La Commissione delle Nazioni Unite critica le azioni di Israele in Libano
Un gruppo di investigatori delle Nazioni Unite è giunto alla conclusione
che nel corso della guerra contro Hezbollah della scorsa estate Israele ha
fatto chiaramente uso di “una forza eccessiva, indiscriminata e
sproporzionata” contro i civili libanesi, che nel complesso ha costituito
una “flagrante violazione” delle leggi internazionali.
“Nel complesso, gli attacchi deliberati e letali” da parte delle forze
militari israeliane contro civili e infrastrutture “si sono tradotti in una
punizione collettiva”, scrivono in una bozza di relazione pubblicata oggi
gli investigatori nominati dal Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni
Unite.
Gli investigatori si sono concentrati in particolare sull’uso da parte di
Israele di grandi quantità di bombe a grappolo, affermando che il 90
percento di queste sono state sganciate negli ultimi tre giorni di guerra.
Le bombe a grappolo non sono vietate in caso di guerra, ma il loro impiego
è al centro di una grande controversia per il fatto che esse diffondono
molte piccole bombe che esplodono in una vasta area e possono colpire
obiettivi non prestabiliti. Inoltre alcuni di questi piccoli ordigni non
esplodono quando colpiscono il suolo, diventando a tutti gli effetti delle
mine che possono essere fatte esplodere involontariamente da civili molto
tempo dopo la fine dei combattimenti.
“Il loro uso è stato eccessivo e non giustificato da alcuna ragione di
necessità militare”, scrivono gli investigatori. La loro conclusione è che
“queste armi sono state utilizzate deliberatamente per trasformare grandi
aree di terra fertile destinate all’agricoltura in zone impraticabili per
la popolazione civile”.
Lo sgancio di bombe a grappolo si è inoltre “tradotto in una distribuzione
di fatto di mine antiuomo su vasti tratti del territorio libanese”.
Lo scorso lunedì il capo di stato maggiore israeliano, generale Dan Halutz,
ha ordinato un’inchiesta per stabilire se le forze armate hanno seguito i
suoi ordini in merito all’utilizzo di bombe a grappolo.
Lunedì il generale Halutz ha fatto visita a una base dell’esercito e ha
annunciato alla radio dell’esercito che “Una delle cose sulle quali è
necessario indagare è il modo in cui gli ordini sono stati dati ed eseguiti”.
Egli ha affermato quanto segue: “Gli ordini sono stati espliciti? Ne sono
convinto. Ora tutto ciò che dobbiamo fare è vedere se se ci sono state o
meno deviazioni rispetto alle regole d’uso comunemente accettate”.
Il generale non ha specificato quali ordini avesse dato in materia di
munizioni a grappolo, e non era chiaro se egli le avesse vietate o se
avesse stabilito alcune limitazioni al loro impiego. Il generale Halutz, il
Primo Ministro Ehud Olmert e il Ministro della Difesa Amir Peretz hanno
dovuto affrontare una critica diffusa riguardo la guerra, che nell’opinione
di molti israeliani è stata gestita con scarsa competenza. Qualcuno ha
richiesto le dimissioni del generale Halutz, ma egli ha risposto che non ha
intenzione di lasciare l’incarico.
I militari hanno detto che la guida delle indagini sarà affidata al
generale di divisione Gershon Hacohen.
Il governo libanese e alcune organizzazioni umanitarie stanno setacciando
la campagna libanese alla ricerca di ordigni inesplosi e affermano di
averne già trovati migliaia in centinaia di dislocazioni diverse. I
funzionari libanesi affermano che dall’inizio della guerra la popolazione
civile va incontro costantemente a ferimenti e morti causate
dall’esplosione di queste piccole bombe. Il centro di coordinamento della
United Nations Mine Action ha stimato che Israele ha sparato una quantità
pari a quattro milioni di sottomunizioni a grappolo, altro nome delle
piccole bombe, e che quasi un milione non è esplosa. Israele ha sparato
molte delle munizioni con il proprio Multiple Launch Rocket System (sistema
di lancio a più missili), in grado di lanciare fino a dodici missili al minuto.
In una dichiarazione le forze armate israeliane hanno affermato che le
munizioni a grappolo usate in Libano erano indirizzate solo verso
“obiettivi militari legittimi” e che dopo la fine delle ostilità Israele ha
fornito alle forze delle Nazioni Unite delle mappe che aiutassero a
individuare gli ordigni inesplosi.
Israele riceve le munizioni a grappolo dagli Stati Uniti da molti anni e ne
produce in proprio. In agosto il Dipartimento di Stato ha iniziato a
indagare sulla possibilità che Israele abbia usato le bombe a grappolo in
Libano in violazione di accordi segreti che ponevano delle limitazioni al
loro impiego.
La relazione pubblicata oggi dagli investigatori delle Nazioni Unite non ha
esaminato le questioni relative ai 4.000 missili lanciati da Hezbollah su
Israele nel corso delle ostilità tra il 12 luglio e il 14 agosto. Un
rapporto di Amnesty International di settembre ha calcolato che questi
attacchi missilistici hanno ucciso 43 civili israeliani, tra cui 7 bambini,
oltre a 12 militari. I funzionari israeliani sostengono che alcuni missili
lanciati da Hezbollah trasportavano munizioni a grappolo.
Gli investigatori delle Nazioni Unite hanno considerato le azioni di
Hezbollah in Libano e hanno affermato di avere “qualche prova” dell’uso di
città e villaggi come “scudi” da parte dei miliziani sciiti. Essi però
hanno affermato che ciò è accaduto quando la maggior parte della
popolazione civile aveva lasciato l’area e che non c’era alcuna prova
dell’uso di “scudi umani”.
Essi hanno affermato inoltre di non aver trovato alcuna giustificazione per
quelli che dicono essere 30 attacchi da parte delle forze israeliani contro
le postazioni della forza di pace delle Nazioni Uniti, uno dei quali ha
causato la morte di quattro caschi blu.
Il rapporto citava cifre fornite dal governo libanese che affermano che il
conflitto ha causato la morte di 1.191 persone, con 4.409 feriti e oltre
900.000 persone, circa un quarto della popolazione del paese, sfollati
dalle loro abitazioni. Esso afferma che gli attacchi alle infrastrutture
del paese, compresi quelli all’agricoltura e al turismo, avrebbero
richiesto anni per la ricostruzione, anche con l’aiuto internazionale.
Gli investigatori affermano che Israele ha giustificato gli attacchi alle
infrastruttura sostenendo che i siti sarebbero potuti essere utilizzati da
Hezbollah, ma aggiungono che la motivazione non è ragionevolmente
applicabile all’ampia gamma di obiettivi colpiti. Essi affermano di essere
“convinti che i danni inflitti ad alcune infrastrutture siano dovuti al
puro piacere della distruzione”.
http://wpop12.libero.it/cgi-bin/vlink.cgi?Id=73Q6btWV9ny21dmkEFwgJDV5%2B8/sCtv4QHdJtzrOkaEMD3XpsbHf5ILZkcv50pVD&Link=http%3A//www.nytimes.com/2006/11/21/world/middleeast/22rightscnd.html%3F_r%3D1%26oref%3Dslogin
Tradotto da Gassia Manoukian per www.peacelink.it
Il testo è liberamente utilizzabile, per scopi non commerciali, citando la fonte, l'autore e il traduttore.
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