Conflitti

Guerra

E il Montenegro diventa una base

Accordo fatto Il patto permette alle truppe Usa di stabilirsi nel paese in permanenza. Come avere una portaerei sempre al largo di Bari
4 maggio 2007
Tommaso Di Francesco
Fonte: Il Manifesto (http://www.ilmanifesto.it)

«Questo accordo sullo status delle forze, che il presidente Vujanovic e io firmiamo, stabilisce una base perché personale militare degli Stati uniti operi in Montenegro per attività reciprocamente concordate»: con queste parole la segretaria di stato Condoleezza Rice ha annunciato, il 1° maggio a Washington, la firma del trattato militare che permette agli Stati uniti di «dislocare forze militari in Montenegro» definito dalla Rice «amico e partner». Sicuro di sé il presidente montenegrino Pilip Vujanovic: «Ora il Montenegro si sente sicuro». Davvero un accordo «bilaterale», tra l'unica superpotenza rimasta sulla terra e uno staterello balcanico di 14mila km2 (meno della Puglia), indipendente a tutti i costi da pochi mesi - adesso si capisce anche perché -, con 650mila abitanti (un sesto di quella pugliese) e che non ha ancora nemmeno una legge di difesa che istituisca un esercito e che quindi non ha nemmeno un soldato.
L'accordo - spiega il comunicato del Pentagono - «definisce lo status legale dei militari statunitensi e delle loro proprietà» nel territorio del Montenegro, delineando «i diritti e le responsabilità tra gli Usa e il governo ospite riguardo la giurisdizione criminale e civile». Prima di dislocare forze militari in Montenegro, Washington si è dunque assicurata l'impunità per qualsiasi atto compiano i militari statunitensi in territorio montenegrino.
Non hanno dunque perso tempo a Washington: nemmeno un anno dopo che il Montenegro ha fatto secessione dalla Serbia dichiarando l'indipendenza il 3 giugno 2006, esso diviene base militare statunitense. Così gli Usa hanno contribuito a demolire ciò che restava della Federazione jugoslava e a trarne immediato, quanto bipartisan, vantaggio. L'indipendenza è stata fortemente voluta prima dall'Amministrazione Clinton attraverso l'allora segretario di stato Madeleine Albright, poi nell'agosto 2006 sono state stabilite le relazioni displomatiche e, in settembre, l'allora segretario alla difesa Donald Rumsfeld ha effettuato una visita in Montenegro preparando il terreno all'odierno accordo militare.
Basta guardare la carta geografica. Il Montenegro è una postazione decisiva per proiettare forze militari sia verso est che verso sud con gli aeroporti internazionali di Podgorica e Tivt. Il porto di Bar, già in parte sede della Marina jugoslava, ora può essere trasformato in base delle forze navali Usa, e anche in scalo per i sottomarini nucleari americani una volta che avranno lasciato la base italiana de La Maddalena. Un'immensa portaerei Usa nel Mediterraneo. Anzi nell'Adriatico. Perché, se qualcuno si chiede ancora che fine abbiano fatto i Balcani e l'irrisolto status del Kosovo, sospeso dopo il fallimento in sede Onu del cosiddetto piano Ahtisaari che concede l'indipendenza etnica alla provincia, adesso trova una spiegazione. Dopo le basi in Bosnia e l'immenso complesso militare di Camp Bondsteel in Kosovo, gli Stati uniti con questo nuovo accordo si avviano a controllare tutto il sud-est europeo. Con un occhio al sistema di «scudo» anti-missili Usa in Europa, dopo la Repubblica ceca e la Polonia: il Montenegro per la sua posizione geografica, è particolarmente adatto per l'installazione sia di radar che di missili intercettori rivolti verso il Medio Oriente e il Nord Africa.
Una sola domanda. Le nostre istituzioni, in primis il governo ma anche la Regione Puglia, impegnate a legittimare la credibilità democratica e la vocazione pacifica del nuovo stato montenegrino indipendente - il cui premier Milo Djukanovic è sempre inquisito per mafia e contrabbando dalle procure italiane -, davvero non hanno nulla da dire?

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