La guerra al terrore? Solo un gioco di menzogne e tradimenti...
Nasce cosi` "The War on Terror -- the Board Game"[1]. Andy Tompkins, co-autore del gioco insieme a Andrew Sheerin, racconta che in tre anni ci sono state almeno settanta versioni. Subito dopo aver avuto l'idea, i due, sviluppatori web, han deciso di muoversi nella direzione del gioco di societa` e non del videogioco. "Primo, ci vogliono investimenti enormi per produrre un videogioco, secondo, il nostro intento non era meramente satirico. Un videogioco viene normalmente giocato da una unica persona, e quando si e` piu` di uno i contatti sono virtuali. Noi volevamo qualcosa che potesse far pensare la gente --giocando. Non c'e` bianco e nero, buoni e cattivi. Si inizia tutti come imperi [del bene...] e durante il gioco si puo` passare dalla parte dell'asse del male o diventare un terrorista. C'e` menzogna, tradimento, si possono inviare messaggi segreti... Speriamo che giocando la gente si renda conto di come l'altra parte, quella che fa la guerra vera, giochi. Attorno un tavolo e interagendo con gli altri".
Le reazioni sui giornali sono tra le piu` varie. Il background dei due autori non lascia dubbi sull'intento critico del gioco --sono entrambi Indymedia-attivisti e hanno lavorato alla versione britannica del sito-- ma e` proprio la "critica nei confronti dei nostri ragazzi che sono in Iraq a rischiare la vita" che accende gli animi dei giornalisti del Sun e del Daily Mail (definibili, con tipico understatment britannico, giornali conservatori): un gioco malato, insensibile, pericoloso, dannoso, offensivo independentemente dalla parte della barricata in cui ci si trova, interviste a sopravvissuti all'attacco a Londra del 7 luglio 2005, un gioco che "incoraggia un atteggiamento sbagliato nei confronti del terrorismo, qualcosa che non possiamo permetterci". E cosi` via. In un paese in cui la legge sul terrorismo[2] rende illegale glorificare o giustificare il terrorismo, un gioco del genere e` veramente pericoloso. Fanno notare i due autori: "giustificare non significa difendere; vuol dire ragionare e cercare la causa di qualcosa. Meno critico Gulf News (Dubai) e decisamente divertito Forbes, lo stesso che stila le classifiche dei personaggi piu` ricchi dell'anno.
Al di la` della critica, della satira, i due si sono divertiti a costruire il gioco, e hanno lavorato seriamente su qualcosa in cui credevano. Hanno messo su una piccola societa`, han cercato di distribuire il loro prodotto in grandi magazzini, presentarlo a fiere --per vedersi sbattere sempre la porta in faccia. Eppure non si puo` parlare certo di fallimento, dal punto di vista imprenditoriale: 1800 versioni vendute in 26 paesi in poco piu` di un mese attraverso il loro sito Internet. Una copia sola e` stata venduta in Italia, dove si aspetta l'uscita del gioco di societa` "Il magnate".
[2] Terrorism Bill http://www.publications.parliament.uk/pa/cm200506/cmbills/055/06055.i-iii.html
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