Conflitti

Iraq, contro gli Usa un milione di sciiti

A quattro anni dalla caduta di Baghdad il coprifuoco zittisce la capitale e anche gli Usa ammettono la crisi. Piazze piene invece nella città santa sciita, bandiere americane a terra per poterle calpestare
10 aprile 2007
Michele Giorgio
Fonte: Il Manifesto (http://www.ilmanifesto.it)

Strade deserte, negozi chiusi, nessun quotidiano nelle edicole. Era questa ieri Baghdad nell'anniversario dell'abbattimento della statua di Saddam Hussein che simbolicamente segnò la caduta del regime del presidente iracheno, impiccato dal governo filo-Usa lo scorso dicembre. Un clima frutto soprattutto del coprifuoco imposto dalle autorità per 24 ore. L'Iraq di oggi è ben diverso da quello di quattro anni fa quando gli sciiti scesero in strada a festeggiare la fine di Saddam e non si opposero all'occupazione anglo-americana del paese. Ad ammettere il fallimento americano durante una conferenza stampa a Baghdad è stato ieri anche il portavoce militare Usa, il contrammiraglio Mark Fox il quale, commentando l'anniversario, ha affermato che gli ultimi quattro anni sono stati contrassegnati da forti delusioni. «Dal 2003 a oggi in Iraq sono stati registrati sostanziali progressi - ha detto - bisogna però riconoscere che questi quattro anni sono stati anche deludenti, frustranti e sempre più pericolosi per numerose zone del paese».
Negli ultimi due giorni centinaia di migliaia, forse un milione, di iracheni sciiti, al grido di «abbasso Bush e l'America» hanno marciato da Kufa a Najaf, rispondendo all'appello di Moqtada Sadr a protestare contro «l'occupante americano». I manifestanti, di cui alcuni hanno percorso più di 400 chilometri, si sono radunati a Kufa, da dove si sono messi in marcia per raggiungere la vicina città santa di Najaf, a una quindicina di chilometri di distanza e a 160 chilometri a sud di Baghdad. Una marea umana con migliaia di bandiere irachene. In alcune località bandiere americane e israeliane sono state dipinte sulla strada affinché fossero calpestate dalla folla. «Questa gente è venuta per manifestare il suo rifiuto dell'occupante e a chiedere che se ne vada», ha commentato il deputato sadrista Falah Hassan Chansil. «Dopo quattro anni di occupazione, l'Iraq ha versato solo il suo sangue ma non ha avuto in cambio nessun servizio pubblico né acqua», ha aggiunto il suo collega, Nasser al-Roubaie. «Non diciamo che c'è una sovranita' parziale, diciamo che non c'e' nessuna sovranità», ha aggiunto.
Queste parole e la manifestazione oceanica a Najaf rappresentano un altro duro colpo per il governo di Nuri Al-Maliki (il premier ieri era a Tokio in visita ufficiale) che deve la sua sopravvivenza al sostegno americano e che continua a fare fatica a tenere nella coalizione il partito di Moqtada Sadr che conta 32 deputati sui 275 del parlamento iracheno e sei ministri nel governo di unione nazionale. Proprio l'assenza di Moqtada al Sadr a Najaf, che non è stato visto in pubblico da diversi mesi, è stata una delle grandi incognite della manifestazione di ieri. Secondo alcune fonti avrebbe trovato rifugio in Iran ma il suo partito e Teheran smentiscono.
In un volantino a firma di Sadr distribuito alla folla, il leader sciita ha esortato le forze irachene a cessare la collaborazione con gli occupanti americani e ha incoraggiato i suoi seguaci a concentrare i loro attacchi sulle truppe statunitensi, evitando di colpire i «figli dell'Iraq». «Voi, forze di polizia e dell'esercito iracheni, non marciate al fianco degli occupanti perché sono il vostro arci-nemico», ha scritto al Sadr. «Dio vi ha ordinato di essere pazienti di fronte al nemico e di unire gli sforzi contro di esso e non contro i figli dell'Iraq», ha aggiunto, in evidente riferimento ai recenti combattimenti fra i suoi miliziani dell'Esercito del Mahdi e le truppe irachene a Diwaniyah, a sud di Baghdad dove oltre 60 combattenti sciiti sono stati uccisi o catturati da venerdì scorso. Morto anche un soldato Usa. I miliziani del Mahdi nell'agosto 2004 scesero in strada a Najaf per combattere contro le truppe americane, dando vita ad una rivolta storica. Dal lancio del piano di sicurezza di Baghdad, a metà febbraio, gli uomini di Sadr invece sono quasi scomparsi dalle strade della capitale, in particolare dal quartiere di Sadr City, la loro roccaforte, in attesa di «tempi migliori».
Intanto ieri un gruppo armato sunnita, l'Esercito dei Mujaheddin, ha rivendicato l'uccisione dei quattro militari britannici e del loro interprete avvenuto il 5 aprile a Bassora. A Mosul dopo che colpi d'arma da fuoco erano stati sparati in aria in una festa di matrimonio, un soldato americano ha aperto il fuoco contro gli invitati alle nozze, provocando il ferimento di 6 persone, tra cui due bambini. Le autorità doganali irachene hanno sequestrato 12 tir carichi di gas cloro provenienti dalla Giordania su ordine del governo. Un autocarro carico di cloro, esploso la settimana scorsa a Fallujah, ha ucciso 35 persone e provocato l'avvelenamento di circa 350 civili.

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