richter fu nominato vice console in sua sostituzione. Quest' uomo denunciò costantemente al proprio governo il modo in cui venivano trattati gli Armeni e con grande coraggio fece arrivare le sue proteste anche al governo ottomano. Venne duramente censurato dal suo governo, che aveva giudicato 'poco diplomatico' il suo comportamento nei confronti del govenro turco. Scheubner-Richter pagò di tasca propria il sostentamento di alcuni rifugiati armeni, di passaggio da Erzerum. Fino a qui, un vero eroe. Dopo la guerra, però, diventò nazista e, nel 1923, fu ucciso da un colpo d' arma da fuoco a Monaco, mentre marciava accanto a Hitler nel "Beer Hall Putsch" ( tentativo, poi fallito, di colpo di stato organizzato da Adolf Hitler tra l'8 novembre ed il 9 novembre del 1923, ndt.). A quel tempo era il braccio destro del fhurer, riguardo alle finanze del partito. In alcune lettere risalenti a quel periodo, Hitler parla di lui come del suo "delegato". In un certo senso fu un tramite tra il nascente movimento nazista, gli interessi dell' esercito e il mondo degli affari.
La figura peggiore, in Germania, sempre relativamente agli Armeni, fu Ernst Jackh, un giornalista con credenziali accademiche. Fondatore della lobby "Unione Germano - Turca", si dichiarava vicino a Enver Pascià. Le sue attività belliche si limitarono per lo più alla propaganda, ma si impegnò profusamente per la costante diffusione di messaggi pro -Turchia tra il popolo tedesco. Era, in pratica, alle dipendenze del governo turco, infiltrato nella "Società Germano - Armena" con il solo scopo di spiarli. Jackh si interessò anche a Lepsius e ne denunciò le attività al suo governo, sempre cercando di distorcere le informazioni in chiave pro-turca. Finita la guerra, divenne portavoce, in Germania, del movimento della Lega delle Nazioni. Nel 1933 lasciò il suo paese e partì per New York. Divenne docente alla Columbia University, oltre che convinto democratico e liberale.. A dir la verità era sempre stato liberale. Non credo, perciò, che si possa tracciare una linea di divisione ben definita tra i fautori della 1° Guerra Mondiale e quelli che poi sono entrati a far parte del regime nazista.
K.M.: E che linea possiamo tracciare tra il genocidio Armeno e la responsabilità della Germania?
M.A.: A quel proposito credo che il collegamento abbia un nome: "pulizia etnica". Il C.U.P. è stato fortemente influenzato dal nazionalismo integralista e, come ha dimostrato Sukru Hanioglu (docente di Storia Ottomana alla Princeton University, ndt), dal darwinismo sociale e dal pensiero razzista europeo, visti come fondamenti di un potente stato-nazione.
Gli intellettuali tedeschi hanno contribuito in maniera determinante a queste correnti di pensiero ed i successi riscossi dalla Germania sembravano dimostrare la verità di questo assunto: più la nazione è omogenea, più lo stato è potente.
K.M. Anche il maresciallo Colmar von der Goltz aveva proposto qualcosa di simile alla pulizia etnica.
M.A.: L' ho sentito dire, ma non ne ho vista alcuna prova. Dicono la stessa cosa del pubblicista Paul Rohrbach, del che dubito molto, almeno, del significato che è stato attribuito alla sua dichiarazione. Rohrbach era sicuramente un tedesco nazionalista ed imperialista, come erano la maggiore parte delle persone istruite di quei tempi, anche se lui era fautore del concetto di "imperialismo pacifico": diffondere la cultura tedesca e le sue "idee" tramite sostegno allo sviluppo, scuole e scambi culturali. In realtà era amico degli Armeni e membro del consiglio d' amministrazione della D.A.G. (La Società Germano - Armena). Dicono che Rohrbach pensasse di togliere di mezzo gli Armeni dal percorso della futura ferrovia di Berlino-Baghdad, e di soppiantarli con i tedeschi, ma non credo sia vero. Quando Rohrbach venne a sapere delle deportazioni ne fu devastato e rassegnò le dimissioni dall' Unione Germano - Turca di Jackh. Riguardo a von det Goltz, non saprei, vorrei vedere delle prove inconfutabili.
La continuità tra i due regimi, il C.U.P. ed il Nazismo, sta nel loro comune proposito di creare uno stato etnicamente omogeneo. I Giovani Turchi presero quell' ispirazione dall' Europa, ma i Nazisti sono stati i primi a cercare con tenacia e determinazione di trasformarla in realtà. Penso che quelli del C.U.P. fossero come i Nazisti, ma non credo che fossero così a causa di quei Tedeschi alleati della Turchia nella 1° Guerra Mondiale, quelli checheavrebbero poi cercato di fare un secondo tentativo, da soli. Sukru Hanioglu, di Princeton, ha dimostrato nei suoi due libri sul C.U.P., che questi avevano adottato i princìpi fondanti del darwinismo sociale, ben prima del 190'8.
Piuttosto, ambedue i movimenti "bevevano dalla stessa fonte" del nazionalismo integralista. Credo che il C.U.P. fosse la versione turca di quelli che poi sarebbero stati chiamati "fascisti".
Un mio collega che insegna Storia della Turchia negli Stati Uniti (tralascio il nome perchè altrimenti non credo potrebbe tornare a far visita alla sua famiglia nel suo paese) mi ha detto di non avere dubbi sul fatto che si trattasse di genocidio. Secondo lui, l' unico interrogativo è fino a che punto si è spinta la responsabilità del C.U.P. Quante persone furono coinvolte nella decisione? Perchè in effetti si trattava di una dittatura. Una differenza interessante tra il genocidio organizzato dal C.U.P. e quello messo in atto dai Nazisti è che nel Terzo Reich, quando gli Ebrei venivano uccisi, nessun ufficiale ha mai protestato. Mai! In Turchia molti 'valis' (prefetti) ed ufficiali di rango medio-basso dell' esercito ottomano, fecero, invece, sentire le loro proteste. E ne pagarono il prezzo. In Turchia anche alcuni Curdi, Arabi e perfino Musulmani, criticarono quella decisione e si dettero da fare apertamente per mettere in salvo molti Armeni. In Germania, quei pochi tedeschi che riuscirono ad aiutare gli Ebrei, non lo fecero apertamente. A parte la ribellione delle mogli cristiane, contro la deportazione dei loro mariti, alla stazione ferroviaria Rosenstrasse, a Berlino. Ma quella fu un' eccezione. Forse questa differenza con la Turchia è dovuta al fatto che la Germania fosse un paese altamente "organizzato", in cui era molto più difficile tenere dei comportamenti contrari alla politica ufficiale, di quanto lo fosse in Turchia. O, almeno, così molti pensano.
K.M.: Cosa ne dice della Germania di oggi? Secondo lei ha la responsabilità morale di riconoscere il Genocidio?
M.A.: Sicuramente! E lo stesso vale per la Turchia. Comunque, i Turchi sono stati educati ad una visione unilaterale della storia. Se qualche straniero dice loro che devono cambiare il loro punto di vista storico, può anche darsi che lo sottoscrivano (se quello dovesse essere il prezzo per entrare nella Comunità Europea, ad esempio) ma nessuno potrà costringerli a crederci. La mia speranza è sapere che nella Turchia di adesso ci sono storici che conoscono la verità e non osano, per ora, raccontarla apertamente. Ma le cose stanno cambiando. La società turca sta diventando sempre più democratica, l' esercito sta riscuotendo sempre meno consensi. Dovrà esserci più liberta di discussione in Turchia. E credo che gli storici turchi, se vorranno risultare credibili anche fuori dai loro confini, dovranno saper guardare in faccia la realtà dei fatti, così come lo stiamo facendo noi.
Khatchig Mouradian è uno scrittore, giornalista, traduttore libanese-armeno. E' editore del quotidiano 'Aztag', di Beirut. Il suo indirizzo email è: khatchigm@gmail.com
Tradotto da Patrizia Messinese per www.peacelink.it
Il testo e' liberamente utilizzabile a scopi non commerciali citando la
fonte (Associazione PeaceLink) e l'autore.
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